Messaggio preparato per il convegno di Milano del 26 giugno: Nutrire il Pianeta o le multinazionali?


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2 luglio 2015

 

L’umanità è in pericolo

di Joao Pedro Stedile

Militante del Movimento Sem Terra -MST in Brasile e di Via Campesina Internazionale

 

Durante il periodo della Guerra Fredda, tra gli anni 1945-1990, i giornali annunciavano ogni giorno che l’umanità si trovava di fronte al pericolo di una guerra nucleare, che avrebbe distrutto il nostro pianeta. Per fortuna questo non è avvenuto. Tuttavia, ora, ci troviamo di fronte ad un pericolo simile, che non arriverà dalle bombe o dalle guerre, con la loro stupida distruzione. Ora siamo di fronte a una distruzione lenta, graduale, ma permanente, dei nostri popoli. Una distruzione prodotta dall’uso di veleni agricoli e dal controllo che le multinanzionali hanno degli alimenti di tutta l’umanità.

Con l’egemonia del neoliberismo e del capitale finanziario, negli ultimi venti anni, l’economia mondiale è stata dominata dal capitalismo e controllata da non più di cinquecento imprese transnazionali. Queste detengono il 58 per cento di tutta la ricchezza, ma danno lavoro solo all’8 per cento della popolazione. E questa forza egemonica controlla anche l’agricoltura e la produzione alimentare. Meno di cinquanta imprese controllano in tutto il mondo la produzione di veleni agricoli, la costruzione di macchine agricole, controllano l’agroindustria e il commercio degli alimenti. Ci hanno imposto una matrice tecnologica basata sui semi geneticamente modificati, sulla meccanizzazione su larga scala e l’uso intensivo di veleni.

Espellono manodopera dalle campagne, che va a gonfiare le città e a migrare verso altri paesi. Le imprese multinazionali di Expo Milano sono quelle che producono Lampedusa! Questo modello dell’agrobusiness è anti-sociale, è insostenibile a medio termine sotto l’aspetto economico ed ecologico.

Perché è un modello che distrugge la natura ed esclude le persone dal loro sviluppo. Come diciamo in Via Campesina è una agricoltura senza agricoltori! E questo non ha futuro. Le conseguenze sono lì davanti ai nostri occhi, denunciate anche da papa Francesco, nella sua enciclica (leggi anche Il Cantico che non c’era di Paolo Cacciari) e nelle sue dichiarazioni.

Questo modello distrugge la biodiversità, perché i pesticidi uccidono ogni essere che vive in quello spazio, siano essi piante, batteri o animali. Contaminano l’aria e l’acqua. E i loro residui vanno negli alimenti, che, consumati quotidianamente, si trasformano in malattie di ogni genere, e in particolare generano cancro, perché distruggono le cellule del corpo umano.

Qui in Brasile, dopo aver implementato questo modello, sono state espulse quattro milioni di famiglie contadine. E il paese è diventato il più grande consumatore al mondo di veleni agricoli. E ogni anno, ci sono 500.000 nuovi casi di cancro tra la popolazione, come ha denunciato l’Istituto nazionale del cancro, del ministero della salute. Questo è il costo che il popolo paga, per permettere che alcune aziende facciano soldi esportando soia, cellulosa, etanolo e carne di manzo.

Ma al capitale non interessa la vita umana, lo stare bene, l’equilibrio della natura. Al capitale interessa solo il profitto, l’accumulazione di ricchezza. Per tutto questo noi ci uniamo a tutte le voci del mondo, ora in questo Convegno alternativo di Milano, per dire che l’Expo di Milano è l’esposizione del profitto e della morte.

È l’Expo dell’esibizionismo di una mezza dozzina di imprese transnazionali, che lo usano come propaganda ideologica per giustificare, legalizzare il loro modello che concentra, esclude e si impadronisce di tutti gli alimenti nel mondo, che elimina le abitudini culturali dei popoli.

Non dobbiamo scoraggiarci davanti alla dimensione del potere economico. Le sue contraddizioni stanno già evidenziandosi in tutto il mondo, e la società sta divenendo cosciente che questo modello non serve all’umanità. Sono sicuro che nei prossimi anni avremo molte manifestazioni in tutto il mondo, perchè ci siano cambiamenti, e possiamo costruire un altro modo di produrre cibo, nel rispetto della natura e delle abitudini alimentari di ogni territorio.

Il futuro non è a Milano e nei loro conti bancari. Il futuro è nell’agricoltura che produce cibo sano.

 

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