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16 gennaio 2015

Mauritania: arrestati attivisti anti schiavitù

Nel paese dell’Africa dell’ovest la schiavitù è ancora una realtà tangibile, che si inserisce in una società profondamente discriminante. Qui gli attivisti hanno vita dura e spesso vengono perseguitati dal governo.

Brahim Bilal, Djiby Sow e Biram Ould Dah Ould Abeid sono stati arrestati ieri 15 gennaio dal Tribunale di Rosso, nel sud della Mauritania, per aver partecipato ad una manifestazione contro la schiavitù non autorizzata l’11 novembre scorso e per aderire ad un’organizzazione non riconosciuta dal governo nazionale.

Gruppi di manifestanti si sono scontrati con la polizia dopo che i tre attivisti sono stati condannati a due anni di prigione. E almeno quattro persone sono rimaste ferite dopo che la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.

Decine di sostenitori degli arrestati hanno preso d’assalto il Palazzo di giustizia e circondato l’ufficio del pubblico ministero della capitale, Nouakchott, mentre altri, secondo l’agenzia di stampa Al-Akhbar, prendevano a sassate le finestre del furgone della polizia che trasportavano i tre.

Amnesty International ha condannato l’uso di gas lacrimogeni e manganelli da parte della polizia. “Stiamo andando a fare appello,” Brahim Ould Ebetty, avvocato della difesa, ha detto all’agenzia di stampa AFP in risposta al verdetto di colpevolezza.

Secondo Amnesty gli attivisti sono stati arrestati mentre cercavano di far capire ai propri connazionali i diritti alla terra in  Africa occidentale, dove i discendenti di schiavi sono spesso costretti a rinunciare a una parte dei loro raccolti per donarli ai maitres- i padroni- tradizionali.

Gaetan Mootoo, un ricercatore di Amnesty in Africa dell’ovest, ha denunciato questa azione: ” L’intensificarsi del giro di vite contro gli attivisti anti schiavitù in Mauritania non ha alcuna giustificazione legale ed è sintomatico della mancanza di rispetto per i diritti umani del governo”

Legge sulla schiavitù 

Il paese è stato l’ultimo al mondo ad abolire la schiavitù nel 1981, ma è solo dal 2007 che la sua pratica viene considerata un reato punibile fino a 10 anni di carcere.

Ma il fatto è che in Mauritania la discriminazione razziale è molto diffusa. L’élite del paese è composta dagli arabi berberi, che vivono in condizioni molto agiate e normalmente hanno alle dipendenze gli haratin, gli appartenenti alla maggioranza nera, che svolgono funzioni propriamente schiaviste.

Gli attivisti per i diritti umani nel paese sono sempre sotto minaccia costante. Lo stesso Biram Ould Dah Ould Abeid, tra gli arrestati di ieri, fondatore dell’Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista, vincitore anche del premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 2013, è stato perseguitato più e più volte. Aveva per questo pensato di candidarsi alle presidenziali del paese previste a giugno, ma la condanna di ieri glielo impedirà.

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