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17 marzo 2015

 

L’Europarlamento è per la guerra contro la Russia

di Alvise Pozzi

 

Giovedì, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che è una palese dichiarazione di guerra a Mosca.

 

Lo scorso giovedì il Parlamento Europeo, durante la sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato un’aberrante risoluzione in materia di politica estera che prepara il terreno per la guerra contro la Russia. Il testo sebbene non abbia alcun valore legislativo – come del resto tutti gli atti dell’Europarlamento – è chiaramente indirizzato a serrare le fila e a verificare la fedeltà dei deputati verso l’alleanza euro-atlantica. In sintesi il testo dice che gli Stati membri devono armarsi ed essere pronti ad agire contro i “pericoli esterni” che minacciano la sicurezza dell’EU. La risoluzione è stata presentata da Elmar Brok, presidente della Commissione Affari Esteri – famoso per aver riso in faccia al ministro Levrov durante la Conferenza di Monaco -, eletto tra le fila della CDU e membro del Partito Popolare Europeo, noto per le sue intransigenti posizioni anti-russe e favorevole all’inasprimento delle sanzioni per la crisi ucraina.

La risoluzione 2014/2219 sottolinea “il drastico peggioramento del contesto della sicurezza in tutta l’Unione Europea” e evidenzia come la mancanza di coordinazione tra i singoli Stati e le politiche di austerità siano dei vincoli che impediscano all’Europa di essere un attore determinante nelle crisi e nei conflitti nei Paesi confinanti. In altri termini l’austerità e le restrizioni finanziarie dei trattati europei vanno bene finché tagliano i servizi e i diritti ai cittadini, ma sono dipinti come degli inutili orpelli quando limitano il budget militare e gli acquisti di armi americane. Inutile ripensare alla vicenda italiana degli F-35 o a come, nel peggiore momento della crisi, la Grecia sia stata obbligata a comprare i sommergibili ordinati alla Germania; ora con questa risoluzione si fa un netto salto di qualità.

Tra i compiti specifici della politica estera e di sicurezza europea viene a tutti gli effetti inserito il “favorire la sicurezza, la democratizzazione, lo Stato di diritto e lo sviluppo economico e sociale nei paesi vicini alla UE” e il “rafforzare l’ordine politico, economico e finanziario globale pluralistico (sic!) fondato sulle regole, compreso lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”. Tutti nobili concetti, peccato che poi vengano applicati esclusivamente in salsa neoliberista. Il testo poi “prendendo atto dell’aumento della richiesta internazionale nel sostegno della democrazia” insiste nel “passare da un approccio fino a ora principalmente reattivo a una politica estera e di sicurezza proattiva“ ovviamente portata avanti tramite la NATO e individua – neanche a dirlo – il “principale partner strategico” negli Stati Uniti, sottolineando il carattere “strategico del partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP)” nella definizione di norme globali in materia di lavoro, salute, ambiente e proprietà intellettuale per rafforzare la “governance globale”. Insomma la risoluzione non fa altro che mettere nero su bianco il progetto globale per lo stadio supremo dell’espansione del capitale. Più avanti il testo stigmatizza sempre più il suo avversario e aggiunge la necessità di “ridurre fortemente la dipendenza energetica dalla Russia” e di “affrontare il tema del controllo delle infrastrutture da parte di entità non unionali, in particolare quelle a partecipazione statale”; per poi aggiungere che la priorità sia incentivare i vicini orientali che vogliono avvicinarsi all’Unione e ratificare l’associazione di Georgia, Repubblica Moldava e, naturalmente, Ucraina. Infine condanna fermamente “il fatto che la Russia abbia violato il diritto internazionale mediante l’aggressione militare diretta e la guerra ibrida contro l’Ucraina (…) così come l’annessione e l’occupazione illegittime della Crimea e le azioni di natura analoga nei confronti dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale”. Un verdetto unilaterale di colpevolezza unito a una spregiudicata volontà di espansione a est, senza alcun minimo senso responsabilità per ciò che è accaduto a Maidan.

La scellerata risoluzione è stata approvata con una maggioranza del 67.6%, il 9.9% di astenuti e il 22.5% di contrari; tra di loro hanno votato compatti il Gruppo Confederale della Sinistra Europea, i Conservatori & Riformisti Europei, il Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (ovvero l’alleanza UKIP e 5 Stelle) e i Non-Iscritti (principalmente Lega Nord e FN). Tutti ancora troppo divisi per fare opposizione comune, ma fino a quando ancora?