Fonte: http://russeurope.hypotheses.org

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Domenica, 28 giugno 2015

 

Tirannia europea? Il referendum in Grecia

di Jacques Sapir

Traduzione di Martino Laurenti

 

Alexis Tsipras ha deciso di indire un referendum per il 5 luglio per chiedere al popolo sovrano un voto risolutivo sui contrasti che ha con i creditori della Grecia. Ha preso questa decisione in seguito alle minacce, alle pressioni, agli ultimatum che gli sono stati posti negli ultimi giorni del negoziato con la cosiddetta Troika, ovvero la Banca Centrale Europea, la Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale. In tal modo, con un gesto che potremmo definire «gaullista», ha deliberatamente riportato sul piano politico un negoziato che i partner della Troika volevano mantenere sul piano tecnico e contabile.

Questo gesto ha provocato una reazione da parte dell’Eurogruppo di estrema gravità. Siamo di fronte ad un vero e proprio abuso di potere, consumatosi nel pomeriggio del 27 giugno [ieri, N.d.T.], quando l’Eurogruppo ha deciso di riunirsi senza la Grecia. In ballo non c’è più solamente il futuro economico della Grecia. In ballo ci sono l’Unione Europea e la tirannide ormai aperta della Commissione e del Consiglio.

 

La dichiarazione di Alexis Tsipras

Il testo della dichiarazione resa da Alexis Tsipras nella notte fra il 26 e il 27 giugno sulla televisione di Stato greca (ERT) è sotto questo aspetto estremamente chiaro: «Dopo cinque mesi di negoziati, i nostri partner ci hanno posto un ultimatum, cosa che contraddice i principi dell’UE e affossa il rilancio della società e dell’economia greca. Queste proposte violano completamente i diritti europei. Il loro obiettivo è l’umiliazione di un intero popolo, e stanno a dimostrare l’ossessione del FMI per una politica di dura austerità (…). Oggi abbiamo la responsabilità storica di riaffermare la democrazia e la sovranità nazionale, e questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum facendo appello alla volontà del popolo greco. Ho proposto al consiglio dei ministri di organizzare un referendum, e questa proposta è stata adottata all’unanimità.»[1]

Questo breve discorso, gravoso e pieno di determinazione, entrerà certamente nella Storia. Questo discorso è stato pronunciato da un giovane uomo, che in cinque mesi si è confrontato con la malafede, con la manipolazione, con quelle che occorre definire le bassezze della politica. La dice lunga sulla sua collera, fredda e determinata. Ed è probabile che qui stia il principale sbaglio dell’Eurogruppo e delle istituzioni europee: aver trasformato un partigiano dell’Europa in un avversario risoluto delle istituzioni europee. Cinque mesi fa Tsipras non era certo fra coloro che si oppongono all’idea europea. Ma la moltiplicazione delle umiliazioni, i tentativi di forzare la mano, l’hanno obbligato a rivedere molte delle sue posizioni, alcune delle quali si sono rivelate illusorie. Tsipras e Varoufakis sono oggi in rotta di collisione con l’Eurogruppo e con l’UE, non per causa loro ma per colpa delle “istituzioni europee”. E tutto questo ha enormi conseguenze.

 

Le lezioni della dichiarazione di Tsipras

In questa dichiarazione è possibile individuare tre aspetti importanti.

Il primo è che il disaccordo fra il governo greco e i suoi partner è stato anzitutto politico. La BCE e la Commissione Europea non hanno smesso un secondo di cercare la capitolazione del governo greco, che è quel che Tsipras chiama “l’umiliazione di un intero popolo”. Ciò che l’UE ha cercato di fare, per il tramite dell’Eurogruppo, è di cauterizzare il precedente apertosi con l’elezione di gennaio 2015 in Grecia. Si tratta di dimostrare che in Grecia, ma ben di più anche in Spagna, in Italia e in Francia, non è possibile “uscire dal quadro dell’austerità” così come è stato definito dai trattati. Bisogna tenere a mente la dichiarazione di Jean-Claude Juncker, secondo il quale non ci possono essere scelte democratiche in contrasto con i trattati.

Il secondo aspetto rilevante in questa dichiarazione è che, per la prima volta, un dirigente legalmente eletto e nel pieno delle sue funzioni dichiara che le istituzioni europee fanno proposte che, nella forma come nella sostanza, “violano completamente i diritti europei”. È un’accusa molto grave. Equivale a dire che le istituzioni europee, che si presume siano garanti della democrazia, agiscono contro di essa. Equivale altresì a dire che quelle stesse istituzioni, la cui legittimità non sussiste se non per delega della legittimità degli Stati membri, adottano comportamenti che violano la legittimità e la sovranità di uno di questi Stati membri. Tutto ciò vuol quindi dire che le istituzioni dell’Unione Europea si sono trasformate in Tyrannus ab exercitio, ovvero in un potere che – benché scaturito da procedure legittime – si atteggia comunque da Tiranno. Il che vuol dire contestare ogni legittimità alle istanze dell’Unione Europea.

Il terzo aspetto deriva dai primi due. È contenuto nella parte del discorso in cui si dice: “Oggi abbiamo la responsabilità storica di riaffermare la democrazia e la sovranità nazionale, e questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum facendo appello alla volontà del popolo greco.” Ormai la posta in gioco non è più a livello del debito ma a livello dei principi, della democrazia come della sovranità nazionale. Ed è in questo senso che è possibile parlare di una vera e propria “fase gaullista” in Alexis Tsipras. Volendo portare l’analogia storica fino in fondo, mentre nel 1940 Paul Raynaud non sottomise al Consiglio dei Ministri la questione della prosecuzione della guerra, Alexis Tsipras ha invece osato porre la questione dell’austerità e del referendum, e ha ricevuto un sostegno unanime, anche da parte dei membri di ANEL, il piccolo partito sovranista alleato di SYRIZA. In tal modo si è davvero innalzato alla statura di un leader storico del suo paese.

La reazione dell’Eurogruppo, che aveva definito nuovamente “triste” (sad) questo referendum[2], conferma molto bene le strategie antidemocratiche che oggi sono all’ordine del giorno in seno all’Unione Europea. Ma questa reazione è stata a sua volta superata da una decisione di rilevanza davvero drammatica.

 

Il colpo di forza dell’Eurogruppo e la Tirannia europea

La reazione dell’Eurogruppo, che si è riunito questo sabato a Bruxelles, è consistita infatti in un atto che coniuga l’illegalità più palese con la volontà di imporre le proprie posizioni ad uno Stato sovrano. Decidendo di tenere una riunione in assenza di un rappresentante dello Stato greco l’Eurogruppo ha appena deciso di escludere de facto la Grecia dall’Euro. Ciò rappresenta evidentemente un abuso di potere. E bisogna ricordare qui alcuni aspetti che non sono privi di conseguenze tanto giuridiche quanto politiche.

  1. Non esiste allo stato attuale alcuna procedura che permetta di escludere un paese dall’Unione Economica e Monetaria (autentico nome della “zona Euro”). Se una separazione deve esserci, non può aver luogo che per comune e amichevole accordo.
  2. L’Eurogruppo non ha esistenza giuridica legale. Non è altro che un “club” che opera sotto copertura della Commissione Europea e del Consiglio Europeo. Questo vuol dire che se l’Eurogruppo ha commesso un atto illegale – e sembrerebbe proprio che sia il caso – la responsabilità grava su queste due istituzioni. Il governo greco avrebbe quindi tutte le carte per trascinare la Commissione e il Consiglio non solo davanti alla Corte Europea di Giustizia, ma anche davanti alla Corte Internazionale dell’Aia. In effetti l’Unione Europea è alla base di un’organizzazione internazionale. Lo si evince per esempio dallo statuto e dalle esenzioni fiscali dei suoi funzionari. Ora, in tutti gli organismi internazionali la regola è quella dell’unanimità. È vero che il trattato di Lisbona prevede il sistema della maggioranza, ma è un sistema che non si applica all’Euro né ai rapporti fondamentali fra Stati.7
  3. Il colpo di mano (perché bisogna chiamarlo con il suo nome) appena realizzato dall’Eurogruppo non riguarda solo la Grecia. Ci sono altri paesi membri dell’Unione Europea, e penso al Regno Unito o all’Austria, che potrebbero anch’essi trascinare davanti alla giustizia europea e internazionale la decisione presa de facto dall’Eurogruppo. In effetti l’Unione Europea poggia su regole che valgono per tutti. Ogni decisione che viola queste regole ai danni di un singolo paese costituisce una minaccia per l’insieme dei membri dell’Unione Europea.
  4. Bisogna essere chiari. La decisione presa dall’Eurogruppo potrebbe significare, a lungo termine, la morte dell’Unione Europea. O i dirigenti europei prendono coscienza dell’abuso di potere appena commesso e decidono di annullarlo, oppure se perseverano in questa direzione devono attendersi un’insurrezione dei popoli ma anche dei governanti di alcuni Stati contro l’Unione Europea. Non si capisce perché alcuni Stati che hanno appena riacquisito la loro sovranità, come l’Ungheria, la Repubblica Ceca o la Slovacchia, debbano accettare simili pratiche.

È dunque sintomatico che la crisi indotta da un Paese che rappresenta non più del 2% del PIL di tutta l’UE abbia preso questa piega. In effetti ciò mette bene in luce la natura fondamentalmente antidemocratica delle istituzioni dell’UE così come il fatto che quest’ultima si stia trasformando in una Tirannia.

 

Lo spettro della democrazia nei corridoi di Bruxelles

Non si può, né si deve, fare previsioni sul risultato del referendum. È anche possibile che, una volta caduto il movente, non abbia luogo. Ma bisogna comunque sottolineare che rappresenta il ritorno della democrazia in uno spazio europeo dal quale era latitante. Da questo punto di vista, l’iniziativa presa da Alexis Tsipras rappresenta l’ultima chance per introdurre democrazia nel sistema europeo.

È altresì probabile che i partiti d’opposizione, che si tratti di Nuova Democrazia o del partito di centro-sinistra To Potami, protestino e cerchino di impedire con vari ricorsi legali che il referendum abbia luogo. Non si può nemmeno escludere che questi partiti, con l’appoggio dei neofascisti di Alba Dorata, tentino di destabilizzare il governo greco. Reazioni di tal fatta sarebbero esemplari dell’atteggiamento antidemocratico che oggi si diffonde in Europa. Porterebbero acqua al mulino di Alexis Tsipras. Mai come oggi si percepisce come gli attori europeisti di questo dramma siano terrorizzati dallo spettro della democrazia.

Anche in Francia si percepisce distintamente la disapprovazione provocata dall’iniziativa di Alexis Tsipras. Che si tratti dei Socialisti o dei “Repubblicani”, non è possibile opporsi apertamente a questa decisione senza contraddire immediatamente e brutalmente tutti i bei discorsi che essi fanno sulla democrazia. Ma, in realtà, il referendum greco fa risorgere lo spettro di un altro referendum, quello del 2005 sul progetto di trattato costituzionale in Europa. Il modo in cui la larga maggioranza della classe politica francese, da Nicolas Sarkozy à François Hollande, dall’UMP al PS, fu smentita dalla vittoria del No, per poi far passare di nascosto pressappoco lo stesso testo all’epoca del trattato di Lisbona che fu ratificato dal Congresso a Versailles, rappresenta uno degli episodi più vergognosi e più infamanti della vita politica francese. Gli attori di questa tragica carnevalata sono sempre fra di noi. C’è una continuità nei progetti, se non nell’azione, fra la decisione di non rispettare un voto – quello degli elettori francesi, ma anche degli olandesi – e il colpo di mano inavvertito dell’esclusione della Grecia dall’Eurogruppo.

Tsipras non deve perciò aspettarsi alcun aiuto da François Hollande, rispedito senza troppi complimenti alla sua mediocrità e ai suoi compromessi al ribasso, né certo da Angela Merkel, la cui politica è la vera causa di questa crisi. Ma può aspettarsi l’aiuto di tutti coloro che, in Europa, si battono per la democrazia e per la sovranità.

 

Note

 

[1]Traduction de Vassiliki Papadaki, sur le site de SYRIZA-France, http://syriza-fr.org/2015/06/27/allocution-du-premier-ministre-a-tsipras-au-peuple-grec-la-choix-au-peuple-souverain-referendum/.Vedi anche la traduzione su http://contropiano.org/interventi/item/31591-il-discorso-di-alexis-tsipras-stanotte

[2]Déclaration du Président de l’Eurogroupe, Jeroen Dijsselbloem, samedi 27 juin, http://www.france24.com/en/20150627-eurogroup-says-sad-greece-referendum-closes-door-talks?ns_campaign=reseaux_sociaux&ns_source=twitter&ns_mchannel=social&ns_linkna-me=editorial&aef_campaign_ref=partage_aef&aef_campaign_date=2015-06-27&dlvrit=66745

 


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27.06.2015