Fonte: Journal-neo.org

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08 Giugno 2015

 

La Russia fa sul serio con la de-dollarizzazione

di William Engdahl

Traduzione di Anacronista

 

La Russia sta per intraprendere un altro grande passo verso la liberazione del rublo dal sistema del dollaro. Il suo ministero delle finanze ha appena rivelato che sta prendendo in considerazione l’idea di emettere titoli di stato russi denominati in yuan. Ciò sarebbe un modo elegante per svincolarsi dalla dipendenza e dalle pressioni ricattatorie del Tesoro USA, rinforzando al contempo i legami tra Cina e Russia: il peggior incubo geopolitico di Washington.

 

Il vice ministro delle finanze russo, Sergei Storchak, ha annunciato che il suo ministero sta compiendo uno studio attento di cosa occorrerebbe per emettere titoli di stato russi denominati in yuan. La notizia rientra in una strategia russo-cinese di lungo termine che mira al cuore dell’egomonia americana: il ruolo del dollaro come principale valuta di riserva delle banche centrali mondiali.

 

Oggi il dollaro viene usato per circa il 60% delle riserve delle banche centrali. Il secondo per ammontare è l’euro. La Cina si sta cautamente muovendo, quale maggiore nazione commerciale del mondo, per fare del suo renminbi o dello yuan un’altra importante valuta di riserva. Ciò ha implicazioni geopolitiche enormi. Fintanto che il dollaro USA è la principale valuta di riserva, il mondo di fatto deve acquistare per le sue riserve titoli di stato denominati in dollari. Questo ha permesso a Washington di avere deficit di bilancio dal 1971, anno in cui il dollaro ha abbandonato lo standard aureo. In pratica, Cina, Giappone, Russia, Germania, tutti paesi in avanzo commerciale, finanziano i deficit di Washington che permettono a questa di fare le guerre in giro per il mondo. E’ un paradosso a cui come minimo Russia e Cina intendono porre fine il prima possibile.

L’anno scorso, Russia e Cina hanno firmato enormi accordi energetici trentennali per la fornitura di petrolio e gas russi alla Cina. I pagamenti avverranno in valute locali, non in dollari. Già nel 2014, i pagamenti in valute nazionali nel commercio bilaterale erano aumentati di 9 volte rispetto al 2013. Lin Zhi, capo del Dipartimento Europeo e Centro-asiatico del Ministero Cinese per lo Sviluppo Economico, ha annunciato lo scorso novembre che “circa 100 banche commerciali russe stanno aprendo i rispettivi conti per i pagamenti in yuan. Si sta allungando anche la lista delle banche commerciali dove i correntisti ordinari possono aprire un conto in yuan.” Lo scorso 18 novembre la maggiore banca russa, Sberbank, è diventata la prima banca del paese a cominciare il finanziamento di lettere di credito in yuan.

 

Una strategia di lungo termine

Tutto ciò sta a indicare che Russia e Cina stanno pianificando con attenzione una strategia di lungo termine per uscire dalla dipendenza dalla valuta statunitense: cosa che, come dimostrato l’anno scorso dalle sanzioni USA, rende entrambi i paesi vulnerabili alle devastanti guerre valutarie statunitensi.

La Cina “in linea di principio” è appena stata accettata dai ministri finanziari del G7 per includere lo yuan nel paniere valutario del Fondo Monetario Internazionale. Al momento solo il dollaro USA, l’euro e lo yen sono compresi nel paniere. Includere lo yuan costituirebbe un gigantesco passo avanti nel suo riconoscimento come valuta di riserva internazionale, indebolendo al contempo la quota del dollaro.

Le riserve straniere cinesi consistono per la gran parte di crediti in dollari, soprattutto titoli del Tesoro USA, il che è una debolezza strategica perché in caso di guerra questi possono essere congelati, come l’Iran sa anche troppo bene. Per la Cina è imperativo aumentare il contenuto aureo delle sue riserve e diversificare il resto con altre valute.

La Cina ha anche concordato con la Russia l’unificazione del progetto ferroviario ad alta velocità della nuova Via della Seta con l’Unione Economica Eurasiatica della Russia. Allo stesso tempo Pechino ha annunciato che sta istituendo un enorme fondo da 16 miliardi di dollari per sviluppare miniere d’oro lungo la rotta ferroviaria che collegherà la Russia alla Cina e all’Asia centrale. Ciò è indicativo di piani per aumentare grandemente la quota aurea nelle riserve della banca centrale. Negli ultimi anni la banca centrale cinese ha notevolmente aumentato le sue riserve auree, sebbene non sia ancora noto se siano ormai maggiori delle presunte 8.000 tonnellate d’oro della Federal Reserve. Ci si aspetta che la Cina riveli le sue riserve auree quando sarà formalmente accettata nel paniere valutario del FMI, forse quest’anno.

Nel 2014, Song Xin, presidente dell’Associazione Aurea Cinese, dichiarò: “Dobbiamo istituire la nostra banca dell’oro prima possibile… Ci può aiutare ad acquisire riserve e darci maggiore influenza e controllo nel mercato dell’oro.” A maggio di quest’anno è stato istituito a Xi’an City, nella parte nordoccidentale del paese, un fondo per il settore aureo che comprende paesi lungo la Via della Seta, guidato dallo Shanghai Gold Exchange (SGE), parte della banca nazionale cinese. La Cina è il maggiore produttore mondiale di oro. Tra i 65 paesi situati sulle rotte della Cintura Economica della Via della Seta, vi sono numerosi paesi asiatici identificati come importanti basi di riserva e consumatori d’oro. Xinhua riporta che nel fondo hanno investito 60 paesi, il che renderà più facile alle loro banche centrali aumentare le loro riserve auree.

Il dr. Diedrick Goedhuys, già consigliere economico della Reserve Bank del Sudafrica, durante un’intervista mi disse: “Voglio sottolineare la qualità unica dell’oro, come risorsa finanziaria, di essere una risorsa che non costituisce debito per nessuno. Un titolo di stato, per esempio, in mano mia è una risorsa, ma nei libri contabili del Tesoro rappresenta un debito da ripagare. L’oro è una pura risorsa. Il progetto minerario cinese è di grande importanza. E’ un piano di lungo termine, potrebbero occorrere 10 anni prima che abbia effetti significativi.”

Mentre Washington e Wall Street sono sempre più frustrate su come indebolire il rublo e il renminbi della Cina, queste due potenze stanno facendo passi da gigante per liberarsi dalle catene del dollaro: mossa che, se ben eseguita, potrebbe liberare una grande parte dell’umanità.