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Febbraio 3, 2015

Dichiarazione congiunta dei leader delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Aleksandr Zakharchenko e Igor Plotnitskij
Traduzione di Alessandro Lattanzio

I colloqui a Minsk non hanno prodotto risultati e sono stati sabotati solo dalla parte ucraina. Ancora una volta ribadiamo che i nostri plenipotenziari Denis Pushilin e Vladislav Dejnego avevano piena autorità per l’approvazione del documento sul cessate il fuoco, il ritiro delle armi pesanti dal fronte e concordare una nuova linea di divisione. I loro poteri sono pubblicamente confermati con decreto delle RPD e RPL. Al contrario, i rappresentanti di Kiev, in un primo momento non vennero, e poi comparvero con strani poteri. A tal proposito, le dichiarazioni dei rappresentanti di Kiev e dell’OSCE secondo cui i colloqui a Minsk sono falliti per colpa dei rappresentanti di RPD e RPL sono assolutamente false, distorcendo la realtà. Kiev non è disponibile ai colloqui, con Poroshenko che tergiversa per paura di assumersi le responsabilità. Ricordiamo come iniziò il nuovo ciclo di operazioni repressive. I militari ucraini fallirono nell’occupare appieno l’aeroporto di Donetsk che, va ricordato, l’accordo di Minsk consegnava alla RPD. Abbiamo dovuto rispondere, cacciando il nemico dall’aeroporto da cui, non va dimenticato, colpiva continuamente le zone residenziali di Donetsk e di altri insediamenti.
Cosa è successo allora? Questo, a tutti coloro che ascoltano, è ben noto. Poroshenko diede l’ordine di attaccare su tutto il fronte. Lugansk, Donetsk, Donbas e decine di altre città furono sottoposte a bombardamenti terribili. Natura e portata di tali crimini mostrano chiaramente che Kiev era già pronta, avendoli pianificati. I quartieri residenziali furono oggetto di bombardamenti pesanti, da parte di missili, lanciarazzi multipli, artiglieria e mortai pesanti, sparando indiscriminatamente nella nostra direzione. Non ci considerano persone, ed ossessionati distruggevano ogni cosa nel Donbas. In tali circostanze decidemmo l’unica soluzione possibile: ricacciare le bande armate con i loro cannoni da Lugansk e Donetsk, eliminando la possibilità di compiere tali crimini. Il prezzo dell’eroismo dei nostri compagni ne ha fatto un successo. A gennaio abbiamo avuto 242 civili uccisi e 273 feriti, 434 edifici distrutti, 92 morti e 411 feriti tra i soldati delle forze armate di RPD ed RPL. Da Kiev arrivano riservisti non addestrati costretti a combattere alla spicciolata. Semplicemente patetica la vera e propria “Legione” di alti ufficiali e consiglieri che scappano al primo colpo. E cosa abbiamo sentito a Minsk? Dopo aver scatenato un’altra fase della guerra, ci offrivano la linea di demarcazione di settembre scorso. Perché? Per bombardare ancora una volta le nostre città? Per uccidere ancora persone inermi, donne, vecchi e bambini? No signori, non pensateci più. Adesso subite un’altra grave sconfitta militare. Dopo l’armistizio, ci avete già ingannato concordando la linea del 19 settembre, sapendo che era troppo vicina alla nostre città. Ma procedemmo per il fatto che l’artiglieria, sotto il memorandum di Minsk, sarebbe stata ritirata. Invece accumularono e riorganizzarono i mezzi pesanti aumentando le loro forze per passare all’offensiva. Non abbiamo iniziato, non abbiamo dato tale ordine, abbiamo resistito all’assalto, sostenendo pesanti combattimenti difensivi e cacciato gli aggressori. Uccidete centinaia di ucraini, commettendo un crimine contro il vostro popolo. Non siamo sporchi di sangue. Siamo pronti a fermarci, ma solo dove ci troviamo ora. Non tradiremo la memoria dei civili e dei nostri compagni uccisi a gennaio, siamo per i negoziati di pace. Chiediamo a Kiev di negoziare. Ancora una volta, i nostri rappresentanti, a differenza di voi, hanno tutti i poteri necessari. Chiediamo alla comunità internazionale e alle istituzioni europee che osservino finalmente ciò che accade ed influenzino i governanti di Kiev evitando un’ulteriore escalation militare.
Con la forza delle armi, non avete vinto, perché abbiamo forza d’animo e siamo sulla nostra terra. Noi abbiamo vissuto, viviamo e vivremo qui. Facciamo appello al popolo ucraino. Amici, fratelli, non credete alla junta che ha preso il potere a Kiev. Non permettetegli di continuare la guerra fratricida. Abbiamo vissuto insieme per secoli, fianco a fianco, nel rispetto reciproco. Abbandonate i loro interessi, non dell’Ucraina, e resteremo costruendo una vita pacifica”.

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