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17 giugno 2015

 

Tsipras attacca la Troika e strizza l’occhio a Mosca e Pechino

di Alessio Caschera

 

Il premier greco Tsipras va all'attacco di Europa e FMI, mentre da Mosca e Pechino sono pronti 15 miliardi per le casse di Atene.

 

Dopo una settimana segnata dal fallimento dei negoziati sul debito greco, Atene punta il dito contro i creditori accusati di voler umiliare il governo. Il premier Tsipras ha ribadito che la vera ragione per la quale non si è giunti finora ad un accordo, non è per le rigidità del suo governo, come invece sostenuto dai creditori, bensì per espressa volontà della Troika di strangolare la Grecia e umiliarla. Ma il giovane Tsipras le parole più dure le ha riservate per il FMI, che ha accusato di aver avuto “responsabilità criminali” nella crisi di Atene. A ribadire quanto detto dal premier sono arrivate le dichiarazioni del ministro delle finanze Varoufakis che, intervistato dal quotidiano tedesco Bild, ha affermato che “non ci sono margini per altre concessioni”, dal momento che le richieste fatte dai negoziatori delle istituzioni economiche straniere sono troppo dure e disumane. Dal canto suo Bruxelles ha fatto sapere che le informazioni provenienti da Atene sono “fuorvianti” e il capogruppo della CDU al parlamento di Berlino ha definito il possibile Grexit “accettabile” qualora non si riuscisse a giungere ad un accordo di fatto favorevole per i creditori.

Ma Tsipras non molla e le quotazioni di un possibile default o del citatissimo Grexit sono sempre più in ascesa. Accettare quanto proposto finora dai creditori è inaccettabile per due ragioni: una economica e l’altra politica. Qualora il governo di Syriza dovesse cedere alle pressioni, il risultato sarebbe catastrofico per il paese con un rapporto debito/PIL che schizzerebbe al 200 percento. Dal punto di vista politico il rischio per Tsipras è concreto: accettando un accordo come quello proposto dalla Troika, il premier simbolo della speranza e della rinascita greca, metterebbe la parola fine ad una carriera politica ancora agli albori. I greci hanno eletto Tsipras per dire basta all’austerità e alle politiche economiche disastrose degli ultimi anni che hanno trascinato il Paese nel baratro, “il mandato che abbiamo ricevuto dal popolo greco è quello di porre fine all’austerità.Al fine di raggiungere questo obiettivo dobbiamo cercare un accordo che distribuisca gli oneri in modo uniforme e che non faccia male a lavoratori e pensionati”, ha infatti ricordato il premier lasciando intendere che, a queste condizioni, un accordo è pressoché impossibile.

Uscendo dall’euro la Grecia otterrebbe un risultato migliore. I motivi sono diversi, come ricordato da Wolfgang Munchau sul Sole24Ore1; anzitutto la Grecia non dovrebbe dar seguito alle richieste insostenibili di aggiustamenti di bilancio, in secondo luogo il rischio default sarebbe praticamente scongiurato e da ultimo, nel medio-lungo periodo, il carattere chiuso dell’economia greca potrebbe non ricevere grossi aiuti dalla svalutazione anche se l’importante settore del turismo ne beneficerebbe. Ma l’estenuante querelle sulle trattative per il rimborso del debito greco è una partita che si gioca anche sul tavolo della geopolitica. Secondo quanto afferma il settimanale tedesco Der Spiegel, Russia e Cina avrebbero un piano da 15 miliardi di euro per aiutare Atene. 5 miliardi dovrebbero arrivare da Mosca nei prossimi giorni, legati al progetto del “Turkish Stream”. Gli altri 10 arriveranno da Pechino nell’ambito dei progetti di privatizzazione di alcuni settori dell’importante porto del Pireo e delle ferrovie di Stato. Denaro che non è a prestito, ma che rientra in accordi tra Paesi sovrani che nulla hanno a che vedere con i negoziati in corso con la Troika.

Di questo discuteranno il premier Tsipras e il presidente russo Putin venerdì 19 a San Pietroburgo nell’ambito del Forum Economico Internazionale, un appuntamento chiave che vedrà la partecipazione anche del vice premier del Consiglio di Stato cinese. Ma la mossa più astuta che ha a disposizione il governo ateniese è il veto su nuove sanzioni alla Russia. La prossima settimana infatti l’Unione Europea dovrà decidere sulle nuove sanzioni imposte dal presidente americano Obama a margine del G7 e Atene potrebbe minacciare il veto qualora la posizione delle istituzioni economiche europee dovesse irrigidirsi. Altra possibilità è che la Grecia possa guidare una fronda di paesi, tra cui l’Italia, che con le sanzioni alla Russia hanno solo perso commesse e rapporti di cooperazione con un mercato di primaria importanza per le loro esportazioni. Una possibilità quest’ultima di difficile realizzazione, che potrebbe non far dormire sonni tranquilli ai paesi del nordeuropei e soprattutto agli Stati Uniti, ma che rappresenta una speranza per un’Europa ostaggio di quelli che non sono più i suoi interessi.

 

Note

1) http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-06-15/perche-grecia-non-ha-niente-perdere-se-dice-no-creditori-165928.shtml?uuid=ACA1t0