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Martedì 30 giugno 2015

 

L’ombra dello stato islamico su Khartoum

di Bianca Saini

 

Alcuni episodi recenti avvenuti in Sudan fanno pensare che gli ideali estremisti professati dal sedicente Stato islamico si stiano diffondendo nel paese. L'appoggio di alcuni imam radicali e il reclutamento di giovani studenti sono i primi sintomi.

 

Nei giorni scorsi il Niss (National Intelligence and Security Services) ha rilasciato a Khartoum Mohamed Ali al-Gizouli, imam radicale, tra i leader della moschea El Jereif, frequentata anche dal presidente Omar al Bashir, e coordinatore del gruppo islamista One Nation Movement.

Al-Gizouli era stato imprigionato 8 mesi fa per il suo aperto appoggio al sedicente Stato islamico (Is) e ci ha tenuto a comunicare immediatamente, attraverso la sua pagina Facebook, che le sue opinioni non sono cambiate: «Sono stato onorato da Dio quando sono stato arrestato 240 giorni fa per le mie prese di posizione che chiamano alla resistenza all’intervento americano nella nostra regione islamica. Queste posizioni non sono cambiate, così come il mio pensiero». E ancora: «Non ho paura di essere assassinato o rapito, dal momento che sono già un martire, se Dio vuole. Sono in attesa della loro esecuzione (da parte degli americani)».

El Gizouli, dice il sito di Radio Dabanga, è un economista che ha lavorato in numerose posizioni governative, tra le altre il dipartimento per la diffusione dell’Islam nella televisione governativa, Sudan Tv. Ha anche insegnato all’Università Islamica di Omdurman e all’Università internazionale africana per gli studenti musulmani in Africa. Inoltre era il supervisore di una Ong di riferimento per gli studenti stranieri che seguono gli studi islamici in Sudan e segretario generale dell’United Muslim Council.

I legami tra l’Is e il Sudan erano diventati evidenti in marzo, quando un gruppo di studenti di medicina di un’università privata, di proprietà del Ministro della sanità dello stato di Khartoum, Mamoon Humaida, erano partiti per la Turchia, con l’obiettivo di fornire il loro contributo come medici alle truppe del califfato in Siria. L’episodio aveva fatto scalpore nel paese perché si trattava di ragazzi della buona borghesia sudanese, parecchi provenienti dalla Gran Bretagna e mandati dalla famiglia a finire gli studi in un contesto islamico. Allora alcune delle organizzazioni islamiste di riferimento per gli studenti erano state chiuse.

Ma il provvedimento non deve essere stato sufficiente, dal momento che un secondo gruppo di almeno diciotto studenti, tra cui almeno tre ragazze, proveniente dalla stessa università, è partito per la Siria venerdì scorso, dice il Sudan Tribune che riprende una conferenza stampa tenuta da Ahmed Babiker, rettore per gli affari degli studenti della stessa università. Pochi avrebbero il passaporto sudanese; parecchi avrebbero passaporto inglese, canadese o americano. Tra di loro ci sarebbe anche la figlia del portavoce del Ministro degli esteri, Ali al-Sadig. Babiker ha accusato «reti jihadsite operanti al di fuori dell’università» per l’arruolamento degli studenti.

L’importanza del proselitismo dell’Is nel paese è dimostrata anche dallo smantellamento di una cellula, composta da tre persone provenienti dal Medio Oriente e da un eritreo, che si rifaceva al progetto del califfato a Port Sudan. I quattro sarebbero stati arrestati il 10 giugno scorso.

Intanto il portavoce dell’isis ha reso noto il nome del primo combattente sudanese caduto nella sua roccaforte di al-Riqa; il suo pseudonimo è Abu al-Fida al-Sudani.

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