http://iljournal.today/

28 giugno 2015

 

Grecia: a cosa serve il controllo dei capitali

 

Nonostante la giornata si sia aperta con prospettive drammatiche, la BCE non ha sospeso l’Ela. Questo vuol dire che per ora non c’è bisogno del ‘controllo sui capitali’. Capiamo cos’è.

 

Le dodici ore di dibattito di ieri al parlamento greco si sono concluse con l’approvazione di un referendum, con il quale il popolo greco sarà chiamato il prossimo 5 luglio a stabilire se accettare o menole condizioni proposte dai creditori di Atene- Bce, Fmi e Commissione Europea- in cambio di nuovi aiuti.

 

Dal canto suo, l’Europa, estromettendo dalla riunione di ieri sera il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, ha fatto sapere al governo di Atene che non aspetterà l’esito del referendum e che attenderà invece il limite del 30 giugno, quello prefissato mesi fa, per ricevere il rimborso di 1,6 miliardi di euro.

Ma se da un lato i toni dei creditori si fanno duri e implacabili, rendendo palpabile la prospettiva di un default del governo di Atene e dell’uscita dall’euro, dall’altro invece sembra quasi che in fin dei conti, nessuno voglia lasciare andare la Grecia, anche per timore delle conseguenze in tutta l’Eurozona.

E così, oggi 28 giugno, la BCE ha dichiarato che manterrà al livello attuale i fondi di emergenza alle banche della Grecia. Un segnale di stabilità, in una situazione che, soprattutto politicamente, fa acqua da tutte le parti. Finché la Bce infatti manterrà attivo l’Ela, la fornitura di liquidità alle banche greche, non ci sarà bisogno di controllo sui capitali in uscita dal paese, né di chiudere le banche.

A cosa serve il controllo dei capitali?

Questa pratica è stata utilizzata in Tailandia e in Malesia, durante la crisi asiatica degli anni ’90; in Argentina, quando il paese ha annunciato il fallimento nel 2001; in Islanda nel 2008 ; a Cipro nel 2013.

L’obiettivo del ‘controllo dei capitali’ è soprattutto quello di frenare la ‘fuga di denaro’ dal paese e il fenomeno del panico bancario, il bank run.

 

Un prelievo di massa dei capitali dagli istituti bancari causerebbe infatti il più totale fallimento, mettendone in pericolo la liquidità. E a questo punto, bisognerebbe chiudere le frontiere finanziarie del paese, instaurando dei controlli. Ogni operazione bancaria cioè viene monitorata.

A Cipro ad esempio, è accaduto che le banche avevano chiuso per 12 giorni. Alla loro riapertura, come spiega l’economista Eric Dor a Le Monde, il prelievo era limitato a 300 euro a persona, ogni giorno. Tutti i bonifici esteri avevano un tetto massimo di 5000 euro, a persona e a banca, e quanti avessero necessità di superare questo tetto, dovevano chiedere un’autorizzazione amministrativa.

Anche per la Grecia si prospetta uno scenario molto simile. Ma i rischi di questa manovra sono dietro l’angolo. A Cipro infatti questo controllo è durato 2 anni e la ripresa è ancora oggi molto difficile. Se infatti questa soluzione sembra temporaneamente alleviare le sofferenze economiche, con il passar del tempo, ci si rende conto che essa mette in crisi l’intero sistema finanziario, impedendone un’effettiva ripresa.