Originale: Democracy Now

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19 settembre 2015

 

Un’insurrezione politica in Gran Bretagna

di Tariq Ali e Amy Goodman

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Jeremy Corbyn  è stato un membro della Camera dei Comuni fin dal 1983 e ha una lunga storia di voti contro il suo Partito Laburista che si era spostato considerevolmente a destra sotto Tony Blair e Gordon Brown. La vittoria di Corbyn presagisce la prospettiva di un ritorno alle radici socialiste del partito, perorando la nuova nazionalizzazione dei trasporti pubblici, istruzione universitaria gratuita, l’affitto controllato, e un massimo  nazionale per fissare un tetto ai  salari di chi guadagna tanto. Parliamo ora con il direttore  di riviste britannico e scrittore Tariq Ali che conosce Corbyn da 40 anni. Definisce Corbyn il leader più di sinistra nella storia del Partito Laburista Britannico.

AMY GOODMAN: Jeremy Corbyn è  stato membro della Camera dei Comuni fin dal 1983 e ha una lunga storia di votazioni contro il suo Partito Laburista che si era spostato considerevolmente a destra sotto Tony Blair e Gordon Brown. La vittoria di Corbyn presagisce la prospettiva di un ritorno alle radici socialiste del partito, perorando la nuova nazionalizzazione dei trasporti pubblici, l’istruzione  universitaria gratuita, l’affitto controllato, e una paga massima  nazionale per fissare un tetto ai salari di chi guadagna tanto.

Bene, per saperne di più, ci colleghiamo con Londra dove si unisce a noi Tariq Ali che conosce Corbyn da 40 anni. Tariq Ali è un commentatore politico anglo-pachistano, storico, attivista, regista e direttore della New Left Review. Il suo libro più recente è The Extreme Centre: A Warning [Il centro estremo: un avvertimento].

Benvenuto a Democracy Now!, Tariq. Ci può parlare di queste probabilità – a quanto lo davano gli scommettitori – 200 probabilità a 1 tre mesi fa, che Jeremy Corbyn avrebbe ottenuto la dirigenza del Partito Laburista?

TARIQ ALI: Ero d’accordo con loro, in realtà. Mi sto quasi maledicendo per non aver scommesso 10 o 20 sterline – sarei ricco sfondato se l’avessi fatto. Infatti nessuno si aspettava che Jeremy vincesse, compreso Jeremy stesso. Ciò che è accaduto è stata un’insurrezione politica in Gran Bretagna: i giovani si sono riversati fuori dopo averlo sentito parlare alla televisione e alla radio, hanno affollato le sue manifestazioni, e ciò che abbiamo visto è stata una versione inglese dell’insurrezione scozzese che ha trascinato il Partito Nazionale Scozzese al potere all’inizio di quest’anno. E’ stata quindi una campagna molto eccitante ed è cresciuta, cresciuta, cresciuta. Ed è stato soltanto poche settimane fa, credo, che ci siamo resi conto che Jeremy avrebbe realmente vinto. E anche allora, non riuscivamo a crederci. La sua vittoria, però, segna un enorme cambiamento nella politica inglese. E il grosso problema ora è il seguente: abbiamo il leader più di sinistra nella storia del Partito Laburista britannico al potere come leader, e abbiamo un Partito Laburista parlamentare molto di destra che effettivamente è stato creato da Blair e Brown, mettendo fine alla democrazia nel partito, paracadutando fattorini e fattorine  per farli diventare membri del parlamento, cosicché in quella istituzione oggi non c’è nessuno degno di nota. Questa è la contraddizione che deve affrontare Jeremy. E penso che una delle cose che dovrà fare è di ripristinare le democrazia nel partito, dare ancora una volta ai congressi del partito un significato reale, e andare avanti. Ma accadrà, sai, ma ci vorrà un po’ di tempo. Nel frattempo ci stiamo  rallegrando, tutti noi che da anni partecipano alla politica progressista, perché abbiamo un leader dell’opposizione, perché dopo molti, molti decenni l’Inghilterra o la Gran Bretagna hanno un leader dell’opposizione. E’ un enorme passo avanti.

AMY GOODMAN: Per i nostri ascoltatori americani, Tariq: Jeremy Corbyn che è diventato il leader del Partito Laburista circa tre mesi fa, è equivalente a Bernie Sanders, il senatore socialista del Vermont che ha ottenuto la nomination Democratica per presidente?

TARIQ ALI: Ebbene, è molto simile, Amy, tranne che Jeremy è molto bravo rispetto ai problemi di politica estera. Cioè, ha attaccato con molta forza tutte le guerre imperialiste. Si è espresso con molta determinazione circa il diritto dei palestinesi all’auto determinazione come nazione. Ha denunciato le guerre e, come abbiamo sentito prima, ha collegato la crisi dei rifugiati alle guerre che stanno creando rifugiati. E Bernie è stato molto bravo, naturalmente, ad attaccare le grosse aziende e gli aspetti oligarchici della vita americana politica e sociale, e quindi in quel senso è simile a Jeremy, ma è stato molto riluttante rispetto ai problemi di politica estera. Cionondimeno, sarebbe equivalente, hai ragione, se Bernie Sanders fosse diventato il candidato ufficiale del Partito Democratico a sfidare i Repubblicani; la gente griderebbe rabbiosamente, specie le élite tradizionali, ma sarebbe un passo avanti. E quel passo è stato già fatto ora in Inghilterra.

AMY GOODMAN: Tariq, ora facciamo un intervallo, poi torneremo a questa discussione. Tariq Ali è un commentator politico anglo-pachistano, storico, attivista, regista e direttore della New Left Review. Torniamo fra pochissimo.

AMY GOODMAN: Billy Brag che canta “La bandiera rossa,” l’inno semi-ufficiale del Partito Laburista britannico. Questa è Democracy Now!, democracynow.org, The War and Peace Report. Sono Amy Goodman e parliamo della straordinaria vittoria elettorale del Deputato Jeremy Corbyn a capo del Partito Laburista di opposizione in Gran Bretagna. Rivolgiamoci ad alcuni elettori che hanno appoggiato Corbyn nell’elezione di sabato.

SOSTENITORE DI CORBYN 1: Sono cresciuto con Blair, e questo è stato il mio ingresso nell’età adulta – ora ho 23 anni –tutto il tempo della mia consapevolezza sono stati Blair e il Nuovo Partito Laburista. E penso che sia incredibilmente eccitante il fatto di avere un’alternativa significativa nella politica tradizionale. Penso che sia qualcosa di straordinario.

SOSTENITORE DI CORBYN 2: sono soltanto molto, molto, molto, molto contento che abbia vinto. Ho la sensazione che sia l’inizio di qualcosa di  nuovo e di molto più bello e di migliore per il mondo.

SOSTENITORE DI CORBYN 3: E’ capace di  impegnarsi  con i giovani perché è un politico con convinzioni. Penso che ci siano molti giovani che si sono allontanati dalla politica, e penso che Corbyn sia una persona con la quale i giovani possono intendersi.

SOSTENITORE DI CORBYN 4: Penso che sia un cambiamento per il Partito Laburista. Penso che sia un cambiamento per la Gran Bretagna. Penso che sia un cambiamento positivo. Penso che sia una politica positiva con la quale posso identificarmi. Non è la politica dell’invidia. Non è la politica della paura. E’ la politica della speranza. E Corbyn è qualcuno con cui  penso che possiamo avere una possibilità nel Partito Laburista.

AMY GOODMAN: Queste sono delle persone che hanno sostenuto Jeremy Corbyn. Ha ottenuto una schiacciante vittoria con il 59% dei voti nell’elezione che ora lo fa diventare il leader del Partito Laburista. Il nostro ospite è Tariq Ali, il commentatore politico anglo-pachistano, storico, attivista, regista e direttore della New Left Review. Il suo libro più recente è: The Extreme Centre: A Warning [Il centro estremo: un avvertimento]. Tariq, parlaci di chi Corbyn  ha sconfitto, contro chi ha “gareggiato”, e anche di Tony Blair e di Gordon Brown e di che cosa era diventato il Partito Laburista. Corbyn si è spesso opposto al suo stesso Partito Laburista.

TARIQ ALI: Sì, Jeremy era un membro del Parlamento molto coerente. Come legislatore, ha votato contro tutte le guerre. Ha votato contro qualsiasi tentativo del  Partito Laburista di appoggiare le politiche di austerità dell’attuale governo Conservatore. Non è riuscito a convincere il partito [una cosa che non si può sentire] perché il grosso dei suoi componenti – la maggior parte, direi, sono d’accordo con l’austerità e non si sono opposti a Cameron. Quindi Jeremy, da quando l’ho conosciuto – e lo dico di pochissimi politici, Amy, come gli spettatori ricorderanno, è stato uno dei politici più onesti che conosco. Ha un’integrità. E’ stato coerente. Ha combattuto per le cause in cui moltissimi progressisti di tutto il mondo credono. Ed è stato così per 40 anni. Ha  abbracciato molte cause delle quali ha parlato, ha partecipato a incontri dove erano presenti  soltanto 30 0 40 persone proprio per assicurarsi che lì ci fosse un legislatore a spiegare loro che cosa stava realmente accadendo. E’ quindi un uomo molto notevole, ed è completamente diverso da questi politici che hanno come tutori degli spin doctor  *.

Quello che piace alla gente è che parla in prima persona.  Dice le cose alla gente  chiaramente e direttamente. Va avanti e comunica alle persone ciò in cui crede, e penso che egli stesso sia rimasto meravigliato dalla reazione che c’è stata, perché non c’è alcuna demagogia, sono cose piuttosto trasparenti.

E ora la grossa domanda è: Può Corbyn o il Partito Laburista guidato da lui vincere la prossima elezione? Tutti i suoi nemici dicono che non ce la farà, e che questo è un disastro, che il Partito Laburista ha commesso un suicidio. Non ne sono così sicuro. Credo che  le campagne che ha abbracciato continueranno: riportare le ferrovie alla proprietà dello stato, e alcune delle utenze, istituire l’istruzione pubblica in modo che la gente che ha poco denaro non debba pagare le tasse scolastiche  per i figli: migliorerà gli alloggi popolari, si libererà dei Trident, i missili nucleari che fanno parte delle responsabilità della Gran Bretagna verso la NATO e che hanno creato un enorme panico perché il primo ministro David Cameron ha detto che l’elezione di Jeremy Corbyn ha reso il Partito Laburista un rischio per la sicurezza nazionale, il che è offensivo. Quale è la logica di questo? Cioè, poche settimane fa i droni britannici hanno ucciso i loro stessi cittadini nel mondo arabo. E allora? Avremo il Partito Laburista colpito dai droni? Cioè, sono discorsi  brutti, spiacevoli irresponsabili, cercare di chiudere un dibattito che sta soltanto cominciando. I candidati che si sono opposti a lui erano persone senza una visione, senza immaginazione, persone create da un sistema che non credeva più nella politica o nella democrazia. Questo, secondo la mia opinione, erano loro. E questo è il motivo per cui moltissime persone li hanno rifiutati. Voglio dire che il giorno che Corbyn è stato eletto, 14.500 persone, proprio quel giorno sono entrate o rientrate nel Partito Laburista, e quindi ha galvanizzato la base del partito come nessuno era stato in grado di fare da molto tempo. Blair era un guerrafondaio, Brown era un neoliberale che sosteneva le banche e le grosse aziende. Jeremy Corbin rappresenta un enorme  rottura  con tutto questo, e vedremo come procederà.

AMY GOODMAN: Voglio tornare indietro al gennaio 2013 quando il deputato britannico Jeremy Corbyn parlò a una dimostrazione contro la guerra qui negli Stati Uniti a Washington, D.C. Abbiamo  mostrato  parte del suo discorso su Democracy Now!

JEREMY CORBYN: Devo dire, come membro del Parlamento Britannico del Partito Laburista, che c’è una schiacciante opposizione pubblica al coinvolgimento britannico in una guerra di Bush all’Iraq, perché riconosciamo la guerra per quello che è. Non è per la pace. Non è per la democrazia. Non è per la giustizia. E’ una guerra per il petrolio, ed è una guerra dove i principali beneficiari saranno i fabbricanti di armamenti che hanno ricavato così tanto da tanta miseria per così tanto tempo.

Siamo in una delle nazioni più ricche del mondo e anche io rappresento un altro paese molto ricco del mondo. Se tutto quello che possiamo dire alle persone più povere nelle parti più povere del mondo che soffrono di scarsità d’acqua, di scarsa assistenza sanitaria, di una pandemia di AIDS e di così tante altre ingiustizie, se tutto quello che possiamo offrire sono armi di distruzione di massa e ulteriori guerre, tutto quello che facciamo è dare origine ai conflitti del futuro. Un mondo, un mondo in pace si  può ottenere soltanto se siamo un mondo basato sulla giustizia sociale. Quindi il nostro messaggio al Campidoglio, alla Casa Bianca, a Downing Street a Londra, e a tutti gli  altri, è: Ritiratevi! Riportate a casa le truppe!  Portate la  pace nella regione!  Non più guerre per il petrolio!

AMY GOODMAN: Questo era Jeremy Corbyn, un deputato britannico, nel 2013 a Washington D.C., a un’importante protesta contro la guerra. Si svolgeva proprio pochi mesi prima che gli Stati Uniti attaccassero l’Iraq. Ebbene, ora ci sono migliaia di profughi che arrivano dall’Iraq e dall’Afghanistan e che si uniscono a siriani e nigeriani e ad altri. Tariq Ali, ieri, o questo fine settimana, sabato, subito dopo che Jeremy Corbyn ha ottenuto la direzione del Partito Laburista, ha detto che doveva andare via, durante il suo discorso di accettazione, perché doveva correre alla dimostrazione #WelcomeRefugees (Benvenuti, rifugiati!) dove anche lui ha parlato. Può parlarci della sua posizione sui rifugiati proprio adesso e di quale è la posizione ufficiale della Gran Bretagna, quella di Cameron?

TARIQ ALI: Ebbene, David Cameron ha limitato il numero dei rifugiati a cui permettere di entrare in Inghilterra, in confronto alla Germania, per esempio, anche se dovremmo ricordarci che anche essa ha ora posto fine all’ingresso nel paese. Penso che l’Unione Europea sia in un’enorme crisi riguardo al problema dei rifugiati.

E la posizione di Jeremy, come dichiarato da lui alla manifestazione, è molto chiara: si fanno guerre, si bombardano altre parti del mondo, si distruggono le loro infrastrutture sociali, si fa in modo che la loro vita diventi così infelice che non hanno alternative se non quella di lasciare i loro paesi; e quando bussano alla nostra porta, si dà loro una pacca sulla spalla dicendo: “Non  vogliamo così tanti di voi.” Perché non ci avete pensato quando facevate cadere su di loro le bombe che hanno creato i rifugiati? E quindi Jeremy ha collegato le guerre imperiali intraprese dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei, o da alcuni di loro, al problema dei rifugiati, cosa assolutamente corretta,  Amy. E ha discusso con forza contro qualsiasi nuova guerra o attacchi con bombe sulla Siria e l’Iraq o su chiunque altro o con qualsiasi pretesto, perché sa che questo  peggiorerà le cose. E quindi la sua posizione su questi problemi è stata molto decisa.

E, sai, proprio quello che hai fatto vedere sullo schermo – un leader eletto di recente di un partito all’opposizione in un paese europeo che va immediatamente a partecipare a un’enorme dimostrazione, ad accogliere i rifugiati – è una cosa che non accadeva da tantissimo tempo, non soltanto in Gran Bretagna, ma in tutta Europa. Quindi varrà la pena osservare l’impatto in Europa dell’elezione di Jeremy a leader del Partito Laburista, per vedere come reagirà a questo.

AMY GOODMAN: Il suo libro, Tariq Ali, è intitolato The Extreme Centre: A Warning [Il centro estremo: un avvertimento]. Può spiegarci che cosa intende?

TARIQ ALI: Intendo dire, Amy, che le persone hanno spesso parlato dell’estrema sinistra, dell’estrema destra, o della sinistra populista, della destra populista, senza discutere di quello che è diventato un enorme problema nella politica mondiale, ma specialmente nell’Unione Europea e in Nord America e in Australia: non importa quale partito si elegge. Quando si arriva a parlare di questo, dei fondamenti di oggi – dare inizio alle guerre, imporre l’austerità, aiutare le multinazionali, adulare i ricchi – non c’è grande differenza tra di loro. Possono forse usare un linguaggio diverso, ma la loro politica è la stessa. E questo non è più accettabile per moltissime persone, e questo è il motivo per cui, quando i giovani vedono la possibilità di un’alternativa sia in Grecia o in Portogallo o in Spagna o in Irlanda e ora in Scozia e in Inghilterra, si danno da fare al riguardo. E Jeremy ha realmente rotto con la politica del centro estremo. Non ha fatto mai parte di quel casino. E questa è la cosa così eccitante in questo paese oggi.

AMY GOODMAN: Volevo passare a Jeremy Corbyn che parla di socialismo. La sua elezione a nuovo leader del Partito Laburista fa credere a molti che questo significherà un ritorno alle radici socialiste del partito. Sentiamo Corbyn che sostiene,  alla venerabile Società  Oxford Union nel novembre 2013, che il socialismo funziona.

JEREMY CORBYN: Se volete vivere in un mondo decente, allora è giusto che l’economia del mondo sia dominata da un gruppo di grosse aziende multinazionali che non  danno nessuna spiegazione delle loro decisioni? Queste sono il vero potere nel mondo, oggi, non lo stato-nazione. Sono le aziende globali. E se volete guardare le vittime della massima catastrofe che al momento il mondo si trova ad affrontare, andate nelle baraccopoli ai margini di tante grandi città di tutto il mondo. Guardate quelle persone, i migranti che muoiono nel Mediterraneo mentre tentano di arrivare a Lampedusa. Perché sono lì? Perché stanno morendo? Perché vivono in una tale povertà? Vi dico questo: avviene quando la Banca Mondiale arriva e dice loro di privatizzare tutti i servizi pubblici, di svendere la terra di proprietà dello stato, di fare della disuguaglianza un paragone di virtù. Questo è ciò che spinge le persone ad andarsene, verso i pericoli e la povertà.

E concluderò con questo pensiero: pensate al mondo in cui volete vivere. Volete che ci sia una competizione spietata, o volete che ci prendiamo cura l’uno dell’altro, che ci sosteniamo reciprocamente e che eliminiamo la povertà e l’ingiustizia? Un mondo diverso è possibile. Grazie.

AMY GOODMAN: Questo era Jeremy Corbyn. A proposito, il suo ragionamento è stato vincente.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/a-political-insurrection-in-britain

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