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25 novembre 2015

 

25 cose da fare subito per il clima

di Alberto Castagnola

Economista, da sempre attento ai temi ambientali

 

Serve una svolta radicale dei meccanismi ambientali che ci sovrastano. Servono obiettivi concreti, efficaci nel breve periodo. Ecco una lista degli interventi da considerare essenziali per l’Italia e alcuni principi e criteri operativi. Qualche esempio? Immediata chiusura degli  impianti a carbone, incentivi per il rispamio energetico, interventi per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, ampliamento delle aree protette, deforestazione zero, promozione di modelli di consumo alimentare sani… Proposte magari incomplete e per alcuni aspetti provocatorie che aiutano tutti però a capire cosa succederà al vertice sul clima di Parigi nei prossimi giorni

 

Nelle ultime settimane il governo italiano dovrebbe aver messo a punto il documento che la Cop21 ha chiesto di inviare prima dell’inizio del vertice di Parigi. Il testo non è a nostra conoscenza e quindi quanto segue è solo esercizio forse potrebbe rivelarsi utile per capire cosa succederà a Parigi e cosa si dovrà fare come movimenti subito dopo.

Non pensiamo quindi sia possibile indovinare cosa intendono fare il governo e le forze politiche in vista di una scadenza così importante, specie dopo i completi fallimenti dei venti incontri internazionali precedenti, però abbiamo ritenuto opportuno formulare degli obiettivi molto concreti e che lascino poco spazio a tentativi di interpretazione o di distorsione da parte di gruppi di interesse economico. I contenuti derivano dalle letture fatte e da alcune esperienze di altri Paesi già da tempo sperimentate (ad esempio in Svezia) e solo in alcuni casi potrebbero essere facilmente corredati da studi di settore approfonditi. Si è però cercato di evidenziare i processi e le metodologie da adottare se si vuole davvero realizzare degli interventi che incidano sui principali meccanismi di danno ambientale, che siano efficaci nel breve periodo e in una prospettiva a più lungo termine e che soprattutto non possano essere tramutati in corso d’opera in attività apparentemente “green” e che siano invece solo fonte di profitti che aggravino ulteriormente la situazione del pianeta.

Si tratta di indicazioni se si vuole a carattere provocatorio, ma che possono permettere di valutare nelle loro dimensioni reali gli interventi che tutti i governi dei 195 paesi partecipanti metteranno sul tavolo delle trattative. Ci è sembrato infatti importante mettere questi elementi di realtà a disposizione di un pubblico più vasto, che si troverà a vivere in un mondo molto più difficile da affrontare di quello attuale, se non riusciremo, nei prossimi pochi mesi o anni, a imprimere una svolta radicale e trasformativa ai meccanismi ambientali che ci sovrastano. Come è abbastanza noto, i rapporti degli scienziati dell’Onu (Ipcc) insistono perché le emissioni di anidride carbonica non determinino i 2 gradi di aumento del riscaldamento globale, considerato il livello minimo per non innescare meccanismi climatici fuori da ogni possibilità di controllo. E invece qualcuno ritiene che questo livello sia stato in realtà già superato, mentre una prima analisi dei documenti presentati da un numero cospicuo di paesi (ma non ancora da alcuni dei paesi maggiori inquinatori) porterebbero a raggiungere in tempi brevi i 2,7 gradi.

Le indicazioni che seguono sono sicuramente incomplete, potrebbero essere sostituite o integrate da altre ugualmente essenziali e urgenti, ma soprattutto dovrebbero entrare a far parte di piani esecutivi che permettano di raggiungere gli obiettivi entro i cinque anni che ci separano dal 2020, iniziando la fase di attuazione nel più breve tempo possibile, escludendo quindi ripensamenti, sostituzioni in corso d’opera, ritardi che non permettano i completamenti entro il quinquennio, considerato dall’Ipcc il periodo essenziale di concentrazione degli interventi, al di la del quale i rischi per l’umanità diventerebbero insostenibili.

 

Questa è la lista degli interventi da considerare essenziali per l’Italia, nella speranza che tutti gli altri paesi abbiano formulato interventi significati ed efficaci e siano ugualmente impegnati nella loro realizzazione nel tempo minimo previsto.

1. Immediata chiusura impianti energetici e di altra natura alimentati a carbone.

2. Avviare la chiusura delle miniere di carbone esistenti sul territorio nazionale.

3. Individuare i rifornimenti di carbone dall’estero e sottoporli a misure restrittive.

4. Bonificare con urgenza i 44 siti produttivi maggiormente inquinanti.

5. Individuare le industrie con maggiori emissioni di CO2 e definire un programma di interventi per ridurre drasticamente tali emissioni, anche prevedendo incentivi per le imprese che realizzano subito tali operazioni.

6. Estendere alle imprese con maggiori consumi di energia le misure già previste in alcune regioni per favorire il risparmio energetico, incentivando nel contempo la produzione di impianti e tecnologie innovative a basso consumo energetico e il loro acquisto da parte di tutto il settore industriale e dei servizi.

7. Attribuire la massima priorità agli interventi di rinaturalizzazione sui corsi d’acqua che negli ultimi anni hanno causato i danni maggiori originando esondazioni specie nelle aree urbane.

8. Ampliare in misura consistente le aree protette sul territorio nazionale e quelle marine, garantendo i mezzi per una loro gestione corretta protratta nel tempo, favorendo in particolare il loro adattamento ai cambiamenti climatici.

9. Raggiungere il più presto possibile l’obiettivo netto di zero deforestazione e zero degrado degli ecosistemi forestali e mantenerlo nel tempo.

10. Ripristinare gli ecosistemi e i servizi ecosistemici danneggiati, in particolare le aree un tempo coperte da foreste e boschi, calcolando con precisione il loro apporto al riassorbimento dell’anidride carbonica entro il 2020.

11. Dare la massima priorità al ripristino degli ecosistemi e dei loro servizi essenziali per la sicurezza delle risorse alimentari, idriche ed energetiche, per la resilienza e per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

12. Interrompere la continua frammentazione dei sistemi naturali di acqua dolce, garantendo in particolare la ricarica delle falde sotterranee.

13. Ridurre significativamente le immissioni e i materiali di scarto nei sistemi di produzione, aumentando l’efficienza dell’intera filiera delle forniture alimentari, massimizzando l’efficienza energetica, idrica e dei materiali, nonché i processi di riciclo, recupero e riutilizzo, minimizzando le emissioni dei gas ad effetto serra.

14. Ridurre in tempi stretti gli inceneritori oggi funzionanti e soprattutto evitare di costruirne di nuovi.

15. Gestire in maniera sostenibile le risorse ittiche, eliminando la pesca eccessiva delle flotte commerciali, in particolare la cattura indiscriminata di organismi accidentali (il cosiddetto bycatch).

16. Ridurre al minimo le ulteriori conversioni di habitat e la cementificazione dei suoli, verificando rigidamente il rispetto delle destinazioni d’uso, riviste nel senso di un maggiore rispetto dell’ambiente.

17. Ridurre al minimo le dispersioni di acqua, eliminare le captazioni eccessive, applicare rigide misure di sicurezza che migliorino la qualità dell’acqua.

18. Aumentare la percentuale di energie rinnovabili tra le fonti di energia complessiva, fino a raggiungere almeno il 45% entro il 2020, il 60% entro il 2040 e il 100% entro il 2060.

19. Modificare i modelli di consumo energetico, riducendo la domanda di almeno il 20% entro il 2020.

20. Promuovere modelli di consumo alimentare sani, riducendo al minimo lo spreco di cibo da parte di venditori e consumatori e bilanciando l’apporto proteico secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

21. Attribuire la massima priorità a tutte le produzioni biologiche e alle coltivazioni con metodi alternativi più rispettosi per l’ambiente, precisando subito gli obiettivi da raggiungere in ogni regione, per estensione e tipo di prodotto, a partire dalle semine del 2016.

22. Perseguire stili di vita nei nuclei familiari a bassa impronta ambientale e incidere fortemente sui consumi collettivi nelle aree urbane al disopra di una certa dimensione, adottando nel più breve tempo possibile e comunque molto prima del 2020, metodi alternativi di produzione e di consumo nelle abitazioni, nella mobilità e nella gestione dei servizi.

23. Assegnare un valore alla natura, facendo rispettare un sistema onnicomprensivo e socialmente accettato per misurare il valore economico e non economico del capitale naturale, integrando tali indicatori in tutte le scelte, le priorità e le urgenze delle politiche economiche e delle imprese ben prima del 2020.

24. Sostenere e incentivare la conservazione dei beni naturali, la gestione delle risorse e le politiche dell’innovazione, eliminando tutti i sussidi, in particolare quelli che sostengono l’impiego dei combustibili fossili e le pratiche agricole, forestali e di pesca non ecologiche.

25. Aumentare al massimo livello e in tempi brevi tutte le forme di partecipazione informata e dal basso alle decisioni in materia di rispetto dei meccanismi biologici e dell’ambiente nel suo complesso, garantendo la diffusione delle conoscenze in tutte le fasce sociali.

In ogni caso, ci sembra importante sottolineare l’esigenza di mettere a punto e avviare la realizzazione di una organica politica di interventi che il governo italiano si dovrà impegnare a realizzare con tempi, scadenze e modalità organizzative mai prima sperimentate, in particolare adottando modelli di monitoraggio continuo e di controlli sulla efficacia e l’efficienza delle operazioni.

Abbiamo quindi ritenuto utile evidenziare alcuni principi e criteri operativi che dovrebbero presiedere al faticoso e urgente lavoro di selezione e adempimento di impegni che saranno sottoposti alla occhiuta vigilanza delle organizzazioni internazionali. Esse dovranno monitorare il lavoro di una molteplicità di paesi e di enti operativi, e ciò potrà avere effetti globali positivi solo se ciascun centro decisionale avrà realizzato tutti suoi obiettivi.

Anche questi criteri sono puramente indicativi e dovranno essere esplicitamente adottati dal governo responsabile:

a) Per ogni attività o intervento dovranno essere valutate ed esplicitate le capacità di incidere sulle emissioni di gas serra e di modificare i meccanismi di danno ambientale, valutando anche in termini quantitativi i risultati attesi entro il 2020 e in tempi più lunghi.

b) Per ogni attività o intervento dovranno essere valutati in anticipo tutte le conseguenze e gli effetti che possono produrre in altri settori, territori e meccanismi ambientali.

c) Saranno inoltre considerate prioritarie le iniziative che contemporaneamente migliorano le condizioni di vita e la salute di un numero consistente di cittadini.

d) Elemento di priorità sarà anche costituito dalla possibilità di creare un numero significativo di posti di lavoro qualificati con contratti a tempo indeterminato.

e) Altro fattore da tenere presente è la possibilità di far realizzare le attività previste da imprese cooperative, a statuto ordinario o non profit, che non hanno mai danneggiato l’ambiente e che possono continuare ad operare nel massimo rispetto delle esigenze ambientali del territorio.

f) Ogni intervento, anche se di piccole dimensioni, deve rappresentare un primo passo di una strategia di azione di breve periodo, che sia cioè parte di una azione integrata che in pochi anni( 2 o 3), perverrà ad eliminare un settore o una zona ad alto inquinamento.

g) Infine, tutti gli interventi selezionati dovranno essere avviati e completati contemporaneamente nei periodi previsti, in modo da superare una soglia di massa critica che permetta la completa eradicazione dei meccanismi di danno ambientale affrontati.

In pratica, non possono più essere tollerati interventi saltuari, frammentati, sotto dimensionati o lasciati incompiuti, oppure che perseguono un solo obiettivo, lasciando in scopertura ancora una volta le esigenze complessive del pianeta o della popolazione mondiale. Inoltre gli interventi massicci che devono assolutamente essere realizzati nei pochi anni che ci separano dal 2020 – e destinati a bloccare la spirale in aumento dei danni arrecati al clima e all’ambiente – dovranno continuare ad essere realizzati nei decenni successivi per eliminare radicalmente le attività svolte ai danni del pianeta e per metterci in grado di accogliere una popolazione sicuramente in aumento.

 

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