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mag 19th, 2015

 

Per l’Unicef sono 13.000 i bambini rapiti, violentati ed arruolati come soldati

di Giacomo Dolzani

 

Dal Sud Sudan i responsabili locali dell’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza a minori e madri vittime di guerre e crisi umanitarie, hanno lanciato l’ennesimo allarme sulle condizioni dei bambini, coinvolti negli scontri tra le forze governative di Juba e gli uomini dei diversi gruppi ribelli, attivi in tutto il territorio del paese africano.

Oltre all’arruolamento come soldati infatti, spesso i minori e le donne con loro, quando le truppe di una fazione invadono il villaggio in cui vivono, vengono rapiti, sottoposti a violenze sessuali da parte dei soldati e ridotti in schiavitù.

Secondo l’Unicef i minori coinvolti nel conflitto sarebbero oltre 13.000, e le violenze non arriverebbero solo da ribelli e guerriglieri di formazioni paramilitari, ma anche dallo stesso Esercito di Liberazione del popolo Sudsudanese (Spla), ossia le truppe governative che, secondo alcune testimonianze raccolte dal personale Onu sul posto, avrebbero raso al suolo interi villaggi, rubando il bestiame e portando con loro centinaia di donne e bambini.

Nonostante il Governo di Juba si stia prodigando, almeno secondo quanto raccontato sui siti istituzionali, per l’assistenza alle vittime del conflitto, istituendo commissioni ed organismi appositi, il suo esercito continua a commettere atrocità di ogni tipo nei confronti dei civili, le quali rimangono generalmente impunite; per un’armata i cui soldati sono sottopagati e costretti a vivere in condizioni al limite della sopportazione, stupri e saccheggi rappresentano infatti una sorta di rituale e, soprattutto, di “pagamento”, prassi che gli ufficiali non hanno alcun interesse a contrastare, in quanto contribuisce anche ad evitare il rischio di diserzioni, già peraltro numerose.

Sin dalla sua indipendenza da Khartoum, sancita tramite un referendum il 9 luglio 2011, il paese non ha mai conosciuto la pace; dopo il fallito colpo di stato ai danni di Kiir, condotto nella notte del 15 dicembre 2013 dalle truppe fedeli a Machar, in tutto il territorio nazionale ha infuriato un conflitto che si è trasformato ora in uno scontro tra le etnie del presidente e del generale ribelle, rispettivamente i Dinka ed i Nuer.

Prima la crisi petrolifera con il vicino Sudan poi la guerra civile hanno messo in ginocchio l’economia di uno dei paesi più fragili al mondo, le cui entrate si basano per il 98% sulla vendita del petrolio estratto dai pozzi nel nord, portando carestie ed epidemie che hanno causato al morte di decine di migliaia di persone.

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