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21 luglio 2014

Le voglie del soldato.
di Maria G. Di Rienzo

Nella notte fra il 14 e il 15 luglio scorsi, due giovani militari statunitensi in servizio a Vicenza decidono di prendersi un po’ di svago dal duro dovere di salvaguardare in armi la libertà e la democrazia. E’ umano, siamo d’accordo. Così, trovano una prostituta rumena (24 anni, incinta di sei mesi) per passare una serata in allegria. In allegria, si intende, dal loro punto di vista: perciò la sequestrano, la riempiono di botte, la stuprano e la rapinano non solo della borsa, ma anche della biancheria intima. Terminata la ricreazione, abbandonano la donna seminuda e sanguinante in mezzo alla campagna: costei è attualmente ricoverata in ospedale, e rischia di abortire.

I due baluardi della civiltà occidentale sono legalmente a piede libero: nessuna misura cautelare è stata emessa nonostante uno dei due, di ventuno anni, nel novembre scorso sia stato denunciato da una ragazza vicentina di diciassette anni per sequestro di persona e violenza sessuale aggravata. Pare che essere pescato per la seconda volta con le mani – insanguinate – nel sacco lo abbia depresso parecchio; in questo momento è ricoverato in ospedale pure lui, con tanto di piantone.

I vertici locali dell’esercito Usa hanno risposto alla situazione con grande responsabilità e rispetto per le vittime, come fanno sempre, e cioè proponendo di spostare la coppia di guerrieri bisognosi di divertimento in Germania: dopotutto donne da stuprare e pestare come bistecche ce ne sono anche là. Il pm ha espresso parere negativo alla proposta, ma non sono tanto sicura che servirà a qualcosa.

Ignoro i particolari in questo caso, tuttavia in una miriade di paesi in cui hanno basi militari gli statunitensi hanno anche accordi particolari sullo status giuridico dei loro soldati – che spesso non possono essere processati dalle magistrature locali, qualsiasi sia il reato che hanno commesso.

Potremmo dover andare davanti alle caserme con il rifacimento di un vecchio slogan: Yankees don’t go home – fino alla sentenza, beninteso.

 


* Maria G. Di Rienzo, femminista, giornalista, formatrice e regista teatrale, è autrice del blog http://lunanuvola.wordpress.com dove è stato pubblicato questo articolo.

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