Fonte: El Horizonte

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30 Aprile 2015

 

Una durissima accusa di Putin: Washington si trova dietro la destabilizzazione del Caucaso

di Alfredo Jalife Rahme

Traduzione: Luciano Lago

 

Adesso è il momento in cui sono piovute una serie di durissime accuse sugli Stati Uniti, messe in evidenza da parte dell’Iran- che ha indiziato gli USA  per aver presumibilmente provocato in forma deliberata gli attentati dell’11 Settembre con il fine di invadere il Medio Oriente e metterlo sotto il proprio dominio – o niente meno da parte del rappresentante di Vladimir Putin, che li accusa di trovarsi dietro del progetto di destabilizzazione del Caucaso per alimentare il terrorismo islamico ceceno contro la Russia.

Bisogna chiedersi perchè soltanto adesso, nei tempi attuali, in pratica dopo 15 anni, l’Iran e la Russia, ciascuno per la sua parte, si azzardano a riesumare rivelazioni sconvolgenti che si intuivano nella sensazione comune universale?

 

Di sicuro non è la stessa cosa che sia il generale Ahamad Reza Pourdastan, comandante dell’Esercito terrestre dell’Iran, a lanciare le sue accuse contro gli USA per aver auto perpetrato gli attentati dell’11 Settembre piuttosto che lo faccia il presidente di una superpotenza nucleare come il mandatario russo Vladimir Putin, con riferimento alla destabilizzazione provocata dall’intelligence USA nel Caucaso nord con il fine di balcanizzare la Russia.

Neppure l’Iran e la Russia sono gli stessi paesi del principio del secolo XXI, quando si sono salvati fino ad allora dal pericolo di essere “balcanizzati” per effetto delle strategie irredentiste  provocate dall’asse anglo-sionista, quello che deteneva il monopolio della disinformazione tossica a livello mondiale.

Al giorno d’oggi Teheran e Mosca dispongono di multimedia alternativi di grande penetrazione e di accettazione mondiale, come lo strepitoso portale poliglotta russo “Russia Today”, che ha creato inquietudine (letteralmente) negli USA ed in Gran Bretagna; oltre alla “Press TV” (Iran), che è penetrata con le sue informazioni anche  in Latino America, mediante la versione ispanica.

 

Continuerà ad essere disinformato chi lo desideri e ne sia contento

Al giorno d’oggi è molto salutare che l’ Informazione veritiera sia multipolare, plurale e contrastabile, quando la “guerra psicologica” della propaganda contumace, menzognera e bellicosa gioca un ruolo preponderante per disorganizzare il nemico – la celebre “tecnica Hasbara” del Mossad israeliano che disinforma più di quanto informa, come nel caso delle inesistenti “ordigni nucleari” dell’Iran – o annichilirlo bellicamente , come nel caso osceno della inesistenti “armi di distruzioni di massa” dell’Iraq, falsa notizia che venne volutamente diffusa a suo tempo dai multimedia anglosassoni ed israeliani: in prima fila l’allora venerabile The New York Times e la CNN (in Italia Il Corriere della Sera, Repubblica e la RAI).

Non è stato tanto severo il generale iraniano Reza Pourdastan nell’aver evitato di abbordare uno dei motivi multifattoriali dell’11/9 – il grande riciclaggio finanziario degli stupefacenti per mezzo della banca israeliana- anglosassone- che aprì le porte all’invasione dell’Afghanistan quando un terzo delle forze afgane addestrate da Washington risulta implicato nel traffico di stupefacenti che diventò una enorme fonte di business, da quando si verificò la presenza degli USA nel paese nel 2001, secondo il Servizio Federale di Controllo delle Droghe della Russia.

Dopo le tante tribolazioni recenti, non adatte per cardiopatici, riguardo al contenzioso dell’Ucraina-il crollo del prezzo del petrolio, improvvisa svalutazione del rublo, fuga massiccia di capitali e sanzioni economiche asfissianti, sconcertati per la enigmatica sparizione dello zar russo per tutta una settimana-, adesso si nota un Vladimir Putin più rilassato il quale è stato incoronato negli USA dalla stessa rivista Time, come una delle 100 personalità più influenti del pianeta, nonostante la sterile e massiccia campagna di demonizzazione fatta da i multimedia anglosassoni-israeliani.

Nel corso di un documentario di due ore trasmesso dal canale  Rossiya 1 TV sui suoi 15 anni al potere, il presidente Putin ha scoperchiato una esplosiva rivelazione: l’intercettazione avvenuta all’inizio dell’anno 2000 di contatti diretti avvenuti tra i separatisti ceceni del Caucaso-nord ed i servizi segreti degli USA. Il mandatario russo ha rivelato che “vari presidenti e primi ministri ” gli avevano sussurrato che “la Russia avrebbe cessato di esistere nell’attuale forma”. L’unico punto era quando questo sarebbe accaduto e quali sarebbero le conseguenze”, visto che la Russia è una potenza nucleare.

 

L’idea che circolava da circa 15 anni era quella di balcanizzare la Russia in tre parti, cosa che era stata riferita all’inizio di quest’anno da Nelson Strobridge , “Strobe” Talbott II, sottosegretario del Dipartimento di Stato con Bill Clinton.

Quando Vladimir Putin ha svelato questa intercettazione dei servizi segreti USA con i separatisti islamici ceceni al presidente Bush, questi rispose che “li avrebbe presi a calci nel di dietro”. cosa che non accadde, visto che più tardi i servizi di spionaggio russi ricevettero una lettera della loro controparte statunitense nella quale affermavano di avere il diritto di appoggiare le forze di opposizione in Russia. Una chiara forma di ingerenza senza limiti.

A giudizio di Putin, “alcuni elementi dei servizi di spionaggio ed intelligence dell’Occidente hanno avuto come obiettivo ovvio quello di destabilizzare i loro principale rivale geopolitico che, adesso si è ben compreso, è sempre stata la Russia”. Battuta sarcastica di Putin.

 

Tuttavia l’Occidente non ha fatto caso alle avvertenze dei pericoli esistenti nell’appoggiare i terroristi islamici.

Putin considera che la rivalità  attuale tra gli USA e Mosca non è” ideologica” ma meramente “geopolitica”, visto che “le loro elites politiche ed economiche apprezzano noi russi soltanto quando ci troviamo piegati, poveri, falliti ad elemosinare aiuti”.

Putin ha commentato che, dopo il collasso dell’URSS, la Russia si aspettava che l’Occidente l’avrebbe trattata in un modo diverso: “tuttavia esistono anche interessi geopolitici che non sono collegati con alcuna ideologia e avrebbero dovuto tenere in conto che un paese la Russia ha dei propri interessi geopolitici e che sarebbe stato necessario tentare di trovare un equilibrio e cercare con rispetto soluzioni mutuamente accettabili. Che affermazione candida!

Tra le sfide che ha dovuto affrontare Putin, quando è asceso alla presidenza, ci fu quella di aver dovuto addomesticare quel pestifero gruppo di oligarchi che dominava la Russia alla fine della decade del ’90, il quale gruppo lo aveva avvisato che “mai lui sarebbe stato il vero mandatario”, ai quali Putin rispose “già lo vedremo”. Bene si è visto chi ha prevalso in Russia.

L’aver domato gli irriducibili oligarchi – tra i quali si trovava il russo-israeliano Mijail Jodorkovski, collegato con gli interessi finanziari della City e di Wall Street e che aveva il controllo degli idrocarburi russi-, ha portato al miglioramento economico con il raddoppio del PIL ed il reddito medio triplicato in pochi anni, cose che Putin considera fra i suoi principali successi, oltre all’aver arrestato il vergognoso declino demografico quando nel 1999 la Russia perdeva 1 milione di abitanti ogni anno, mentre desso ha recuperato la crescita della popolazione naturale in soli due anni consecutivi recenti. Tutto questo assieme proporziona una grande soddisfazione a Putin.

Putin aggiunge che è stato grazie al complesso militare industriale ed all’Esercito russo che i russi hanno potuto superare tutti i problemi associati con la lotta al terrorismo internazionale. Ancora di più nel corso dei periodi più difficili dell’economia.

Putin argomenta che “le sanzioni sono un tentativo di contenere la Russia”, questione che ha rappresentato una costante in tutta la Storia della Russia dall’epoca zarista in poi: “Non c’è niente di nuovo in questo, non dobbiamo preoccuparci”.

Con tutte queste argomentazioni, risulta che soltanto il Financial Times ha pubblicato questi commenti ed ha richiesto una risposta al Dipartimento di Stato USA che ha declinato ogni commento. Chissà perchè.

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