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22 settembre 2015

 

L’esercito entra nella capitale tra la folla in festa

di Umberto Mazzantini

 

La rivoluzione della generation Sankara che fa paura ai governi africani

 

Dopo giorni tesissimi di disubbidienza civile, manifestazioni imponenti in tutto il Paese e scontri con morti e feriti, sembra all’epilogo il tentato golpe in Burkina Faso: l’esercito lealista ha prima circondato la capitale Ouagadougou e poi è entrato in città accompagnato da un corteo di motorini, biciclette e gente in festa, per sedare il golpe della Guardia presidenziale ed esigere che il Régiment de sécurité présidentielle (RSP) deponga le armi e restituisca il potere al governo di transizione.

L’esercito si è quindi nuovamente schierato con il popolo e ieri sera si è mosso per sloggiare i golpisti ai quali ha imposto di deporre le armi, garantendo che niente sarà fatto contro di loro ed i loro parenti, ma l’esercito sta anche facendo di tutto per evitare scontri con l’RSP, anche se nella notte a Ouagadougou sono stati sentiti scambi di colpi di armi da fuoco.

Però la RSP del generale Gilbert Diendéré, che il 17 settembre (il giorno in cui dovevano essere resi noti i risultati dell’inchiesta sull’omicidio di Thomas Sankara) credeva di aver conquistato il potere, non  vuole lasciare la presa e Diendéré  dice addirittura di essere in trattativa con l’esercito perché faccia partire dalla capitale le unità arrivate dalle altre province del Burkina Faso per soffocare il golpe.

L’offensiva dell’esercito avviene non a caso dopo che, attraverso la mediazione de la Communauté économique des États d’Afrique de l’Ouest (Cedeao), era stato raggiunto un accordo che prevedeva l’impunità per i golpisti e la possibilità che esponenti della vecchia dittatura si potessero candidare alle prossime elezioni di novembre. Un accordo respinto dalla popolazione indignata e che però dovrebbe essere esaminato oggi in Nigeria da un summit  straordinario della Cedeao. La gente del Burkina Faso risponde chiedendo la corte marziale per Diendéré

Anche se dicono di essere pronti a difendersi ad ogno costo, i golpisti sembrano davvero alle corde: la resa sembrava vicina già ieri sera, quando i golpisti avevano liberato il presidente delle istituzioni di transizione, Michel Kafando, che è stato accolto dall’ambasciatore francese Gilles Thibault nella sua residenza. Stamattina hanno liberato il primo ministro del governo di transizione, Isaac Zida, che ha potuto lasciare il palazzo presidenziale di Ouagadougou dove era stato sequestrato. Un atto presentato da Diendéré come la dimostrazione di voler placare gli spiriti e l’impegno a «Ridare il potere alle autorità civili della transizione» non appena sottoscritto un accordo definitivo con  la Cedeao. Ma in realtà i golpisti avrebbero rilasciato Zida  dopo aver negoziato con rappresentanti dell’esercito e, più che dettare condizoni, starebbero cercando di salvare la pelle e temono di finire nelle mani della popolazione.

Gen Diendere, l’uomo accusato di essere l’esecutore dell’omicidio di Thomas Sankara, il fondatore del Burkina Faso, il Che Guevara africano al quale si ispirano i giovani che hanno abbattuto la trentennale dittatura di Blaise Compaore, sembra essere stato messo all’angolo dalla pressione internazionale e nazionale e già ieri  per le strade di Ouagadougou si celebrava la sua sconfitta. Ma se Diendere, anche se  si è detto «Pronto a cedere», vuole farlo alle sue condizioni, che sono poi quelle concordate con una imprudente Cedeao che ha paura che la rivoluzione burkinabè contamini gli ossificati e corrotti regimi autoritari della regione. Il sankarismo, il socialismo comunitario all’africana, sembra essere diventata l’unica vera alternativa all’estremismo islamista ed alla corruzione dei governi amici dell’Occidente, che svendono le risorse naturali, il petrolio, l’uranio e i minerali in cambio del potere. E’ questo cambiamento messo in marcia in uno dei Paesi più poveri del mondo che voleva impedire il golpe della guardia presidenziale, ancora fedele a  Compaore, è di questo che hanno paura i capi di Stato e di governo della Cedeao e probabilmente molte cancellerie occidentali, compreso il governo italiano, che di Compaore e della sua banda di assassini, golpisti e cleptomani erano molto amici.

Ma come dicono i giovani e le donne del Burkina Faso, la generation Sankara:  La Patrie ou la morte, nous vaincrons! Avec le Peuple, Victorie! Pour le peuple et rien que pour le peuple

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