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03/03/2015

 

Ucraina: il FMI impone austerità e l’inflazione schizza al 272%

di Eugenio Cipolla

 

Che l’Ucraina economicamente non stia messa bene, è un fatto risaputo. L’Antidiplomatico, nelle scorse settimane, ha trattato più volte il tema, raccontando di come l’ex Repubblica sovietica, stretta nella morsa della guerra in Donbass e l’austerità imposta dal Fondo Monetario Internazionale, sia ormai a un passo dal baratro. Da Washington, Christine Lagarde, per garantire all’Ucraina un piano di aiuto da 17,5 miliardi di dollari, estensibile fino a 40, ha imposto condizione durissime, che si stanno ripercuotendo sulla popolazione.

Complice anche la svalutazione della gvrina, che da fine gennaio ha perso all’incirca il 50% del suo valore rispetto al dollaro, precipitando ai minimi storici di sempre, l’inflazione è schizzata a livelli monstre. «In Ucraina c’è stata la rivoluzione, ora c’è una guerra ed è al verde», ha scritto oggi sul Washington Post, Matt O’Brien. Il giornalista del quotidiano americano ha citato una stima interessante fatta qualche giorno fa da Steve Hanke, professore di economia alla John Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. «L’inflazione è ufficialmente al 28,%, ma in realtà la percentuale vera è del 272%. Ed è un dato che può solo peggiorare». Un tasso peggiore addirittura rispetto a quello del Venezuela (127%).

O’Brien racconta di come l’economia dell’Ucraina si sia effettivamente ridotta rispetto al 1991, anno in cui il comunismo è finito. In realtà, spiega il giornalista, «il comunismo non è mai veramente finito. L’Ucraina ha appena scambiato i capi di partito con gli oligarchi. Certo, le privatizzazioni ci sono state così come la creazione di un mercato, ma l’Ucraina non ha mai posto fine all’era Sovietica della corruzione e dell’inefficienza». A peggiorare la situazione c’è la guerra commerciale intrapresa con la Russia, che sta distruggendo quel poco che è rimasto. L’Ucraina, infatti, non ha solo perso le fabbriche dell’est del Paese, ormai in mano ai ribelli (circa un quarto della sua capacità di produzione industriale), ma anche il suo principale partner economico.

«L’unico modo per l’Ucraina di pagare i suoi conti – scrive O’Brien – è quello di attingere alle proprie riserve valutarie. Ma quelle si sono ridotte a 6,42 miliardi di dollari, sufficienti solo per un mese di importazioni. Così l’Ucraina ha fatto tutto ciò che fanno i paesi che hanno finito i soldi: andare dal Fondo Monetario Internazionale. E’ stato annunciato un piano di salvataggio da 17,5 miliardi di dollari in cambio di riforme difficili, dove vengono tagliati anche i sussidi energetici per le famiglie. Ma questo non sarà sufficiente a fermare l’Ucraina dall’inadempienza».

Per farla breve l’Ucraina non ha più valuta estera e nemmeno la possibilità di guadagnarne, fino a che la guerra non sarà finita e non avrà ripagato i suoi debiti con il Fondo Monetario Internazionale. Ciò significa che non c’è più niente per sostenere il valore della sua moneta. «La buona notizia, se c’è – scrive O’Brien – è che il denaro del FMI dovrebbe stabilizzare la valuta dell’Ucraina. La non così buona notizia, però, è che nonostante questi soldi l’Ucraina avrà ancora a che fare con un sacco di austerità. La cattiva notizia, invece, è che dovrà realmente alzare i tassi di interesse per tenere a freno l’inflazione che già ha».

Il futuro, comunque, non promette niente di buono «Se non si ferma la caduta libera della sua moneta – chiosa O’Brien - non potrà avere un’economia decente a qualsiasi termine. Quindi, anche se tutto va bene, per l’Ucraina saranno solo dolori. Non ci sono buone scelte quando si è in bancarotta».