Russia Today

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Giugno 21, 2015

 

 

La Troika cerca di strangolare la Grecia con qualsiasi mezzo

di Ariel Noyola Rodriguez

Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Il 18 giugno i negoziati tra Grecia e Eurogruppo erano in stallo. La troika insiste sul fatto che il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis presenti un piano di riforma “credibile” ai creditori, in altre parole distruggere i diritti dei lavoratori, sostenere l’austerità e quindi dare massima priorità al pagamento del debito. Il tempo stringe e la fiducia riposta su Syriza anche, di conseguenza mai come oggi è chiaro che la Grecia deve cercare respiro fuori dall’unione monetaria.

La Banca centrale della Grecia ha sorpreso tutti con la pubblicazione del suo rapporto sulla politica monetaria 2014-2015. Oltre a rivelare le conseguenze dello “strangolamento economico” imposto da Bruxelles, conclude che se non potrà raggiungere un accordo con i partner europei al più presto possibile, esploderà una crisi di proporzioni enormi. “Una crisi del debito gestibile come quella che affrontiamo con l’aiuto dei nostri partner, diverrebbe incontrollabile con grave rischio per il sistema bancario e la stabilità finanziaria“, riporta (1). E’ la prima volta che l’istituzione contempla seriamente l’uscita della Grecia dalla zona euro. Immediatamente i media mainstream hanno sottolineato che la maggioranza della popolazione è riluttante a lasciare l’unione monetaria; circa il 70% secondo un sondaggio della GPO. Per mantenere la ‘moneta comune’ vanno adottate le norme del Trattato di Maastricht, e la stampa occidentale conclude che il popolo greco è disposto ad accettare i vincoli delle autorità europee: l’austerità è il prezzo per aderire all’area euro. Tuttavia, gli imperi mediatici non ricordano che la stessa maggioranza si oppone alle misure che la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca centrale europea e Commissione europea) cerca d’imporre. Inoltre, la stessa maggioranza è ormai convinta che il programma di salvataggio originale da 245 miliardi di euro riguardi solo le difficoltà economiche. Aumento di disuguaglianze, povertà, senza fissa dimora, malattie mentali e suicidi sono la prova della ‘crisi umanitaria’ che i greci soffrono tutti i giorni (2). Naturalmente un cambiamento è urgente nell’economia. A tal proposito il governo greco ha insistito sulla soluzione dei bisogni immediati (promozione di investimenti, creazione di posti di lavoro, maggiore distribuzione del reddito, etc.) e su meno discussioni sui termini del debito. Tuttavia, Bruxelles ha bloccato qualsiasi accordo che avanzi la ripresa; il rimborso del debito ha la massima priorità. Il primo ministro Alexis Tsipras è praticamente ‘ammanettato’ all’attuazione di una politica economica alternativa, in una situazione contraria alla sua volontà che diminuisce gradualmente la fiducia nel suo partito, Syriza. Alla vigilia dell’incontro con l’Eurogruppo le accuse tra il governo greco e la troika non si sono fatte attendere. Davanti al suo gruppo parlamentare, Tsipras ha denunciato il Fondo monetario internazionale (FMI) per “responsabilità criminale” nella crisi, ed ha anche ribadito che il suo governo non avrebbe ceduto alle pressioni della troika, volte, secondo lui, ad “umiliare il popolo greco”. Ciò garantisce che i “piani di adeguamento” siano respinti in ogni momento (4).

Sulla stessa linea s’è pronunciato il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, rifiutandosi di presentare proposte all’Eurogruppo che, alla fine, comprendano una serie di impegni ‘credibili’ verso i creditori: alzare l'”avanzo primario”, aumentare le tasse addizionali (IVA), smantellare il sistema pensionistico, ecc.(5) Di conseguenza, i negoziati erano in stallo ancora ieri (18 giugno 2015, NdR). La troika è mantiene la propria intransigenza nell’imporre con qualsiasi mezzo le “riforme strutturali”, mentre Tsipras si rifiuta di tradire le richieste del popolo greco. Pertanto, la controversia viene ancora rinviata. Il governo greco ha 10 giorni di tempo per pagare le 4 rate mensili del FMI (1,54 miliardi di euro) e per l’apertura di un nuovo piano di finanziamento da 5,2 miliardi di euro. A luglio, Atene deve pagare 3,5 miliardi alla Banca centrale europea (BCE), 465 milioni al FMI e 2 miliardi di euro ad altri creditori. Debito ed austerità portano altro debito, una situazione che trascina la Grecia nella ‘spirale depressiva’ che appare infinita. Come poi avrebbe risorse sufficienti per far fronte ai propri impegni?

Senza dubbio se Tsipras si decide di uscire dall’euro, a giugno, le conseguenze saranno drammatiche per l’economia greca e le altre economie della regione, tra cui ovviamente Germania e Francia. Berlino teme uno spread su vasta scala. Se la Grecia cede, gli speculatori scommetteranno contro i Paesi dalla maggiore fragilità finanziaria: Finlandia, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e così via. Notevolmente indebolita da scarsa crescita economica e deflazione (prezzi in calo), la zona euro perderà ulteriormente fiducia presso gli investitori internazionali. La crescente ‘avversione al rischio’ dell’uscita della Grecia potrebbe causare l’aumento dei rendimenti sui titoli sovrani (attualmente a livelli minimi). In situazione di panico, i tassi d’interesse andranno alle stelle, contraendo gravemente la liquidità da un Paese all’altro. L’incertezza aumenterebbe e i flussi di capitale sarebbero vittime dell”effetto farfalla': un lieve aumento della volatilità dei mercati del debito sovrano, lievi ribassi dei mercati azionari o un cambio nella politica monetaria basterebbero ad innescare enormi turbolenze sui circuiti del credito. Tuttavia, la troika sembra decisa ad abbattere il programma economico della sinistra. Syriza ha inaugurato le sconfitte elettorali del neoliberismo in Europa e perciò è la preda preferita dei finanzieri disposti ad imporre la propria volontà ad ogni costo. Tuttavia, i greci devono contare su se stessi, creando alleanze oltre i confini continentali e puntare all’utopia. La democrazia è nata nell’antica Grecia e lì vanno cementate le basi per costruire l’Europa libera dalla “dittatura dei creditori”, avendo un’alternativa…

Note

1. “Report on Monetary Policy 2014-2015“, The Bank of Greece, June 17, 2015.

2. “Los griegos se alistan para nuevas penurias“, Nektaria Stamouli & Marcus Walker, The Wall Street Journal, 16 giugno 2015.

3. “The Looming Austerity Package“, Costas Lapavitsas, Jacobin, 12 giugno 2015.

4. “Greek exit real prospect as eurozone hardens towards belligerent Athens”, Larry Elliott, Ian Traynor & Helena Smith, The Guardian, 16 giugno 2015.

5. “Greece will not present new reform proposals at Eurogroup: Bild“, Michael Nienaber, Reuters, 16 giugno 2015.

6. “Greek crisis: why policy makers in emerging markets should worry“, Alan Beattie, The Financial Times, 18 giugno 2015.