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3 dicembre 2015

 

In Brasile incediate le terre indigene, a rischio gli Awá incontattati e la foresta del Maranhão

 

A Parigi la COP21, in Amazzonia gli indios subiscono la distruzione del loro ambiente. La deforestazione aumentata del 16%, il degrado delle foreste del 207%

 

Survival International, il movimento internazionale per i diritti dei popoli indigeni, e Greenpeace Brasil dicono che i taglialegna illegali stanno incendiando le foreste per minacciare i popoli indigeni che difendono i loro territori.

Già il 28 novembre Greenpeace Brasil aveva denunciato che «Le Terras Indígenas (TI) dell’Alto Turiaçu e di Caru, entrambe nello Stato del Maranhão, ancora una volta sono lo scenario dell’attacco dei boscaioli che sono tornati ad appiccare il fuoco intorno ai villaggi». L’IT Caru è la patria degli indigeni Awá Guajá, recentemente contattati  e conosciuti come uno dei popoli più minacciati del mondo. L’IT dell’Alto Turiaçu  è il territorio del popolo Ka’apor che dal 2003 è stato progressivamente occupato dai tagliatori illegali e dove dal 2013 gli indios stanno realizzando un monitoraggio indipendente delle loro terre per respingere le continue invasioni.

Greenpeace Brasil denuncia che «Secondo i rapporti provenienti dalla regione, il villaggio di Juriti, nell’IT Caru, dove vivono  gli Awá, è stato raggiunto dal fuoco e non un  sostegno da parte dello Stato per cercare di contenere l’incendio, che avrebbe anche già raggiunto la Reserva Biológica do Gurupi. Gli indigeni sono molto preoccupati, non solo per la necessità urgente di spegnere il fuoco, ma anche per il modo in cui potranno ricostruire le loro vite dopo l’incendio, in quanto dipendono dalla foresta per sopravvivere. Al momento non c’è una stima della dimensione e della portata degli incendi».

Survival International ricorda che «Nuovi incendi incontrollati stanno infuriando nell’Amazzonia brasiliana, distruggendo vaste aree di foresta ai margini occidentali del “polmone della terra”. Le fiamme, divampate in coincidenza con l’inizio del summit internazionale sul clima COP21, stanno minacciando uno degli ultimi popoli incontattati del mondo» e aggiunge «Gli Awá e altri popoli indigeni del mondo sono in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico e la distruzione degli ambienti naturali in cui vivono. Sono i migliori custodi delle loro foreste; per questo, rispettare i loro diritti territoriali è il modo più economico e veloce per conservare l’Amazzonia».

Tatuxa’a, un portavoce awá ha d detto: «Oggi sono andato nella foresta e mi sono trovato circondato da fumo e polvere. C’è fuoco ovunque, ed è molto vicino alle nostre comunità… Abbiamo bisogno che il governo ci aiuti… Da soli non possiamo spegnere gli incendi, sono troppi!. La foresta è ricca di frutti e selvaggina e ora tutto sta venendo distrutto. Anche i nostri ruscelli si stanno prosciugando. Dove andremo a cacciare? Dove raccoglieremo il miele? Oggi sono molto triste e preoccupato».

Circa 100 Awá sono ancora incontattati, cioè non hanno mai avuto rapporti con il resto della società brasiliana, e se gli incendi non verranno spenti al più presto rischiano di essere spazzati via. Ma le autorità brasiliane non sono ancora intervenute in modo efficace, lasciando gli Awá e le tribù confinanti a combattere le fiamme da soli.

Survival spiega che «Gli Awá vivono in 4 aree distinte. Lo scorso anno una campagna internazionale di Survival contribuì a fare pressione sul ministro della giustizia e a convincerlo a inviare centinaia di agenti nel territorio centrale della tribù per sfrattare i taglialegna illegali. Ma la terra degli Awá non è ancora stata tutta adeguatamente protetta e i taglialegna premono per tornare».

A ottobre gli incendi dolosi hanno distrutto quasi la metà del vicino territorio indigeno di Arariboia, dove vivono degli Awá incontattati. «Non si sa se i due incidenti siano collegati – dicono a Survival – né se questa sia una nuova strategia dei taglialegna per rivendicare la terra dei popoli indigeni.

Questa regione è occupata da aree protette e terre indigene che dovrebbero salvaguardare una delle ultime foreste rimaste del Maranhao e Marina Lacorte, responsabile della campanha da Amazônia di Greenpeace Brasil dice che «E’ urgente di inviare i vigili del fuoco a questi siti prima che l’incendio si diffonda ulteriormente e aumenti l’impatto irreversibile, come avvenuto recentemente nella IT Araribóia. Nel Maranhão, quel poco che resta della foresta amazzonica si trova in queste aree e, per proteggerla , è necessario concentrarsi sulla repressione dell’attività di disboscamento illegale, la più grande minaccia per questi territori e il primo passo verso la distruzione».

All’inizio di novembre gli indios Ka’apor hanno manifestato a Brasilia per chiedere ancora una volta al governo federale di proteggere davvero il loro territorio e sono riusciti ad ottenere l’apertura di una discussione con l’Instituto Brasileiro de Meio Ambiente e Recursos Naturais (Ibama) che ha portato l’agenzia governativa a ispezionare la regione con sorvoli aerei. Secondo i Ka’apor, i controlli dell’Ibama hanno portato all’arresto del proprietario di una segheria e al sequestro di attrezzature, oltre a multe e chiusura di altre segherie. Ma dopo la partenza dello staff dell’Ibama gli indios dicono di aver subito ritorsioni da parte dei taglialegna che hanno incendiato la foresta intorno ai loro villaggi. Cinque villaggi della Terra Indígena sono stati circondati dal fuoco.

Secondo la Lacorte, «Le azioni degli organi di controllo sono estremamente importanti per inibire l’attività del  legname illegale, ma la costante presenza dello Stato nella regione è essenziale per frenare completamente attività illegali all’interno delle aree protette. La soluzione finale del problema richiede necessariamente una riforma urgente e robusta sistema di legname, a cominciare con la revisione di tutti i piani di gestione per porre fine a questo circolo vizioso di distruzione. Mentre non c’è alcun cambiamento sistemico, le aree protette come l’TI Alto Turiaçu e il TI Caru rimangono sotto attacco a causa delle loro preziose risorse», Survival International, fa appello al governo brasiliano «Affinché intervenga per spegnere gli incendi e proteggere l’intero territorio awá, salvandoli dall’estinzione. Mentre i leader di tutto il mondo si riuniscono a Parigi per la  COP21, è di vitale importanza che i media internazionali non ignorino le catastrofi ecologiche che stanno colpendo proprio ora una delle società più vulnerabili del pianeta».

Stephen Corry, direttore generale di Survival International, conclude: «Questi incendi illustrano perfettamente perché la COP21 ha bisogno di una voce indigena più forte. Mentre i leader dei paesi industrializzati si stanno riunendo a Parigi, i popoli indigeni subiscono le reali conseguenze della distruzione dell’ambiente. Il Brasile deve fare di più per proteggere la foresta degli Awá dai taglialegna piromani. Se non lo farà, sarà spazzato via uno dei popoli più minacciati del mondo, e insieme ad esso anche l’ambiente che ha conservato con successo per generazioni».

Ma a quanto pare in Brasile sta avvenendo proprio quello che temono Greenpeace e Survival: secondo i dati ufficiali dell’ Instituto Nacional de Pesquisa Espaciais (INPE), resi noti il 26 novembre dalla ministro per l’ambiente Izabella Teixeirain Amazzoni quest’anno sono stati deforestati 5.831 Km2 (pari a 753.000 campi da calcio) con un aumento del 16% del tasso annuale di deforestazione nel periodo che va da agosto 2014 a luglio 2015.

Greenpeace Brasil sottolinea che «Oltre alla deforestazione torbata a verificarsi in ampie aree, la degradazione che ne segue è una grave minaccia in questo scenario. Il sistema controllo del legname imperfetto, che consente la frode nelle attività di concessione, alimenta questo degrado e la deforestazione, così come la violenza che li accompagna».

Secondo la ONG Imazon, il degrado delle foreste avvenuto dall’agosto 2014 al luglio 2015 è pari a 2.186 Km2, con un incremento del 207% rispetto al periodo precedente (agosto 2013 – luglio 2014) «L’ultimo bollettino di ottobre 2015 dimostra che continuiamo a seguire lo stesso percorso. Il nuovo periodo di nove mesi da agosto a ottobre 2015, presenta già un incremento di segnalazioni rispetto allo stesso periodo precedente. Ma il governo brasiliano non ha pubblicare i dati ufficiali del degrado nel 2014 e persegue un obiettivo molto modesto per ridurre le emissioni causate della deforestazione».

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