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Giovedì 11 giugno 2015

 

Ucraina, gli europei bocciano la NATO

di Mario Lombardo

 

La visita di questa settimana in Italia del presidente russo, Vladimir Putin, ha confermato come i tentativi di isolare il Cremlino appaiano efficaci solo sulle pagine dei giornali “mainstream” in Occidente. La realtà dei fatti, al contrario, evidenzia una situazione più complessa, con vari paesi europei interessati a trovare una soluzione pacifica della crisi ucraina e, soprattutto, con la gran parte della popolazione del vecchio continente decisamente poco entusiasta delle aggressive politiche anti-russe promosse dagli Stati Uniti e dai loro alleati.

 

Quest’ultima attitudine è stata dimostrata da un sondaggio di opinione pubblicato un paio di giorni fa dall’istituto americano Pew Research Center, il quale ha condotto un’indagine su un campione di oltre 11 mila persone in otto paesi NATO in aggiunta alla Russia e all’Ucraina. I risultati sono apparsi a tratti sbalorditivi, nonostante gli evidenti sforzi dei ricercatori di formulare i quesiti in modo da ottenere risposte favorevoli al punto di vista del governo USA.

 

Inoltre, l’indagine è stata condotta senza che il campione di popolazione fosse informato sui rischi reali di un possibile conflitto nucleare tra la Russia e l’Occidente, così che è possibile supporre che il sentimento anti-militarista nei paesi interessati sia ancora più radicato di quanto non risulti dal sondaggio in questione.

 

Il punto centrale dell’indagine era in sostanza l’opportunità di combattere una guerra “difensiva” da parte dei paesi NATO contro la Russia se quest’ultimo paese dovesse aggredire militarmente uno dei membri dell’Alleanza.

 

Oltre al fatto che lo scenario così dipinto da Pew Research capovolge la realtà, gli intervistati nella gran parte dei paesi hanno comunque mostrato di disapprovare anche un’eventuale guerra “difensiva”. Oltre la metà dei tedeschi, dei francesi e degli italiani è ad esempio contraria a un intervento a favore di un membro NATO attaccato, con percentuali rispettivamente del 58%, 53% e 51%.

 

Il caso della Germania è particolarmente significativo, visto che il governo Merkel, malgrado abbia mostrato talvolta un approccio più moderato alla crisi in Ucraina rispetto a Washington, è uno dei più convinti sostenitori del nuovo regime di Kiev. Allo stesso modo, la classe politica e i media tedeschi continuano a promuovere un’accelerazione militarista e a sostenere la necessità per il proprio paese di assumere un atteggiamento più aggressivo sulla scena internazionale.

 

Ciononostante, solo il 38% dei tedeschi intervistati considera la Russia come un pericolo per i propri vicini e addirittura un misero 29% attribuisce a Mosca la responsabilità delle violenze in Ucraina. Ancora più basso - 19% - è poi il numero dei favorevoli all’invio di armi NATO al regime ucraino per combattere i separatisti filo-russi.

 

Più in generale, in Germania il sentimento militarista della popolazione si è mosso in questi anni in maniera inversamente proporzionale all’orientamento della classe dirigente, passata ad esempio da un atteggiamento relativamente neutrale circa l’aggressione alla Libia di Gheddafi nel 2011 all’appoggio del colpo di stato in Ucraina tre anni più tardi. Il sondaggio di Pew evidenzia infatti come oggi il 55% dei tedeschi veda con favore la NATO, contro il 73% nel 2009.

 

L’ipotesi della fornitura di armi all’Ucraina per reprimere l’opposizione nelle regioni sud-orientali è vista con estremo sospetto anche in altri paesi. In Italia i contrari sono il 65% e i favorevoli il 22%, in Francia i numeri sono attestati rispettivamente al 59% e al 40%, in Spagna al 66% e al 25% e in Gran Bretagna al 45% e al 42%.

 

Solo negli Stati Uniti, in Canada e in Polonia, dove l’isteria anti-russa ha toccato livelli estremi in questi mesi, è stata rilevata una percezione diversa. In Polonia, ad esempio, il 70% degli interpellati ha affermato di credere che la Russia rappresenti una grave minaccia militare e circa il 50% appoggia l’invio di armi a Kiev.

 

Se i dati che indicano poi una chiara diffidenza della popolazione russa nei confronti della NATO e la crescente popolarità di Putin sono tutt’altro che sorprendenti, molto meno lo sono quelli relativi all’opinione degli ucraini sul loro governo appoggiato dall’Occidente.

 

Circa il 47% degli intervistati nel paese dell’Europa orientale è favorevole a una risoluzione negoziata della crisi, contro il 23% che predilige l’uso della forza. Ancora, il 57% degli ucraini non condivide la gestione degli eventi nell’est del paese da parte del presidente, l’oligarca Petro Poroshenko, mentre l’altro burattino dell’Occidente ai vertici del regime golpista, il premier Arseniy Yatseniuk, ha un indice di disapprovazione pari al 60%.

 

Il recente sondaggio di Pew Research è dunque un’altra prova devastante della condotta dei governi occidentali, i quali in Ucraina non hanno in nessun modo sostenuto una rivoluzione democratica né si trovano costretti a fronteggiare un’aggressione da parte russa.

 

In realtà, il rovesciamento a Kiev di un governo democraticamente eletto, seguito dall’instaurazione di un regime fortemente contaminato da elementi neo-fascisti, è risultato in una deliberata provocazione verso Mosca, la cui inevitabile reazione a difesa dei propri interessi e delle popolazioni filo-russe in Ucraina è stata sfruttata per avanzare piani militaristi in Europa orientale allo studio da tempo.

 

Interessanti almeno quanto l’esito del sondaggio sono apparsi infine i commenti di molti giornali americani. Emblematico è stato quello proposto dal New York Times, il cui reporter ha caratterizzato la disposizione anti-bellica della popolazione europea come una “sfida” per i governi a superare l’opposizione dei cittadini alle politiche guerrafondaie e non, come si richiederebbe a un sistema democratico, ad abbandonare le provocazioni e la corsa al militarismo.

 

Lo stesso quotidiano USA ha citato l’ex ambasciatore americano presso la NATO, Ivo Daalder, il quale ha acutamente osservato che “sarà necessario un impegno serio da parte dell’Alleanza per convincere il pubblico della necessità di prepararsi, scoraggiare e, se necessario, rispondere a un attacco della Russia”.

 

I governi occidentali, in definitiva, agiscono contro il volere della grande maggioranza della popolazione e, invece di adeguarsi a quest’ultima, agiscono sospinti da massicce operazioni di propaganda per ribaltare la realtà dei fatti e preparare iniziative militari che rischiano sempre più di scatenare una guerra dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche.