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06/07/2015

 

Le ceneri di Angela, gli attributi di Tsipras

di Lucia Annunziata

 

"Le ceneri di Angela", prevedeva in copertina questa settimana il settimanale Der Spiegel, con un incredibile senso degli eventi a venire, spiegando nel resto del titolo: "Come la Merkel ha fallito sulla Grecia e sull'Europa". Come dire - non c'era bisogno di essere di sinistra, o antisistema, o come volete voi, per vedere che l'Europa stava facendo qualcosa di sbagliato nella trattativa con la Grecia.

E se pure il referendum, come hanno detto fin qui tutte le élite europee, è stato una forzatura e un atto irresponsabile, ora che si è concluso si potrà almeno dire che ha portato a un chiarimento necessario e definitivo sul vero umore del popolo greco, sul consenso intorno ad Alexis Tzipras, e , non ultimo, sull'Europa stessa.

La schiacciante vittoria dei no suona come una umiliazione di chi ha voluto lo scontro in Europa, convinto di poter rimettere in riga una riottosa nazione con bastone e carota.

È l'umiliazione della Merkel innanzitutto, che ha qui rivelato una straordinaria miopia, un eccesso di muscolarità tanto in contrasto con le sue solite sottigliezze da far immaginare effettivamente, come dice Der Spiegel, il logorarsi del suo patrimonio politico. Sconfitti, insieme a lei i tanti funzionari europei mascherati da leader, di cui Juncker è oggi il perfetto stereotipo, anche loro tutti convinti che un ringhio di Bruxelles bastasse a rimettere a posto le cose.

Sconfitti sono però anche i leader europei che avrebbero potuto avere, per tradizione e convinzioni, un ruolo di bilanciamento per evitare che si arrivasse a questo punto. Penso alla Francia, che in questa circostanza ha ceduto la sua forza diplomatica per finire poi oggi a essere richiamata in servizio per aiutare la cancelliera.

 

L'Italia anche avrebbe potuto, voluto e dovuto fare da mediatore. Lo ha tentato all'inizio di questo scontro. Ma si è ritirata, e il perché ce lo spiegherà prima o poi Matteo Renzi. Certo è che il nostro paese che con il nuovo premier è entrato sulla scena europea solo pochi mesi fa con la ambizione di far "cambiar verso all'Europa" appare oggi fra gli spettatori più' che fra I protagonisti.

Va aggiunto che la difficoltà non è da attribuire tutta a Hollande o a Renzi : è l'intero schieramento socialista che esce scombussolato da questo scontro sulla Grecia, che ha spostato più a sinistra l'oscillazione potenziale della sinistra. Uno spostamento di cui sembra acutamente consapevole Martin Shultz che su Atene ha assunto fin da subito, e ancora oggi lo conferma, un ruolo di "guardiano della ortodossia" europea.

Sul vincitore Tsipras si accumulano ora grandi nubi - a dispetto delle parole di conciliazione che ha immediatamente pronunciato, è già stato messo da quasi tutti i media nel ruolo di nemico pubblico numero uno. Nulla di nuovo. La sua demonizzazione è per certi versi una preparazione a una nuova trattativa, se mai ci sarà.

Ma una cosa ha l'uomo di Atene che tutti i politici europei hanno mostrato di non avere: una vera leadership - fatta di certezza, consenso, audacia, e, non ultimi, "attributi". La partita con lui è aperta.

 

C'è infine un non-protagonista che questo risultato del referendum potrebbe oggi spingere a entrare in campo: gli Stati Uniti. Il presidente Obama non è entrato in campo in questa vicenda se non, a quel che sappiamo, verso la sua conclusione, raccomandando alla Merkel la strada dell'accordo.

Sugli affari interni della Ue, Washington ha sempre preferito applicare la regola di un'amichevole e rispettosa distanza. Ma gli Usa non possono nemmeno stare a guardare l'inizio di una potenziale spirale negativa - per tutte le ovvie ragioni del caso, a cominciare dalle possibilità che la crisi europea apre per la Russia. È possibile dunque che nelle prossime settimane gli Stati Uniti - che dopotutto sono i maggiori azionisti del Fondo Monetario - diventino più attivi in questa vicenda.

Come si vede, nel giro di una settimana, i profili di quasi tutti I protagonisti europei sono cambiati - in termini di posizionamento e percezione pubblica, che si sia con l'uno o con l'altro. Questa riscrittura è la rappresentazione di quel che è già cambiato: si opera oggi in diverse circostanze.

Dove si va da qui non è per nulla chiaro al momento, forse nemmeno a chi dovrà prendere le decisioni. Non sarà facile far ripartire la trattativa, come è stato già detto dalla Germania, ricucire lo strappo da un punto di vista politico, e persino umano. Così come non sarà facile trovare il meccanismo burocratico della riammissione della Grecia nella Comunità. Ma sarà ancora forse più difficile per ciascun paese membro digerire l'intervento sulle regole che la Grecia ha messo in moto. In assenza di una ricucitura piena, e di riforme dell'Europa stessa, la tentazione, da ora in poi, di fare come Atene, sarà sempre più alta.