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1 febbraio 2015

Minsk: falliti i negoziati tra Kiev e i ribelli dell’Est

Nulla di fatto per gli accordi di pace di Minsk, dove nessuno ha voluto mollare la presa. Ma in questa nuova escalation di violenze si sta cercando quanto meno di evacuare i civili.

Non si arresta l’ondata di violenze in Ucraina tra Kiev e le truppe separatiste dell’est, nella regione di Donetsk, nella parte orientale del paese.

E con un nulla di fatto si è concluso l’incontro di ieri a Minsk, in Bielorussia, dove si è cercato di porre fine a questa escalation di morti e stragi, che nelle ultime 24h hanno visto una nuova esplosione.

Presenti all’incontro di sabato pomeriggio i rappresentanti dei ribelli dell’est, la Russia, l’Ucraina e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Anche l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, Heidi Tagliavini dell’OCSE (Organizzazione della cooperazione e sviluppo europea), e i rappresentanti separatisti Denis Pushilin e Vladislav Deinego, così come l’ambasciatore russo a Kiev, Mikhail Zurabov, hanno preso parte ai negoziati, volti a chiudere questo atroce combattimento che ha provocato ormai più di 5.000 morti.

I colloqui seguono un appello per un cessate il fuoco immediato in Ucraina orientale da parte del capo dell’OCSE, a seguito di un rapido deterioramento della situazione nelle ultime 24 ore.

Ivica Dacic, che è anche ministro degli Esteri della Serbia, ha invitato entrambe le parti a porre fine alla violenza e all’uso indiscriminato di armi. “Il conflitto attuale non può essere risolto con la violenza, ma solo attraverso il dialogo, che deve essere ripreso al più presto in modo che si possa agire per limitare le sofferenze dei civili”, ha detto.

Le Nazioni Unite hanno anche espresso preoccupazione per il deterioramento della situazione, con Neal Walker, il coordinatore umanitario dell’Onu in Ucraina, anche chiedendo una tregua immediata per consentire l’assistenza umanitaria e l’evacuazione dei civili.

L’escalation di violenze

Gli intensi combattimenti dello scorso venerdì hanno lasciato più di 20 civili morti in seguito agli attacchi dei ribelli nella roccaforte di Donestsk, Debaltseve – un importante nodo ferroviario e stradale 35 miglia (50 chilometri) a nord-est di Donetsk – e in altre aree.

La corsa al cessate il fuoco arriva a seguito dell’uccisione di 15 soldati ucraini e del ferimento di 30 persone negli scontri con i separatisti russi in Ucraina orientale nelle ultime 24 ore.
Stepan Poltorak, ministro della Difesa dell’Ucraina, ha detto che la lotta è stata particolarmente intensa intorno a Debaltseve, dove migliaia di soldati governativi sono in parte circondati da separatisti.

I residenti di Debaltseve si sono riuniti presso il municipio ieri, 31 gennaio, per essere evacuati con il maggior numero di cose che potevano portare. Le autorità hanno detto che quasi 1.000 residenti hanno abbandonato il paese negli ultimi tre giorni, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.

La città è senza elettricità, acqua e gas da almeno 10 giorni, spingendo molti a fuggire da un intenso duello di artiglieria tra le forze ucraine e i ribelli sostenuti dai russi.

I ribelli hanno fatto sapere di aver conquistato la città di Vuglegirsk – circa a 10 km dal Debaltseve. Inoltre gli stessi continuano a minacciare Mariupol, una città di 500.000 persone sulla costa del Mare di Azov, dove la scorsa settimana dei razzi Grad hanno ucciso almeno 30 persone e ferite 90. Razzi che, secondo gli osservatori delle Nazioni Unite, sarebbero stati sparati dai territori dei ribelli.

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