Fonte: www.informationclearinghouse.info

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01 aprile 2015

 

Chi decide del futuro dell'Africa?

di Colin Todhunter

Traduzioni di Guendalina Anzolin

 

A Londra, ricchi uomini decidono ancora il futuro dell’Africa

 

Alcuni tra i 600 milioni donati per gentile concessione dai contribuenti nel Regno Unito stanno aiutando i grandi business ad accrescere i loro profitti in Africa attraverso la Nuova Alleanza per la sicurezza sul cibo e la Nutrizione. In cambio di ricevere aiuti finanziari e investimenti corporativi, i paesi africani devono cambiare le loro leggi, rendendo più semplice l’acquisto di terre da parte delle corporazioni, il controllo dei fornitori di semi e la produzione dedicata all’export. 

 

L’anno scorso, il direttore del Global Justice Now Nick Dearden affermò:

 

“È scandaloso che, nel Regno Unito, il denaro destinato agli aiuti umanitari sia usato da grandi uomini d’affari per spartirsi l’Africa sulla base dei loro interessi. Questo è esattamente l’opposto di ciò di cui si ha bisogno, vale a dire un supporto ai piccoli contadini, a una più giusta distribuzione della terra e delle risorse per dare ai paesi africani più controllo sui loro sistemi legati al cibo. L’Africa può produrre cibo a sufficienza per sfamare il suo popolo. Il problema è che il nostro sistema alimentare è tarato sui gusti lussuosi dei più ricchi, non sui bisogni della gente comune. Il governo britannico sta usando gli aiuti economici per rendere la situazione ancora più grave”. 

 

Etiopia, Ghana, Tanzania, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mozambico, Nigeria, Benin, Malawi e Senegal sono tutti paesi coinvolti nella New Alliance (Nuova Alleanza). 

 

In un articolo del The Guardian di gennaio 2015, Dearden continua dicendo che, una volta, il termine sviluppo era legato a un processo di rottura con lo sfruttamento coloniale e con il trasferimento di potere sulle risorse dal “primo” al “terzo” mondo, includendo una lotta rivoluzionaria sulle risorse del pianeta.

 

Tuttavia, l’attuale modello si basa sul presupposto che i paesi in via di sviluppo abbiano bisogno di adottare politiche neoliberali e che i soldi pubblici nella veste di aiuti umanitari facilitino la questione. La nozione di “sviluppo” è stata dirottata dalle ricche corporazioni e il concetto di povertà è stato spoliticizzato e separato dalle relazioni di potere a questo strutturalmente intrinseche.  

 

Per vedere tutto ciò in azione, dobbiamo guardare non più in là di una conferenza che si è tenuta lunedì 23 marzo a Londra, organizzata dalla fondazione Bill & Melinda Gates e dall’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti. Questo riservatissimo solo-su-invito meeting, con donatori e grandi compagnie di semi, ha discusso una strategia per rendere più facile per le compagnie la vendita autorizzata di semi in Africa e quindi aumentare il controllo corporativo sugli stessi. 

 

I contadini da generazioni raccolgono e si scambiano i semi tra loro. Questo li ha portati a un certo livello d’indipendenza e ha permesso loro di innovarsi, mantenere la biodiversità, far adattare i semi alle condizioni climatiche e respingere le malattie delle piante. Le grandi compagnie di sementi con l’aiuto della fondazione Gates, del governo americano e di altri donatori stanno oggi discutendo nuove vie per aumentare la loro penetrazione nel mercato dei semi sbaragliando i sistemi già in uso da parte dei contadini.

 

I semi ibridi venduti dalla corporazione spesso producono un raccolto maggiore appena sono piantati, ma già la seconda generazione di semi produce raccolti scarsi e coltivazioni dalle caratteristiche incontrollabili, rendendoli non adatti alla conservazione e all’immagazzinamento. Come dice giustamente Heidi Chow dal Global justice Now, invece di conservare semi dai propri raccolti i contadini che usano semi ibridi diventano completamente dipendenti dalle compagnie di semi, di fertilizzanti e pesticidi; il tutto può dar luogo (com’è già accaduto) a una crisi agraria incentrata sul debito, il disastro ambientale e problemi di salute.

 

La conferenza di Londra è stata organizzata per condividere i risultati di un report effettuato dalla Monitor Deloitte sullo sviluppo commerciale del settore dei semi nell’Africa sub-sahariana. Il report dichiara che in quei paesi in cui i contadini stanno utilizzando i loro sistemi per conservare semi, le NGO e i donatori finanziari dovrebbero incoraggiare i governi a introdurre diritti di proprietà intellettuale per gli agricoltori di semi e aiutare a persuadere i contadini a comprare semi commerciali e autorizzati piuttosto che affidarsi alle loro varietà tradizionali. Il report suggerisce inoltre che i governi rimuovano le norme affinché il settore dei semi si apra al mercato globale.

 

La lista degli ospiti comprende corporazioni, agenzie di sviluppo, donatori, tra cui Syngenta, la Banca Mondiale e la fondazione Gates. La dice lunga il fatto che non sia stata invitata nessuna organizzazione di contadini. I contadini sono stati imbavagliati dallo spirito d’imprenditoria per centinaia di anni. Loro sono “scienziati, innovatori, rappresentanti delle risorse naturali, esperti di conservazione di semi e di ibridazione” che sono stati progressivamente ridotti a diventare recipienti di dosi tecniche e consumatori di prodotti velenosi di un’agricoltura sempre più votata all’industria. Dunque chi meglio di loro per discutere i diritti che attengono all’agricoltura?

 

Ma l’intero punto di una conferenza come questa è che l’Occidente considera l’agricoltura africana come un’opportunità di business, pur sempre permeata dal suono delle parole “nutrire l’Africa” o “tirar fuori milioni di persone dalla povertà”. L’eredità lasciata dall’Occidente in Africa (e altrove) è quella di metterne dentro a milioni nella povertà. Applicare riforme strutturali per dare beneficio al grande business agricolo e alla sua insostenibile e tossica immissione di OGM/materie petrolchimiche, rappresenta una continuazione di come il neocolonialismo abbia saccheggiato l’Africa. Gli Stati Uniti per decadi hanno utilizzato l’agricoltura e in un ruolo chiave della politica estera per assicurarsi l’egemonia globale. 

 

Phil Bereano, attivista per la sovranità alimentare con AGRA e professore emerito all’Università di Washington dice:

 

“Questa è un’estensione di quello che la Fondazione Gates ha fatto per molti anni; ovvero lavorare con il governo americano e i giganti del business agricolo, come Monsanto, per convertire le ricchezze intrinseche dell’Africa in un affare per imprenditori estranei. Melinda e Bill non hanno forse realizzato che questo colonialismo non va più di moda? È tempo di supportare l’autoaffermazione dei contadini africani". 

 

Boreano ha inoltre mostrato come le corporazioni occidentali intendano solamente raccogliere gli aspetti più proficui della catena di produzione alimentare e lasciare al settore pubblico africano il costo delle fasi non remunrative che portano a un profitto solamente per gli anelli più avanti della catena. 

 

I giganti dell’agritech con i loro semi autorizzati e i loro relativi imput chimici stanno portando a un allontanamento dall’agricoltura diversificata che possa garantire una produzione alimentare locale equilibrata, la protezione dei mezzi di sostentamento della popolazione e la sostenibilità agricola. L’agricoltura africana è stata messa nelle mani dell’agritech per interessi privati dietro al finto pretesto di aiutare i poveri. La fondazione Gates possiede un numero considerevole di azioni della Monsanto.  Con l’attivo sostegno della Monsanto, rapporti del Dipartimento degli Stati Uniti e della fondazione Gates con USAID, i contadini africani si trovano di fronte una forza potentissima.

 

Ricerche dopo ricerche suggeriscono che il supporto all’agricoltura tradizionale, all’agro ecologia e alle economie locali è urgentemente richiesto, specialmente nel sud del mondo. Invece, i governi occidentali stanno supportando le potenti corporazioni con i soldi dei contribuenti che attraverso la WTO, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale elargiscono prestiti blindati, per la coltivazione di monocolture da esportazione con l'utilizzo  dei semi delle corporazioni, per la ristrutturazione delle economie, per la loro apertura alle follie della speculazione di terra e materie prime e a un sistema di commercio globalizzato manipolato a favore dell’occidente.

 

In questa nuova visione di Africa, quei contadini che dovrebbero avere il ruolo fondamentale in tutta questa storia, sono visti solamente come consumatori passivi delle aziende di semi e dei loro obiettivi. Il futuro dell’Africa è, ancora una volta, deciso da ricchi uomini d'affari a Londra.


 

Colin Todhunter

 

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41338.htm

 

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