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14/09/2015

 

E' decisivo sconfiggere l'agricoltura petrolifera senza contadini

di Antonio Lupo e Chiara De Poli  

Comitato Italiano Amigos MST

 

“I piccoli contadini possono nutrire la popolazione mondiale e raffreddare il pianeta”, questa è la decisione politica da prendere alla COP21 a Parigi

 

Nel 2003, dopo almeno 25 anni di riflusso dei movimenti di massa in Italia, abbiamo incontrato il Movimento Sem Terra, durante il nostro primo viaggio in Brasile.

 

Da allora siamo tornati altre 6 volte, in parecchi Stati del Brasile, vivendo negli accampamenti e insediamenti dei Sem Terra, anche per periodi di 2-3 mesi.

 

Conoscerli, diventare amici e compagni, partecipare alla loro faticosa vita quotidiana e ai loro Congressi, ci ha ridato vitalità, allegria ed entusiasmo, con cui in questi anni abbiamo lavorato con loro, diciamolo  pure “militato”, nel Comitato Amigos Sem Terra in Italia e anche in Europa.

 

Questo per due motivi:

 

1) Con i Sem Terra abbiamo incontrato un popolo di 2 milioni di persone, che diceva ancora “NOI”, che occupava terre incolte, lottava e marciava, che aveva un inno e cantava, che sapeva esprimersi anche con i gesti,  la poesia e i colori...

 

2) Il popolo dei Sem Terra non voleva solo un po' di terra per lavorarla; voleva e lottava anche per l'Educazione (non solo per alfabetizzarsi!). 

 

Voleva capire la propria realtà, la propria storia, i propri bisogni e diritti, cioè proprio quello che i latifondisti e la borghesia non erano disposti a dare e temevano più di tutto.

 

Forse un po' di terra potevano  anche concedergliela, in fondo era così abbondante in Brasile...    

 

E appena i Sem Terra occupavano un terreno, negli accampamenti subito nasceva una scuola e tutti studiavano, studiavano, con una capacità di analisi e di sintesi per noi stupefacente.

 

Abbiamo sentito definire il modello agricolo del loro nemico mortale, l'agrobusiness delle multinazionali, “Agricoltura petrolifera senza contadini”, un miracolo di chiarezza e di sintesi.

 

 Proprio questo modello, con la rivoluzione verde iniziata negli anni '60, aveva già prodotto in Italia e nell'Europa industriale  la quasi scomparsa dei contadini, fino all'attuale 2% della popolazione.

 

Un modello che era ed è sempre il pericolo maggiore per i contadini del Brasile (ancora oggi il 15-16% della popolazione), ma oggi anche per quelli di alcune nazioni povere europee, come la Romania, dove i contadini sono ancora  il 30%.

 

Questo modello delle multinazionali è oggi l'incubo di moltissime nazioni a maggioranza contadina, soprattutto in Africa e nell'Asia del Sud, l'esempio maggiore è l'India, che ha ancora il 48% di contadini, cioè circa  600 milioni!

 

Questa era ( ed è)  anche l'analisi di  tutta Via Campesina Internazionale, il più grande movimento globale con 200 milioni di aderenti, che aveva  ben chiaro che la meccanizzazione spinta dell'agricoltura, l'irrigazione intensiva, l'uso pesante di input chimici ( pesticidi e fertilizzanti), tutti a base di petrolio, erano i loro grandi nemici.  

 

Negli anni '90 era assai minore a livello di massa, anche dopo le Conferenze sul Clima di Rio 92 e Kyoto 97,  la coscienza del fenomeno del riscaldamento globale e dei suoi pericoli. 

 

Anche nei movimenti popolari e negli stessi Forum Sociali non era al centro dell'iniziativa politica.

 

Solo negli ultimi 10 anni si è diffusa la coscienza dell'entità dell'abisso che sta davanti all'umanità, della catastrofe ambientale conseguente all'uso dei combustibili fossili.

 

Sono sempre meno i negazionisti anche negli USA e la Nasa è terrorizzata dalle migrazioni, di proporzioni inimmaginabili, che ne deriveranno nei prossimi anni.

 

Per ultimo Papa Bergoglio ha scritto nella sua recente Enciclica che non si può fare ironia su queste previsioni catastrofiche, che c'è una rapidizzazione del riscaldamento globale e dei suoi effetti e che l'uso del petrolio va immediatamente bloccato e sostituito, da subito nei paesi ricchi e più industrializzati, ma poi anche in tutti gli altri.

 

Dopo le passate Conferenze delle Parti (COP) della Convenzione UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), del tutto fallite, dal 30 novembre all'11 dicembre a Parigi si svolgerà  la COP21. Tutti i Governi promettono che si uscirà finalmente con un "accordo universale e giuridicamente vincolante". 

 

Questa volta l'opinione pubblica mondiale è in allerta, intuisce che è l'ultima occasione, che il tempo sta per scadere, che la natura non aspetta che l'umanità demente rinsavisca e reagisce ( non certo perchè è matrigna!) . 

 

Tutti i movimenti mondiali per la giustizia sociale e ambientale si stanno preparando e mobilitando per questo appuntamento decisivo per l'Umanità.

 

Pochi giorni fa Via Campesina Internazionale ha lanciato un appello alla mobilitazione per Parigi, ricordando che “ il sistema alimentare globale imposto dalle società transnazionali (TNC) è stato un fallimento totale ed è una delle principali cause della crisi climatica indotta dall'uomo, un sistema alimentare dipendente dai combustibili fossili e responsabile del 44-57% di tutte le  emissioni globali di gas serra”. 

 

Nei suoi  documenti GRAIN ha spiegato analiticamente  che la coltivazione è responsabile dell'11-15%,  la deforestazione ad uso agricolo del 15-18%, il processo industriale e il confezionamento degli alimenti dell'8-10%, il trasporto del 5-6%, la refrigerazione e vendita al dettaglio del 2-4% e i rifiuti alimentari del 3-4%

 

Il titolo del documento di Grain “Cibo e cambiamenti climatici: un link dimenticato- Settembre 2011”, chiarisce tutto: nascondendo questi dati, conosciuti e accettati, nel calderone delle cause delle emissioni di gas serra si occulta il collegamento, la responsabilità dell'agrobusiness, come principale causa del riscaldamento  globale, e quindi come il principale nemico da battere.

 

Anche Naomi Klein, nel suo bel libro “Una Rivoluzione ci salverà”, afferma che l'agricoltura è uno strumento cruciale per l'abbattimento dei gas serra.

 

Purtroppo, tutto questo non è chiaro ai movimenti che lottano contro il riscaldamento globale.

 

Questi movimenti devono leggere e riflettere anche sul contenuto del recente Manifesto Terra Viva (Vandana Shiva e altri), laddove dice ” I suoli rappresentano il più grande bacino per l’assorbimento del carbonio. Il suolo è capace di assorbire gas serra. Esso contiene in tutto il mondo il doppio di carbonio rispetto all’atmosfera e trattiene più di 4000 miliardi di tonnellate di carbonio, dieci volte più carbonio degli alberi (cioè delle foreste). 

 

Con una gestione responsabile, il suolo può contrastare il cambiamento climatico”.

 

Che significa gestione responsabile del suolo? 

 

Vuol dire che la terra deve rimanere fertile, la terra arida non trattiene né metabolizza i gas serra, l'aridificazione libera i gas serra nell'atmosfera. 

 

E chi aridifica la terra? L'agrobusiness con le sue monoculture e l'agricoltura petrolifera.

 

E chi può custodire e rifertilizzare la terra, combattendo anche erosione e dissesto idrogeologico?  

 

La Green Economy e le Guardie forestali  o i piccoli contadini che praticano l'agroecologia?

 

I movimenti che verranno a Parigi devono confrontarsi con la parola d'ordine di Via Campesina 

 

“I piccoli contadini possono nutrire la popolazione mondiale e raffreddare il pianeta”.

 

E' una proposta concreta per battere l'esclusione e gli scarti sociali, la fame di un miliardo di persone, l'obesità di due miliardi di persone, anche povere, che mangiano il cibo spazzatura delle multinazionali, e contrastare efficacemente il cambiamento Climatico e.... salvare l'Umanità.

 

E l'America Latina e il Brasile, i popoli che ci hanno illuminato in questi anni, come stanno, come parteciperanno  a Parigi? 

 

Certamente avranno difficoltà economiche e organizzative per partecipare in massa, ma forse ci sono anche problemi di natura sociale e politica.

 

Questi popoli, i loro movimenti popolari ed i governi progressisti si trovano sotto un pesante attacco della destra e delle borghesie nazionali, soprattutto in Venezuela e Brasile, che vogliono ritornare nelle braccia degli Stati Uniti e del mercato internazionale.

 

In Brasile la borghesia ed i media,  che hanno appoggiato e permesso la vittoria di Lula nel 2002, spaventate dalla crisi Argentina, conseguenza delle ricette neoliberiste di FMI e Banca Mondiale, oggi spingono per la privatizzazione delle risorse naturali (il petrolio e anche l'acqua tramite le megadighe), fino a chiedere l'impeachment della Presidente Roussef. 

 

Certamente i governi progressisti brasiliani sono stati magnifici in politica estera, espellendo le basi militari USA, e impedendo golpe di destra, pilotati dagli USA, in Bolivia e Venezuela (purtroppo non sono riusciti a bloccare quello in Paraguay).

 

Anche in politica interna hanno realizzato cose buone, i Progetti Fame Zero e Borsa Famiglia, l'aumento di fondi per educazione e salute, ma hanno permesso l'introduzione massiva degli OGM nei campi brasiliani, oggi sempre più coltivati a OGM (soprattutto la soia per esportazione) e avvelenati da pesticidi, di cui il Brasile è il più grande consumatore a livello mondiale: 7,2 KG/abitante/anno.

 

Oggi i Movimenti popolari e i Sem Terra sono impegnati a far fronte all'attacco della destra e a contrastare il suo obiettivo principale, quello di privatizzare la compagnia petrolifera nazionale, la Petrobras , da tempo sotto inchiesta per numerosi casi di corruzione. 

 

La parola d'ordine è “Il Petrolio è nostro”. C'è una risposta ampia dei movimenti, ma, come dice Stedile, la mobilitazione di massa popolare è ancora fiacca, il popolo sta seduto sul divano (le televisioni sono sempre accese in Brasile, anche nelle favelas!).

 

Di conseguenza,  nei movimenti popolari brasiliani la discussione sulla crisi ecologica è un po' in sordina, come  anche la parola d'ordine “Agricoltura petrolifera senza contadini” , che si è ridotta a “Agricoltura senza contadini”. 

 

Questo ci sembra visibile anche nella Carta di Santa Cruz, elaborata dai movimenti popolari dell'America Latina, in occasione della Visita di Papa Francesco in Bolivia, nel luglio 2015,  in cui si parla di “Ecologia integrale”, “Buon Vivere”, “Sovranità Alimentare e Agricoltura Sostenibile”, ma non si parla del riscaldamento globale, del petrolio e del carbonfossile, il punto centrale dell'Enciclica di Papa Francesco. 

 

Né si parla del ruolo principale dei piccoli contadini nel raffreddare il Pianeta.

 

Le tre T della Carta, Terra, Trabajo e Teto, cioè Terra, Casa e Lavoro, sono sacrosante, ma ci ricordano le parole d'ordine dei movimenti popolari italiani degli anni '60, travolte da uno sviluppo industriale predatore e distruttore del Territorio, con la migrazione di milioni di italiani dal Sud al Nord, che ha generato in 50 anni individualismo, consumismo e perdita di identità popolare.

 

E' comprensibile, ma ci sembra un errore, non si possono ignorare la crisi idrica ed energetica in atto in Brasile, che non saranno di certo risolte trivellando il mare in cerca di petrolio a 8 mila metri di profondità, ma sviluppando l'uso dell'energia solare, attualmente scarso in Brasile. 

 

Di certo i contadini conoscono più la terra che il mare, ma tutti dobbiamo sapere che il clima è generato dal mare, i due terzi della superficie del pianeta, tenere ben presente che col riscaldamento del mare e l'aumento della sua evaporazione si è alterato il ciclo idrico dell'acqua.

 

L'enorme energia del mare va rispettata, basta con le trivellazioni, nell'Artico, in Brasile, nell'Adriatico, nel mare Mediterraneo per cercare gas e petrolio...

 

L'umanità deve fare la pace con la natura, cioè smettere di farle la guerra, al mare, alla terra e all'aria.... il Papa ha ricordato più volte “ Dio perdona sempre, l'uomo qualche volta , la natura non perdona mai...”

 

Anche nella recentissima Conferenza Islamica sui cambiamenti Climatici ad Istanbul, i leader religiosi e gli scienziati islamici hanno affermato che “gli 1,6 miliardi di musulmani hanno il dovere di combattere il cambiamento climatico  e che i paesi ricchi e le nazioni produttrici di petrolio devono porre fine all’uso di combustibili fossili entro il 2050”. 

 

Abbiamo imparato dall'America Latina che si deve dire “Salviamoci con il Pianeta” e non l'ipocrita “Salviamo il Pianeta “, lo slogan della tecnocrazia sul libro paga delle multinazionali che vogliono speculare con “le false soluzioni vendute all'ONU”, come ricorda l'appello per Parigi di Via Campesina. 

 

Noi andremo a Parigi a Dicembre con Via Campesina e i movimenti per l'Acqua Bene Comune, portando la bandiera dei Sem Terra e ricordando quella loro meraviglios canzone che dice “ noi coltiviamo la Terra e la Terra ci coltiva...”

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