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25 gennaio 2015

La crisi in Grecia raccontata anno per anno

La crisi greca ha rappresentato l’apice della depressione economica che ha attraversato l’Europa e il mondo dal 2008. Ma forse con le prossime elezioni qualcosa cambierà. O no?

La Grecia è tornata alle urne in un clima elettorale psicotico, a cui, a dire il vero, è più l’Europa che tende lo sguardo, che i greci stessi.Alexis-Tsipras è dato per sicuro vincitore dai sondaggi. Ha promesso ai greci il salario minimo, di rinegoziare il debito, di non riconoscere gli accordi con l’Europa firmati dal vecchio governo.

Dopo la terza fumata nera al Parlamento di Atene e nell’attesa delle prossime elezioni di oggiche stabiliscano il nuovo Presidente, c’è chi scommette sul futuro del paese.

Nonostante da Bruxelles facciano infatti sapere che l’uscita dall’euro al momento è una prospettiva impossibile per tutti i paesi dell’Unione (da un punto di vista normativo, perché se Atene intendesse uscire, forse riuscirebbe a farlo comunque), il fantasma della ‘Grexit’ con Tsipras, il capo di Syriza, partito di estrema sinistra dato per favorito, spaventa non poco il resto d’Europa.

Ma come si è arrivati a questo punto? Andiamo per gradi, anzi no, per anni:

2009: Segnato dalla salita al potere del socialista George Papandreou, leader del Pasok, che riesce ad avere la meglio alle elezioni di ottobre con il 44% di preferenze, il 2009 è l’anno della verità. Per la prima volta si scopre che il buco nei conti pubblici del paese è molto più grande di quello ‘narrato’ dai precedenti governi e che il deficit del bilancio raggiungerà il 12% del Pil.

Dopo un incontro di tutti i ministri delle Finanze europei a Bruxelles si scopre che il debito greco vale il 12,5% del Pil. A questo punto, in chiusura d’anno, l’agenzia di rating Fitch declassa il paese da A- a BBB+.

2010: Si può dire che il 2010 rappresenta l’inizio della fine. Da questo momento in poi, austerity e salvataggio diverranno i termini chiave della questione. All’inizio dell’anno Atene presenta a Bruxelles un programma di stabilità per il periodo 2010-2013, promettendo di abbassare il deficit di bilancio fino al 2% nel 2013.

Parallelamente si dà il via a quella che sarà solo la prima e più ‘innocua’ parte del piano di austerità interno al paese: aumento dell’Iva, tagli agli stipendi pubblici e aumento di tasse su tabacchi e alcolici.

Ad aprile, dopo la stessa ammissione da parte del governo greco, la Grecia è costretta a chiedere aiuto all’Europa, che stanzia 45 miliardi di euro di aiuti.  Ma dopo qualche mese Berlino, di comune accordo con il Fondo Monetario Internazionale, vara il pacchetto prestiti per Atene del valore di 110 miliardi di euro per 3 anni. La decisione fomenta la ribellione per le strade della capitale greca. Scontri tra civili e forze dell’ordine, in 3 persone persero la vita, segneranno l’inizio di un periodo di proteste accese da parte del popolo greco, che sapeva che quell’accordo avrebbe rappresentato un tunnel infinito di povertà.

Nel luglio di quest’anno in Grecia viene approvata la riforma delle pensioni, che prevede il ridimensionamento dell’età pensionabile a 60 e 65 anni, per le donne e gli uomini, e il taglio dei benefits.

2011: Si tratta dell’anno della ‘seconda crisi greca’, in cui Bruxelles avvisa che il deficit, aggirandosi intorno al 13,6%, è molto più grave di quanto si sospettasse. Il ministro delle Finanze Papaconstantinou esclude il rinnovo del debito, sperando che Berlino estenda i termini del pagamento.

A maggio di quest’anno la Grecia inizia a privatizzare ogni cosa allo scopo di raccogliere 50 miliardi di euro entro il 2015 per pagare il debito. Nel frattempo l’agenzia di rating Standard & Poor’s declassa Atene da paese B a CCC.

Viene approvata in Parlamento una II legge di austerità, con le sempre più accese proteste che fanno da cornice. Questa viene ‘suggerita’ dalla Germania, la quale chiede conferme e sicurezze al governo greco per autorizzare una seconda tranche di aiuti. Bruxelles invia ad Atene 8,7 miliardi di euro, foraggiati dai 3,3 miliardi dell’Fmi.

A luglio dai leader europei viene concordato un secondo pacchetto salvataggio per la Grecia di quasi 160 miliardi di euro.  Ma presto il ministro greco delle Finanze confessa che il paese non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di deficit. A questo punto gli investitori privati accettano una perdita del 50% del valore nominale dei bond greci in loro possesso. È così che i funzionari sperano di ridurre il livello del debito greco al 120% del Pil entro il 2020. Vengono quindi stanziati altri 130 miliardi (Ue più Fmi).

Nel novembre di quest’anno il presidente Papandreou si dimette, dopo le critiche ricevuto per aver in pratica ‘svenduto’ il paese. A questo punto Luca Papademos, ex capo della Banca di Grecia, subentra e lo sostituisce a capo di una nuova coalizione che comprende il Pasok e Nuova Democratia, con l’obiettivo di arrivare a nuove elezioni nel 2012.

Per sbloccare i 130 miliardi di euro il governo, rispettando il tradizionale accordo con la Germania, dovrà effettuare ancora tagli interni. Questi arrivano al 22% sui salari minimi, 15% sulle pensioni e 15. 000 posti di lavoro nel settore pubblico. Mentre la disoccupazione sale al 21%. E, sempre secondo quanto imposto da Bruxelles, la Grecia raggiunge un ‘accordo di riconversione del debito’ con i suoi creditori nel settore privato.

2012: Alle elezioni di maggio i due partiti al governo crollano. Nessuna coalizione riesce ad avere il sopravvento sul resto. Alba Dorata, il partito neonazista, ottiene il 7% . Si programmano nuove elezioni per il giugno prossimo.

Alle elezioni di giugno Nuova Democratia con il suo leader Antonis Samaras, si allea con il Pasok e Samaras diviene primo ministro. È a queste elezioni che inizia ad avanzare Syriza, il partito di estrema sinistra capeggiato da Tsipras, contrario agli aiuti dell’Europa, che, con il 26,9 % di preferenze, ottiene 71 seggi in Parlamento

Ad ottobre arriva il 4° piano di salvataggio. Samaras infatti avverte che la Grecia non ha più soldi e che un mancato aiuto da parte dell’Ue porterebbe nel baratro Atene. Il Parlamento così approva un piano di austerità di 13,5 miliardi di euro.

2013: Il Parlamento approva nuovi tagli interni al paese di 15. 000 posti di lavoro per il servizio civile.

A giugno chiude l’emittente radiotelevisiva Ert per risparmiare soldi, ma qualcuno pensa che sia un’azione manovrata per censurare ciò che stava accadendo in Grecia. Ed infatti seguirà a questo provvedimento uno sciopero di 24h.

Sinistra Democratica lascia il parlamento, che approva nuovi tagli sui salari dei dipendenti del servizio civile, licenziamento di 13. 000 persone entro la fine dell’anno e riduzione di 12. 500 posti di lavoro nel settore pubblico.

Il 21 dicembre il parlamento greca approva il bilancio 2014 che prevede un ritorno alla crescita.

2014: Inizia la vendita dei titoli di Stato con cui la Grecia ottiene 4 miliardi di dollari dai mercati finanziari internazionali. Fitch riposiziona Atene da B- a B.

Alle elezioni del Parlamento europeo di maggio, Syriza raggiunge il 26,6% dei consensi, portando la sinistra radicale alla vittoria.

All’inizio di dicembre il Parlamento annuncia a sorpresa nuove elezioni presidenziali con un anticipo di 2 mesi. L’incapacità a eleggere un presidente fa precipitare le borsa greca del 12, 78%.

Lo stesso accade il 29 dicembre: niente presidente per la Grecia. Solo il 25 gennaio prossimo ci dirà come si concluderà questa storia.

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