Originale: Foreign Policy in Focus
http://znetitaly.altervista.org
15 gennaio 2015

L’imminente battaglia dell’Europa
di John Feffer
direttore di Foreign Policy In Focus
Traduzione di Maria Chiara Starace

Durante la prima Crociata, mentre andavano a combattere  i Musulmani infedeli a Gerusalemme, i pellegrini armati si sono fatti una domanda provocatoria: perché dovremmo  fare un lungo viaggio per uccidere delle persone che conosciamo a malapena quando possiamo massacrare ugualmente degli infedeli più vicino a casa?

E così i crociati dell’11° secolo hanno intrapreso uno dei primo pogrom europei contro gli ebrei. Questa furia antisemita nel cuore del continente aveva il vantaggio aggiunto di aiutare a finanziare la prima Crociata, dato che i pellegrini si impossessavano della ricchezza degli ebrei che uccidevano.

L’Europa sta assistendo ancora una volta al danno collaterale dei conflitti nel Medio Oriente. Gli estremisti che sono coinvolti in una crociata di tempi moderni in Medio Oriente – o ai quali è stato impedito di  fare il viaggio in Iraq o in Siria – si sono fatti una domanda molto simile a quella dei loro omologhi dell’11° secolo: perché non uccidere gli infedeli “a portata di mano” piuttosto che gli infedeli lontani?

La domanda – e la risposta come è stata  messa in scena  la settimana scorsa negli uffici di Charlie Hebdo e in un supermercato kosher a Parigi – è brutta oggi come lo era più di 900 anni fa.

In entrambi i casi, i crociati credevano che le loro azioni fossero di importanza storica. Nell’11° secolo, è stato Papa Urbano II che ha emesso la chiamata alle armi che ha trasformato i cristiani sedentari in predoni globali. Oggi sono lo Stato Islamico e al-Qaida che invitano i loro seguaci a uccidere gli empi.

Ma come con quei pogrom iniziali – per non parlare del massacro compiuto da  Anders Breivik in Norvegia nel 2011oppure la serie di uccisioni di turchi in Germania tra il 2000 e il 2007 compiute dai neo-nazisti – le recenti atrocità in Francia non sono altro che atti criminali.

Questo non è, in altre parole, uno scontro finale  tra le forze dell’Illuminismo e le forze della barbarie. Non provo nulla se non dolore per le vittime e nulla se non rabbia per i perpetratori. Dobbiamo però resistere alla tentazione di attribuire la reputazione di combattenti agli assassini o quella di difensori della civiltà a Charlie Hebdo.

La vera battaglia

Se questi omicidi non costituiscono una guerra, cionondimeno indicano un profondo conflitto all’interno dell’Europa. Il conflitto non è incentrato sul problema  di chi sia  l’unica vera religione, ma verte sulla precisa identità dell’Europa.

Nell’11° secolo, ciò che incoraggiava alle crociate non era soltanto lo stato di Gerusalemme, ma la paura che l’Islam stesse infrangendosi sulle spiagge della stessa Europa (e, un effetti, l’Islam aveva già un solido appoggio nella penisola iberica). Oggi, una paura analoga anima gli Islamofobi e coloro che criticano aspramente gli immigrati nel continente.

Temono che la loro visione antiquata di un’Europa in stragrande maggioranza bianca e cristiana – con confini rassicuranti che definiscono chi è francese e chi è tedesco e chi non appartiene alla confortevole cultura della “civiltà occidentale” – stia scomparendo rapidamente. Disapprovano tanto la traiettoria della cancellazione dei confini propria dell’integrazione europea, quanto le trasformazioni demografiche dell’immigrazione europea. Conficcano disperatamente le loro dita nell’argine di civiltà per conservare l’eredità cristiana del continente.

Ma l’Europa delle loro immaginazioni, nella limitata misura in cui è esistita nella loro immaginazione, è già passata alla storia.

L’immigrazione in Europa non è nulla di nuovo, naturalmente. Particolarmente dopo la II Guerra Mondiale, le connessioni coloniali hanno diversificato il continente quando gli indonesiani sono arrivati in Olanda, gli algerini in Francia, e la gente dell’isola di Trinidad nel Regno Unito. Durante i periodi di mancanza di lavoro negli anni ’60 e ’70 i lavoratori immigrati si riversavano dai Balcani, dalla Turchia e dal Nord Africa,  in paesi come la Germania e la Svizzera che avevano scarse o nulle connessioni coloniali, per fornire forza lavoro  in più.  Molti lavoratori  immigrati ritornavano nei loro paesi, ma alcuni rimanevano per mettere su famiglia e creare un multiculturalismo ante litteram.

Questi cambiamenti hanno  provocato  la prima ondata di sentimenti anti-immigrati. Nel 1968, Enoch Powell ha fatto il suo infame discorso sui “fiumi di sangue ai suoi colleghi Conservatori britannici nel quale prediceva futura violenza a causa dell’    degli immigrati dal Commonwealth. Il Fronte Nazionale ha iniziato a mobilitare il sentimento contro l’immigrazione in Francia già all’inizio del 1970. In Germania il Partito Repubblicano, analogamente xenofobo, è iniziato nel 1983.

Sebbene i “fiumi di sangue” di Powell non ci sono stati, la tensione anti-immigrati nella politica europea è diventata soltanto più virulenta. E l’Europa ha continuato a cambiare. Le guerre dell’era post Guerra Fredda –in Bosnia, Kosovo,  in tutto il Nord Africa e in Medio Oriente, ha fatto entrare profughi e immigrati e l’ attrattiva di un’Europa unificata ha attratto gente da tutto il mondo.

I cambiamenti demografici in Europa nello scorso  decennio sono stati accentuati.

Tra il 2005 e il 2013, secondo i rilevamenti   dell’ONU sulla popolazione, in Svizzera la popolazione degli immigrati è saltata dal 22,9% al 28,9%, in Spagna dal 10,8% al 13,8%, in Italia dal 4,2% al 9,8%, in Svezia dal 12,3% al 15,9%, in Danimarca dal 7,2% al 9,9%, in Finlandia dal 2,9% al 5,4%, e nel Regno Unito dall’8,9% al 12,4%.

Questi rapidi aumenti in un breve periodo di tempo hanno creato ansia nelle popolazioni che non considerano i loro paesi come “società per immigrati” come sono gli Stati Uniti o l’Australia.

Un’islamofobia di convenienza

Nel cuore della Germania,   l’organizzazione denominata Europei Patriottici contro l’Islamizzazione dell’Occidente (Pegida) si è dimostrata sia enormemente popolare che fonte di imbarazzo per i massimi politici tedeschi.

Questa settimana gli organizzatori di Pegida hanno proceduto a fare  una dimostrazione a Dresda subito dopo le uccisioni in Francia e hanno radunato 25.000 persone malgrado gli inviti alla gente di restare a casa espressi dal primo ministro Angela Merkel. Sebbene una contro-dimostrazione a Dresda abbia attirato 35.000 persone, Pegida  è pronta a fare altre proteste ,programmate in altre città tedesche e anche in altre nazioni.

I capi di Pegida sono cresciuti nella Germania Est, e le loro dimostrazioni di lunedì ricordano le dimostrazioni del lunedì che si svolgevano a Lipsia nel 1989. Una parte della retorica di Pegida riflette gli slogan del movimento democratico della Germania Est, come “Noi siamo il popolo” – ma con un orientamento  più minaccioso.

Non sorprende che, dato il suo messaggio anti-immigrati e anti-musulmano il gruppo abbia attirato un nocciolo duro di estremisti associati con associazioni calcistiche e bande di motociclisti. Non sbagliatevi, però: il sentimento anti-immigrati e di odio per l’Islam, è molto popolare in Germania anche tra i cosiddetti elementi rispettabili.

Thilo Sarrazin era un membro preminente del Partito Social Democratico quando ha pubblicato Germany Abolishing Itself [La Germania che abolisce se stessa], che descriveva l’immigrazione  come l’arma con la quale il paese si stava suicidando. Il sermone è diventato un libro molto venduto e non perché i naziskin razzisti fossero diventati improvvisamente avidi compratori di libri. In un sondaggio del mese scorso svoltosi in Germania, metà di coloro che hanno risposto hanno dichiarato la loro empatia con Pegida e con la sua agenda anti-musulmana.

Nel frattempo, in Inghilterra, il fervore anti-immigrati ha catapultato il Partito dell’Indipendenza del Regno Unito al terzo posto nei sondaggi. Subito dopo le tragedie in Francia, il capo dell’UKIP, Nigel Farage ha parlato di una “quinta colonna” nelle nazioni europee che ha i nostri passaporti e che ci odia,” un sentimento che ha provocato un aumento  della sua popolarità. (Naturalmente, Farage è un  fanatico delle uguali opportunità. In primavera, dopo che sono state attuate le nuove regole per il lavoro che permettevano ai rumeni il diritto di lavorare dovunque nell’Unione Europea, ha detto: “Qualsiasi persona normale e imparziale avrebbe il perfetto diritto di preoccuparsi se in gruppo di rumeni si trasferisse nella casa accanto….”).

Ma l’organizzazione meglio piazzata per influenzare l’islamofobia che sta venendo fuori in Europa, è il Fronte Nazionale di Francia. Prima delle recenti uccisioni, marine Le Pen era già in testa nei primi sondaggi  per la competizione presidenziale del 2017, e il suo partito era in cima ai sondaggi per le elezioni locali in marzo. La Le Pen ha chiesto il ripristino sia dei controlli ai confini che della pena di morte, cosa che metterebbe la Francia in contrasto con il resto d’Europa. E’ la faccia del nuovo estremismo: sufficientemente liberale per alcuni aspetti (divorziati, favorevole all’aborto) per arrivare alla gente comune, ma aggressivamente intollerante come i suoi predecessori per fare leva sulla base.

L’islamofobia di questi movimenti di estrema destra è in gran parte casuale. Trafficano con il sentimento anti-islamico perché è sia popolare che più accettabile che, per esempio, il razzismo o la xenofobia ordinaria. Charlie Hebdo, dopo tutto, non    vignette che prendevano in giro la gente di colore o Roma. Ma c’è via libera, rispetto all’ intolleranza  per i Musulmani. Questa islamofobia è comunque la punta della lancia. La vera stoccata dell’estrema destra è tenere fuori gli immigranti di tutti i tipi.

Evitare i fiumi di sangue

La prima Crociata ha “liberato” Gerusalemme nel 1099 con grande effusione di sangue dato che i crociati uccidevano sia i Musulmani che gli Ebrei nella grande città.

E’ stata soltanto la prima di una mezza dozzina di crociate che   in tutta Europa e nei due successivi secoli. Le vittime delle Crociate successive includevano pagani, Cristiani ortodossi, eretici Albigesi, e, durante la IV crociata, la popolazione cattolica di Zara, nell’ attuale Croazia. Il ciclo di violenza iniziato dall’invito alla guerra religiosa di Papa Urbano II, è costato  vite di tutte le fedi e condizioni sociali, e ha prodotto anche molta della violenza di europei contro europei. Agli estremisti di tutte le parti piacerebbe molto vedere il ritorno delle Crociate. Lo Stato Islamico ed al-Qaida vorrebbero vedere fiumi di sangue nelle strade d’Europa. E l’estrema destra comprende che una guerra totale con un nemico devoto, è una strada verso il potere politico. Una volta in carica, creeranno di nuovo il loro momento da 11settembreper capovolgere l’integrazione europea, costruire una grossa recinzione intorno all’Europa e iniziare le deportazioni.

Dimenticate la falsa cornice dell’Occidente contro l’Islam. Non è precisa storicamente o concettualmente, e le due parti sono fondamentalmente dalla stessa parte contro i crimini di al-Qaida e lo Stato Islamico. La vera battaglia è per l’anima dell’Europa. E l’estrema destra si sta mobilitando come se fosse il 1099.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/europe-s-coming-battle

top