Originale: teleSUR English
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29 gennaio 2015

Socialismo o barbarie
di Jérôme Roos
Traduzione di Maria Chiara Starace

In anni recenti, i capi dell’Unione Europea (UE), i burocrati di Bruxelles e i commentatori politici hanno spesso parlato della comparsa di una “Europa a due velocità.” L’idea si riferisce al fatto che membri diversi dell’UE partecipano al progetto comune a diversi livelli di integrazione, in cui alcuni paesi si muovono più velocemente di altri verso un’unione fiscale e politica. Questo tipo di “geometria variegata” è stata da tempo sostenuta  dal Ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schäuble, che per primo, nel 1994,  ha chiesto l’istituzione di una Kerneuropa o “Europa  centralizzata”.

Oggi, tuttavia, dato che i partiti di sinistra sono pronti a prendere il potere in Grecia e in Spagna, l’idea di una Europa a due velocità ha rapidamente raggiunto un significato molto diverso. Improvvisamente, avremo una periferia progressista che spinge per la cancellazione del debito, per le riforme sociali, per la responsabilizzazione della gente, per i diritti degli immigrati e per la fine del masochismo fiscale dell’austerità – pronta a combattere contro un nucleo reazionario governato da un centro estremo che continua a insistere su ulteriori tagli al bilancio e che cerca disperatamente di placare i il crescendo di sentimenti della estrema destra contro gli immigrati.

Questa è una notevole inversione che capovolge la narrativa ideologica del progetto di un’Europa cosmopolita neo-liberale.  Potenti personaggi come Wolfgang Schäuble e Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione, si sono a lungo deliziati all’idea di auto-compiacimento che le nazioni del nord sono in un certo modo più prudenti e avanzate dei loro cugini deboli e dissoluti del sud. Si è sostenuto che l’unico modo in cui queste ultime possano avanzare, sarebbe che la Grecia e la Spagna diventino più simili alla Germania e all’Olanda.

La conclusione logica di questa linea di ragionamento era che, se i paesi della periferia erano riluttanti o incapaci di fare le riforme necessarie e di diventare di più come “il resto di noi,” la famiglia europea nel suo insieme starebbe probabilmente meglio senza di loro. Questo è il motivo per cui Schäuble è stato costantemente il politico tedesco più esplicito nel sostenere un’uscita della Grecia dall’Eurozona. Secondo la sua “teoria della catena” la singola valuta può essere rafforzata dall’eliminazione del suo anello più debole.

Il problema, naturalmente, a parte il pericoloso centrismo tedesco sottinteso in questa teoria, è che si poggia su una concezione rigidamente teologica del progetto europeo e su una completa inversione di quello che significa “andare avanti.” Come il vecchio Hegel, Schäuble e i cosmopoliti neoliberali dell’ Europa Centralizzata, restano fermi  sulla loro posizione. Credono ancora che l’unico modo per far progredire il continente è di fare tagli fiscali e di riformarlo strutturalmente come era nel 19° secolo. E con la nostra Grande Recessione sembra che siamo già a metà strada.

Le drammatiche conseguenze di questa pericolosa ideologia stanno diventando ogni giorno più chiare. Sotto il regime tedesco di austerità,  che dipende  dalla repressione sistematica dei salari e dal radicamento costituzionale dei rigidi limiti di spesa, perfino l’Europa centralizzata sta regredendo rapidamente agli anni ’30. Mentre alcuni anni fa potevamo avvertire che le “nuvole oscure”  del fascismo si stavano sollevando all’orizzonte, oggi queste nuvole sono proprio sulla nostra testa. Alba Diorada, per quanto sia  orribile, è improvvisamente la minore delle nostre preoccupazioni. Abbiamo cose più importanti di cui occuparci.

Il Fronte nazionale della Le Pen è in testa ai sondaggi in Francia. Il Partito xenofobo

della Libertà del sobillatore anti-islamico Geert Wilders è al primo posto nei sondaggi in Olanda. L’anno scorso il Partito euroscettico dell’Indipendenza del Regno Unito, di Nigel Farage, ha vinto alla grande. Nel frattempo, il partito populista Alternativa per la Germania sta facendo la massima pressione alla Merkel a causa dell’adesione del paese all’euro, e il movimento di estrema destra contro gli immigrati, Pegida, ha mobilitato diecine di migliaia di persone – compresi i neo-nazisti – contro la “Islamizzazione” dell’Europa. Dettaglio saliente: il capo di Pegida si è appena dimesso dopo aver posato per una fotografia con i baffi come quelli di Hitler.

Quindi i contorni della nuova Europa a due velocità, stanno emergendo rapidamente: un’unione disfunzionale in cui la periferia si muove sempre più veloce verso un cambiamento sociale progressista – che include non soltanto l’ascesa elettorale dei partiti di sinistra, ma specialmente le profonde trasformazioni sociali provocate dalle pratiche innovative dal basso verso l’alto della base popolare, dalle cooperative di proprietà dei lavoratori, dalle economie solidali, dagli spazi autonomi, ecc. – mentre i cittadini alienati e irritabili della base scivolano sempre di più nella disperazione e nella reazione.

Naturalmente è un’esperienza che abbiamo già conosciuto. Un secolo fa, la rivoluzionaria tedesca Rosa Luxemburg ha fatto una dichiarazione toccante che è risultata essere tragicamente profetica: “La società borghese è a un bivio,” ha scritto nel suo Junius Pamphlet del 1915: “o la transizione al socialismo o la regressione nella barbarie.” Dato che la sinistra aumenta al sud e la destra ha un successo travolgente al nord,   i cosmopoliti neoliberali del centro estremo hanno chiarito quale è la loro posizione  in questa circostanza: se ne avranno l’occasione, ci riporteranno tutti al Medio Evo.

Oggi soltanto un progetto cosmopolita  radicale che venga fuori dalla base popolare   e dalla periferia, può gettare una luce diversa sull’idea di progresso umano e può portare il Vecchio Continente in una nuova promettente direzione. Come ha scritto una volta un altro rivoluzionario tedesco: “E’ ora di ‘capovolgere Hegel e di farlo poggiare sui piedi e non sulla testa, in modo che possiamo ricominciare a camminare.” Da Atene a Madrid e poi a Berlino.


Nella foto: Rosa Luxemburg e una sua frase famosa:  “In questo momento il socialismo è l’unica salvezza per l’umanità. Socialismo o barbarie! Rosa Luxemburg”.


Jérôme Roos è Dottore di ricerca in Economia Politica Internazionale all’Istituto Universitario Europeo ed è direttore e fondatore della rivista on line ROAR  Magazine. (ROAR è l’acronimo di  Reflections on a revolution – Riflessioni su una rivoluzione,n.d.t.).


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/socialism-or-barbarism

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