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21/05/2015

 

Dopo Syriza, una seconda rivolta interna alla zona euro si avvicina e avverrà in Portogallo, dove i socialisti in ascesa rifiutano l’austerità

 

Citigroup ha calcolato che gli indici di indebitamento del Portogallo hanno già superato il punto di non ritorno. "il paese ha molte delle patologie della Grecia"

 

Dopo le dichiarazioni di ieri di Schauble, che non esclude un default greco, e di Moody's, che ritiene probabile una restrizione dei capitali e un congelamento dei depositi in Grecia, l'Europa sta facendo di tutto per innescare una corsa agli sportelli per destabilizzare un governo eletto democraticamente che cerca di far rispettare il suo mandato di fronte alla sua popolazione. Quando i  bancomat si spegneranno o i correntisti faranno la stessa fine di Cipro, Syriza si troverà di fronte ad un bivio: un accordo nel quale rimangiarsi le promesse elettorali, oppure riprendere possesso della sua sovranità monetaria e fiscale in un contesto di rottura scoordinata rispetto agli altri paesi membri della zona euro e che produrrà inevitabilmente instabilità. Il non aver voluto cercare uno smembramento condiviso del mostro euro peserà come una delle maggiori responsabilità storiche di una classe politica europea, inutile marionetta della grande finanza.

 

E' arrivato il momento per i Greci di chiedersi quanto possa continuare un'alleanza con dei partner europei che vogliono fare di tutto per sovvertire un governo democraticamente eletto. Ma dopo i greci, scrive Ambrose Evans Pritchard oggi sul Telegraph, la stessa domanda dovranno farla a breve anche i portoghesi. In Portogallo, il partito socialista al potere ha iniziato una politica opposta a quella dell'austerità e del rigore imposta dalla Troika, impegnandosi a bloccare ulteriori licenziamenti nel settore pubblico. “Ci deve essere un’alternativa che ci permetta di voltare pagina sull’austerità, rilanciare l’economia, creare posti di lavoro, e – nel rispetto delle regole della zona dell’euro – ridare speranza a questa regione“, ha dichiarato il leader del partito socialista Costa che ha accusato il governo portoghese di lanciare un blitz di privatizzazioni negli ultimi giorni del suo mandato, segnalando che i socialisti intendono bloccare o rivedere la vendita della compagnia di bandiera TAP, come anche degli hub del trasporto pubblico e delle reti idriche.

 

 

Dalla traduzione di Voci dall'estero dell'articolo di Ambrose Evans Pritichard:

 

Il piano sembrerebbe del tutto incompatibile col Fiscal Compact dell’UE, che impone al Portogallo degli enormi avanzi primari allo scopo di ridurre il debito pubblico dal 130pc al 60pc del PIL in 20 anni, sotto minaccia di sanzioni.

 

Gli attacchi sempre più feroci sull’austerità da parte di Lisbona rischiano di aumentare i timori di Berlino sul fatto che la disciplina di bilancio e le riforme crolleranno in tutta l’Europa meridionale  se i ribelli della Grecia otterranno delle concessioni. La preoccupazione per il “moral hazard” politico sta notevolmente complicando la ricerca di una soluzione in Grecia.

 

“La Grecia è il banco di prova a cui tutti stanno guardando con molta attenzione. È per questo che i primi ministri di Spagna e Portogallo hanno portato avanti così tenacemente la linea dura “, ha detto Vincenzo Scarpetta, di Open Europe.

 

Nessun accordo sulla Grecia è ancora in vista. Syriza continua a vivere alla giornata, rimandando di stretta misura il default di settimana in settimana, saccheggiando gli ultimi fondi. Il Ministro delle finanze del paese, Yanis Varoufakis, nella notte di lunedi ha detto alla televisione greca che “le pensioni e gli stipendi sono sacri” e se il denaro si esaurisce avranno la priorità. “Preferirei dare default al Fondo monetario internazionale, piuttosto che ai salari,” ha detto.

 

Inviando dei messaggi contrastanti, ha anche detto che la Grecia non ha un piano per una rottura con Bruxelles o per un “cambio di valuta”.

 

Il Portogallo non è più sotto il controllo della Troika. L’anno scorso è uscito dal suo programma di salvataggio di € 78 miliardi, ed è tornato sui mercati. E’ attualmente in grado di prendere in prestito denaro a 10 anni ad un tasso di interesse del 2.35pc. “Non abbiamo più alcun indebitamento diretto“, ha detto un funzionario Ue.

 

Tuttavia, i paesi rimangono sotto un “post-programma di sorveglianza”, con due missioni di monitoraggio sul campo ogni anno, fino a quando non avranno rimborsato il 75pc del denaro. Il Portogallo non sarà libero e a posto ancora per molto tempo.

 

La legge prevede che il consiglio dei ministri UEM possa emettere “raccomandazioni per azioni correttive se necessario, e se queste risulteranno appropriate“. I fondi di salvataggio della UE (ESM e EFSF) hanno un proprio “meccanismo di allerta precoce” per garantire che i debitori rimangano sulla strada giusta.

 

Il Portogallo ha superato la crisi di austerità molto meglio della Grecia, ma resta vulnerabile, con livelli di debito totale più alti e livelli di istruzione molto più bassi rispetto alla Grecia.

 

Il debito pubblico e privato totale combinato ammonta a più del 370pc del PIL, il più alto d’Europa. Questo lascia il paese gravemente esposto agli effetti della deflazione da debito, e col PIL nominale stagnante.

 

William Buiter, capo economista di Citigroup, ha detto che il Portogallo ha molte delle stesse “patologie” economiche della Grecia, ed è probabile che sia in prima linea per il contagio se la santità dell’unione monetaria venisse violata dalla espulsione della Grecia.

 

Citigroup ha calcolato che gli indici di indebitamento del Portogallo hanno già superato il punto di non ritorno, avvertendo che il Paese alla fine avrà bisogno di una qualche forma di ristrutturazione del debito per poter ripartire. Questa paura persistente nel mercato lascia il Portogallo esposto a una nuova crisi del debito.

 

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Questa trappola della stagnazione rende estremamente difficile per il paese crescere per uscire dal debito, o per superare le passività estere pari al 215pc del PIL. “È necessaria una soluzione sistemica al problema della leva finanziaria eccessiva. Non solo le banche, che hanno sui libri troppo credito inesigibile, mettono in pericolo la stabilità finanziaria, ma non sono nemmeno in grado di finanziare la ripresa dell’economia “, ha dichiarato