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20/02/2015

 

«Con Putin l’Europa ha sbagliato tutte le mosse»

di Dario Ronzoni

 

È la conclusione di un report britannico: «Non hanno capito niente». E le sanzioni non funzionano

 

La reazione è scattata subito. Il 19 febbraio due aerei russi hanno sorvolato alcune zone vicine alla costa della Cornovaglia – non sopra lo spazio aereo britannico (sarebbe stato gravissimo) ma nella “zona di interesse”, poco distante. I jet della Raf li hanno accompagnati subito fuori. Non è la prima volta che accade. Già a fine gennaio 2015 la Royal Air Force era dovuta intervenire per controllare alcuni aerei russi che svolgevano operazioni di pattugliamento vicino allo spazio aereo inglese, il tutto causando diversi ritardi per i voli civili. L’incidente fu minimizzato dall’ambasciatore russo a Londra, Alexander Yakovenko: «È tutto sotto controllo. Si tratta di normali operazioni di pattugliamento dell’area».

Ma il problema resta: secondo la Nato, si è registrato un forte aumento di voli militari russi vicini alle aree di Paesi membri dell’Unione. In particolare attorno alle tre repubbliche baltiche. Solo nel 2014 gli aerei Nato si sono sollevati in volo 150 volte (il triplo rispetto al 2013) per rispondere alle attività aeree russe, e la cifra non accenna a diminuire. Una strategia della tensione? Secondo Michael Fallon, ministro della Difesa britannico, il presidente russo Vladimir Putin rappresenta «Un pericolo reale e presente» per le repubbliche baltiche, e per l’Europa «è una minaccia al pari dell’Isis». Esagera?

Sembra di sì. Il giudizio politico contenuto nel report elaborato dalla Commissione sull’Unione Europea dalla Camera dei Lord, che prende in analisi le politiche dei Paesi Ue nei confronti della Russia, è molto netto. «Hanno agito come sonnambuli». In particolare, «si registra un declino nella capacità di analisi sulla Russia da parte dei Paesi europei. Questo ha indebolito la loro capacità di leggere i cambiamenti politici e offrire una risposta autorevole». Se vogliono recuperare posizioni, «gli stati della Ue devono ritrovare queste risorse perdute». Le frasi di Fallon, a quanto pare, si inseriscono bene.

«Nel montare della crisi ucraina, l’incomprensione da parte dei Paesi Europei ha portato a una serie di errori analitici molto gravi. Gli ufficiali a Bruxelles e nelle ambasciate dei Paesi membri non sembrano essersene accorti». Soprattutto per quanto riguarda il problema della Nato: l’organizzazione «viene vissuta dai russi come come una minaccia straniera, ostile. I suoi allargamenti successivi al crollo dell’Unione Sovietica l’hanno avvicinata molto al confine russo. Lo stesso vale per l’allargamento della Ue. Entrambi sono visti come una minaccia», ma nessuno ne ha tenuto conto.

In questo contesto, l’idea di coinvolgere l’Ucraina – per la quale la Russia nutre un profondo attaccamento – nell’ambito economico e politico europeo si è rivelata del tutto sbagliata. «L’Unione Europea ha sovrastimato l’intenzione ucraina di partecipare all’accordo di associazione all’Unione Europea, voluto da Yuschenko, ha trascurato l’umore del popolo ucraino e, infine, ha sottovalutato – in modo molto grave – la profondità dell’ostilità russa nei confronti di questi patti». Gli europei non sono stati in grado di «collegare i puntini».

L’atto di accusa è molto duro. La Russia, col tempo – soprattutto sotto la presidenza di Putin – ha assunto una propria identità e un orgoglio nazionale notevole, ha ingigantito una propria ideologia di dominio e di grandezza, e ha aperto a politiche estere più decise. In particolare «i russi non si sentono per nulla europei e pochissimo euro-asiatici, e sostengono di avere pochissimi legami con le tradizioni europee».

La tensione tra le due faglie è provocata anche da una incertezza interna ai Paesi della Ue. Da un lato, continua il report, si manifesta l’intenzione di offrire ai Paesi ex sovietici l’ingresso nell’Europa, come membri. Dall’altro si registra la scarsa volontà politica di perseguire questo obiettivo da parte di altri stati membri. «Questo crea aspettative non realistiche e complica il rapporto di Mosca con i Paesi Ue e con i Paesi dell’ex Unione Sovietica». Un pasticcio, insomma, che non si risolve neppure con le sanzioni economiche.

«Non hanno fermato l’avanzata di Putin dalla Crimea, dove la Russia mantiene interessi vitali per la sua sicurezza, attraverso la base navale di Sebastopoli», continua il report. E nel lungo periodo, continuano, le sanzioni «si riveleranno dannose per l’economia Ue». A guardare quanto dice Bloomberg, «a sei mesi di distanza, gli effetti hanno colpito di più le economie europee e americana. Molte aziende russe non sono state nemmeno toccate». E il settore più colpito è stato quello dell’energia. Tutte questioni da considerare, mentre il cielo è solcato dai voli militari mandati da Mosca. E non basterà accompagnarli fuori.

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