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02/07/2015

 

La crisi greca attende altri partner della NATO

di Finian Cunningham

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Conseguenza importante del conflitto ucraino e del confronto tra occidente e Russia è l’aumento drammatico della spesa militare in diversi Paesi europei. Tuttavia, questa militarizzazione senza precedenti delle economie europee preannuncia un disastroso futuro debito paralizzante di tipo greco per tali Paesi. I più a rischio della futura sbornia di spese militari nei prossimi anni sono Paesi baltici, Polonia e Paesi scandinavi. Il risultato può effettivamente spiegare perché Washington e i più stretti alleati della NATO hanno intrapreso ciò che appare un pericoloso confronto geopolitico con la Russia. Le tensioni sono alimentate dalla presunta minaccia russa, soprattutto da Washington, che a loro volta portano a lucrose vendite di armi per il Pentagono e il suo complesso militare-industriale. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha recentemente assicurato che l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti “non sarà trascinata in una corsa agli armamenti con la Russia“, ma questo è esattamente ciò che sembra accadere, almeno per i membri o partner orientali europei e scandinavi della NATO. L’agenda del confronto, veementemente articolata da Washington, non è tanto istigare una guerra totale tra NATO e Russia. L’ex-ambasciatore statunitense in Russia Michael McFaul lo scorso fine settimana ha affermato che “solo un pazzo invaderebbe la Russia“. Tale ammissione può effettivamente misurare con precisione i calcoli di Washington. Nonostante il continuo atteggiamento aggressivo degli Stati Uniti verso la Russia, il vero obiettivo infatti non contempla la guerra con Mosca, ma piuttosto creare un clima di paura e insicurezza sulla presunta minaccia russa, per aumentare la spesa militare dei membri della NATO. Nell’ultimo rapporto sulle spese militari in Europa del Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) nota: “La crisi politica e militare in Ucraina ha portato ad una maggiore rivalutazione della percezione delle minacce e delle strategie militari in gran parte d’Europa. Percezione delle minacce aumentate hanno comportato appelli in Europa per aumentare la spesa militare, in particolare, al rinnovato impegno dei membri della NATO a spendere almeno il 2 per cento del loro PIL per la difesa“. Nelle crescenti spese militari nel 2015 rispetto all’anno precedente rientrano: Repubblica Ceca (+ 3,7%), Estonia (+ 7,3%), Lettonia (+ 15%), Lituania (+ 50%), Norvegia (+ 5,6%), Polonia (+ 20%), Romania (+ 4,9%), Repubblica Slovacca (+ 7%), e la Svezia che aderisce alla NATO (+ 5,3%). Significativamente, la maggior parte dei membri europeo-occidentali della NATO riduce o congela le spese militari, come Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Danimarca e Spagna. Tra i maggiori acquirenti militari, la Polonia ha il maggiore esborso finanziario con circa 35 miliardi di dollari anni fino al 2022. In confronto, gli Stati baltici di Lituania, Lettonia ed Estonia hanno spese assai minori in dollari assoluti. Ma ciò che è importante è relazione alle loro economie molto più piccole. Come nota SIPRI: “Nel medio-lungo termine, l’aumento dell’80 per cento o più delle spese militari richiesto da alcuni Stati, per raggiungere l’obiettivo del 2 per cento, è senza precedenti per i membri della NATO in tempo di pace. Dalla fine della guerra di Corea nel 1950-53, l’andamento dei bilanci militari di quasi tutti i membri della NATO, in percentuale del PIL, andava verso il basso o la stagnazione, anche durante i periodi di maggiore tensione con l’Unione Sovietica”.

Gli Stati Uniti quali maggiore esportatore di armi nel mondo ci guadagnano decisamente da bilanci e mercati europei ampliati, con la vendita di sistemi missilistici, carri armati, navi da guerra e aerei da combattimento. Il vantaggio per il Fondo monetario internazionale (FMI) dominato da Washington è che l’indebitamento dei Paesi spendaccioni verso i militari è la conseguente futura coercizione economica, che permetterà l’esproprio via austerity delle economie a vantaggio del capitale finanziario occidentale. Il processo non è dissimile da ciò che è già accaduto in Grecia. Nel diluvio dei reportage occidentali sulla crisi del debito greco, un aspetto chiave rimane stranamente occultato. Il fatto che l’onere del debito da 320 miliardi di dollari della Grecia sia in gran parte dovuto a decenni di militarismo esorbitante. Secondo alcune stime, almeno la metà del debito totale greco, oltre 150 miliardi di dollari, è dovuto alle spese militari. Prima dell’inizio della crisi del debito nel 2010, la Grecia spendeva circa il 7 per cento del PIL per la difesa quando molti altri Paesi europei spendevano circa il 2 per cento. Anche ora, cinque anni dopo il collasso economico, la Grecia ha ancora la più alta spesa militare dell’Unione europea, il 2,2 per cento del PIL. Nell’alleanza militare della NATO, la Grecia ha la seconda più alta spesa di questo tipo dopo gli Stati Uniti, che assegnano circa il 3,8 per cento del loro PIL ai militari. Il governo greco di Alexis Tsipras e i creditori istituzionali come Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale hanno diligentemente ignorato un’opzione lampante per cercare di porre le finanze nazionali della Grecia su basi più solide, la contrazione massiccia militare del Paese. Se la Grecia dovesse ridurre la spesa militare della metà, a circa l’1 per cento del PIL, come Italia, Belgio, Spagna e Germania, potrebbe assegnare 2 miliardi per soddisfare le esigenze immediate del FMI e contribuire ad evitare le misure di austerità drastiche richieste dalla troika UE/BCE/FMI. Ma c’è una buona ragione per cui la troika dei creditori rifiuta questa opzione. La stravaganza militare della Grecia per molti anni è stata un miniera d’oro per le industrie belliche tedesche, francesi e statunitensi. Di 150 miliardi di dollari di spese militari dalla Grecia fino al 2010, il 25 per cento degli acquisti riguardava la Germania, il 13 per cento la Francia e il 42 per cento gli Stati Uniti, secondo i dati SIPRI. Non è un caso che i grandi creditori istituzionali della Grecia sono i governi tedesco e francese, che raccolgono 100 miliardi di dollari. Gran parte del capitale prestato alla Grecia è stato speso per sistemi d’arma tedeschi e francesi come carri armati Leopard e aerei da combattimento Mirage, oltre che per gli statunitensi F-16. In un’intervista al Guardian nell’aprile 2012, il parlamentare greco Dimitris Papadimoulis accusava Berlino e Parigi di “ipocrisia” perché, come spiegò: “Beh, dopo l’inizio della crisi economica (nel 2010), Germania e Francia cercavano di siglare lucrosi accordi sulle armi anche quando ci spingevano a tagliare in settori come la salute“. Così Berlino e Parigi consapevolmente gonfiarono il debito della Grecia per dare un grosso mercato alle loro industrie della difesa. Quella porta girevole della finanza girava anche con la corruzione. Nell’ottobre 2013 l’ex-ministro della Difesa della Grecia Akis Tsochatsopoulous, del governo PASOK, fu imprigionato per 20 anni per corruzione riguardante 75 milioni di dollari e decine di funzionari di Atene. L’azienda tedesca Ferrostaal fu costretta a pagare 150 milioni di dollari per il suo ruolo nel racket delle armi, assicurandosi la vendita di quattro sottomarini Tipo 214 alla Grecia per circa 3 miliardi dollari. Il comodo spauracchio nello scenario greco era la Turchia che invase Cipro nel 1974, dipinta quale perenne minaccia alla sicurezza alla Grecia. Washington, Berlino e Parigi assieme ai politici corrotti di Atene, sfruttarono la minaccia turca per far girare la porta dei prestiti e spese militari. La triste fine di tale scenario è la crisi del debito greco, rilanciata dallo stupro economico del Paese da parte di FMI e potenze europee, soprattutto Berlino e Parigi. Un’altra ironia di tale moderna tragedia greca è che la presunta minaccia turca accentuata da Washington e alleati europei, suscitando la massiccia militarizzazione della Grecia, fu attribuita a un altro membro della NATO, la Turchia. Che fine ha fatto l’articolo 5 della NATO sulla sicurezza collettiva in questi anni d’insicurezza? Quanto è più facile per Washington ed alleati della NATIO presentare la Russia con i vecchi stereotipi della Guerra Fredda quale minaccia alla sicurezza di Europa orientale e Scandinavia?

L’aumento della spesa militare dei Paesi di Europa orientale e Scandinavia sembra uno stratagemma riuscito. Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti e dei suoi omologhi tedeschi, francesi e inglesi rastrellerà miliardi di dollari nei prossimi anni dai membri minori della NATO, opportunamente spaventati dallo stupido “spettro russo”. Ma se la storia del militarismo in Grecia è da seguire, una crisi del debito ‘greco’ è in serbo per Stati baltici, Polonia e scandinavi. La protezione della NATO guidata dagli Stati Uniti? Più che altro il racket della protezione NATO a guida USA.