Venerdì, 21 agosto 2015

 

La sostanza è racchiusa in quel disinvolto passaggio dal NO al SI' alle politiche liberiste ed austeritarie imposte dall'Europa. Leonardo Mazzei - sollevazione.blogspot.it

 

A questo punto una sola domanda è rilevante: Tsipras spiegherà mai agli elettori greci e agli europei qual è la vera ragione dell’incredibile voltafaccia che lo ha visto protagonista proprio la notte del referendum? Quella che doveva essere, e per molti cuori è stata, la notte del trionfo della democrazia e della volontà popolare. Ma quella notte Tsipras, anziché esultare licenziò il suo ministro dell’economia Yanis Varoufakis e il giorno dopo fece esattamente il contrario di quel che il popolo gli aveva chiesto a grandissima e, consentitemelo, commovente maggioranza … Cos’è successo quella notte? Chi o che cosa ha indotto Tsipras a rinnegare se stesso? Non è una domanda retorica. Si tratta di capire quali metodi vengono usati, dietro le quinte, per sovvertire la volontà popolare. E’ un dettaglio che, a chi è davvero democratico, interessa davvero; anche perché situazioni analoghe potrebbero capitare in altri Paesi. Marcello Foa - blog.ilgiornale.it/foa/

Fonte:Pauper Class

http://www.controinformazione.info/

22 Agosto 2015

 

Ne’ le elezioni ne’ la Rivoluzione ci salveranno….

di Eugenio Orso

 

Il caso greco e quello italiano dimostrano in pieno tutta la “nullità inesorabile” delle elezioni liberaldemocratiche. I risultati – espressione, su un piano teorico, della cosiddetta volontà popolare – non contano nulla, possono essere ribaltati, si può agire dietro le quinte agevolmente per tornare alle urne. Così in Grecia, a giochi già fatti. O si può agire per negare a talento il voto politico, tenendo in piedi un governo “nominato”.Cosi’. in Italia, paese in cui il processo di rischiavizzazione del lavoro, di distruzione del sociale e di privatizzazione (“le riforme che il paese aspetta”) deve essere portato a compimento nel breve-medio periodo.

 

Allora, se il programma è sempre quello della troika, ispirato dai mercati finanziari e dagli investitori, se i capi di governo si scelgono nei “salotti buoni” del neocapitalismo, incuranti del verdetto delle urne, ai popoli dominati non resterebbe che l’anelito rivoluzionario, per rovesciare il sistema e cambiare radicalmente le politiche di governo, nonché le alleanze internazionali dei paesi liberati.

Si fa un gran parlare dell’urgenza del ritorno alla sovranità, monetaria e politica, degli stati che l’hanno “devoluta” al sopranazionale, per impostare politiche sociali e industriali che arrestino la caduta della vecchia Europa, e in particolare di paesi malridotti come l’Italia. Questo è certo un tema cruciale, anzi, per alcuni è addirittura il vero e il solo vulnus. Per riappropriarsi sovranità e moneta, visto che elezioni non servono a niente, ritualizzate come sono e incapaci di modificare lo status quo, ci vorrebbe una bella Rivoluzione, che incida sui rapporti sociali, sugli assetti politici e sul sistema di alleanze internazionali.

Tsipras dimissionario, dopo aver accettato abbassando la testa le imposizioni del mostro europide, troika+germania, e Renzi non eletto (ma gradito a Goldman Sachs) ancora in carica, forse fino al 2018(!), o almeno per tutto il 2015, lasciano intendere che la strada elettorale non è percorribile, per salvare i popoli europei prigionieri nell’eurolager, e che la soluzione rivoluzionaria, a questo punto necessariamente armata e violenta, potrebbe essere la sola speranza rimasta.

Dovrebbe trattarsi di una Rivoluzione “populista”, antiliberale, finalizzata ad aprire le porte del lager unionista riconquistando il controllo della moneta, a uscire dalla nato, a stabilire una solida e strettissima alleanza con la Russia. Per una Nuova Europa Sovrana. Così, forse il ventunesimo secolo, non diventerebbe un “nuovo secolo americano”, come vorrebbero i folli e criminali neocon statunitensi, ma l’inizio di una lunga fase di ripresa di potenza del vecchio continente, in grado di affrontare e debellare la minaccia, barbarica e stragista, rappresentata dall’islam sunnita e quella, commerciale, industriale e produttiva, incarnata dalla Cina.

Tuttavia, si continua inutilmente a votare in Grecia come in Italia. In Italia, per la verità, con molta più moderazione evitando le politiche, se le presidenze del consiglio assegnate dai poteri forti esterni, si confermano con le elezioni europee (“luna di miele” degli italiani con Renzi e piddì al 40%).

Anche nei paesi in cui il voto politico è più frequente, come in Grecia, la volontà popolare è calpestata e il corpo elettorale regolarmente ingannato. Fin dalla sua comparsa ho sostenuto che Alexis Tsipras – espressione della sinistra euroserva, attaccato all’euro e all’unione come il pidocchio alla cute – è solo un volgare imbroglione e gli accadimenti più recenti lo confermano in pieno. Il suo programma era soltanto elettoralistico, per imbonire le masse, poiché, senza una rottura netta con l’unionismo elitista, sarebbe stato impossibile applicarlo. Risultato finale: il grande capitale finanziario ha vinto ancora e i greci hanno perso.

Se al posto di Tsipras ci fosse stato il “ribelle” Varoufakis, anche lui espressione della stessa sinistra (l’unica, oggi, in Europa, non dimentichiamolo), la sorte dei greci non sarebbe cambiata di una virgola, perché le oligarchie finanziarie e monetarie l’hanno già decisa. Nel caso di Varoufakis le trattative si sarebbero protratte più a lungo, con qualche drammatica rottura, ma l’esito finale sarebbe stato lo stesso.

Italia e Grecia dimostrano che le elezioni liberaldemocratiche, con tutto il corredo di retorica sinistroide sulla democrazia, altro non sono se non uno strumento di dominazione e controllo delle masse nelle mani delle élite neocapitaliste, un rito che trova in questa sinistra, legata mani e piedi all’”internazionalismo finanziario” dal piddì a syriza, il suo principale e più convinto officiante. La conclusione che possiamo trarne è che le masse si fottono addirittura meglio con il voto, perché senza sarebbe un po’ più problematico, senza dar loro di tanto in tanto “la parola”, giustificare i massacri sociali.

Nel cul de sac in cui ci troviamo, assieme ai greci e a molti altri popoli europei, la soluzione non può essere la vittoria elettorale di un’ennesima sinistra, definita umoristicamente “massimalista” o “radicale”, magari in alternativa ai vecchi partiti socialisti (che di socialista hanno solo il nome) o a formazioni solidamente e dichiaratamente euroserve come il piddì.

L’unica alternativa con qualche speranza di successo sarebbe la Rivoluzione. Basta con i Civati, i podemos-possibile, i Varoufakis, le coalizioni sociali, le albe, le linke e le altre europe, i Fassina chi! Basta con queste prese per il culo sinistroidi, architettate dai Soros e dai Goldman Sachs. In campo le armi, l’inquadramento militare, gli scontri di piazza e gli assalti agli edifici pubblici! Facile a dirsi, ma impossibile a farsi, in queste condizioni storiche …

Per mancanza di tutti gli “ingredienti” di base – quadri motivati, programma politico coerente e applicabile, consenso di massa crescente – la Rivoluzione, nelle nostre condizioni, è un esito del tutto improbabile e per molto tempo non sarà in agenda.

Provate a cercare, in tutta Italia, non dico centomila ma soli diecimila elementi antisistema motivati, bene istruiti, determinati a costruire un’alternativa reale allo status quo imperante, disposti a combattere in clandestinità come i vecchi brigatisti rossi, rischiando la pellaccia. In tutto il territorio nazionale ne troverete forse qualche decina, con i requisiti minimi, e si tratterà (lo scommetto) di individui isolati, anche loro come tanti altri oppressi da un senso di vaga impotenza politica. Per non parlare del programma alternativo a quello neocapitalista applicato da Renzi (e in Grecia da Tsipras), che non esiste proprio. Il consenso delle masse, poi, rischia di diventare una chimera, perché la potenza manipolatrice degli apparati mediatici, ideologici ed accademici è al massimo storico, in grado di far passare come primo problema le nozze fra omosessuali – o addirittura i direttori stranieri nei musei italiani – con almeno sette milioni di italiani disoccupati e inoccupati. Il popolo bue deve gioire se Mattarella, il presidente fantoccio di Renzi, taglia gli alloggi, principeschi e sottocosto, ai funzionari della presidenza della repubblica, come se fosse una grande conquista di civiltà! Intanto il fisco vi ammazza. C’è la ripresa, anche se sei in cassa integrazione, sul giro d’aria, con equitalia alle calcagna, e molti imbecilli ci credono …

Gli imbecilli sociopolitici, plasmati ad hoc in quest’ultimo trentennio, anche se hanno la pancia sempre più vuota e il portafogli pure, sono facili da condurre, da orientare, da confondere, e soprattutto da usare per sostenere quel sistema che gli tira calci nel culo. Questa è la realtà ed è difficile credere che le cose cambieranno in uno o due anni appena. Persino in Grecia, nonostante il palese tradimento di Tsipras e di syriza, non si respira aria di rivoluzione. Tutt’al più, di nuove elezioni, che saranno ancora una volta una trappola per i greci.

La conclusione? Né le elezioni né la Rivoluzione ci salveranno, quindi siamo spacciati.