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30.06.2015

 

Grecia, ma è così importante pagare il FMI? E che cos'è il FMI?

di Marta Panicucci

 

Alla fine siamo arrivati alla fatidica data del 30 giugno, e la Grecia sembra orientata a non rimborsare una tranche di 1,6 miliardi di euro di prestiti al FMI. Cosa succederebbe dopo? La Grecia è ufficialmente in default? Non ancora. Nonostante oggi sia il giorno in cui scade il termine per il pagamento le conseguenze più drammatiche del mancato rimborso arriveranno soltanto nelle prossime settimane. Il FMI, infatti, prevede un periodo ponte prima di dichiarare un Paese insolvente e quindi in default selettivo. Vediamo meglio cos’è il FMI e quali cosa succede dopo il mancato rimborso.

 

Cos’è il FMI?

Da qualche mese, in piena crisi greca e trattative per un accordo, non si fa altro che parlare di FMI e BCE, due organismi a cui è legato il futuro di Atene. Ma mentre la BCE dell’italiano Mario Draghi la conosciamo bene, spesso il FMI è soltanto una sigla che poco o niente dice a chi la sente in tutti i TG.

Andando alle origini, il FMI nasce nel 1945 a seguito degli accordi raggiunti nella Conferenza di Bretton Woods del 1944, cui hanno partecipato le potenze Alleate nella seconda Guerra mondiale. L’obiettivo della Conferenza era di evitare il ripetersi di gravi crisi come quella statunitense degli anni ’30 e così le potenze mondiali hanno istituito il FMI, la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, cioè la Banca Mondiale ed un’Organizzazione Mondiale per il Commercio (in origine chiamata GATT, poi trasformata nell'attuale WTO nel 1995).

All’articolo 1 dello statuto del FMI si leggono gli obiettivi del Fondo con sede a Washington D.C:

  1. - promuovere la cooperazione monetaria internazionale;
  2. - facilitare l'espansione del commercio internazionale;
  3. - promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio evitando svalutazioni competitive;
  4. - dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili con adeguate garanzie le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti;
  5. - facilitare la creazione di un sistema multilaterale di pagamenti relativi alle transazioni correnti tra i membri e l’eliminazione delle restrizioni valutarie che ostacolano la crescita del commercio mondiale;
  6. - in conformità a quanto sopra, per ridurre la durata e ridurre lo squilibrio nelle bilance dei pagamenti internazionali di membri.

 

Il FMI è un’organizzazione internazionale composta da 188 Paesi membri. Gli organi direttivi dell'FMI sono il direttore operativo, il Consiglio dei governatori a composizione plenaria e il Consiglio esecutivo composto dai 24 direttori esecutivi, di cui 5 membri permanenti di Stati Uniti, Giappine, Germania, Francia e Regno Unito. Il FMI ha a dispozione, per raggiungere gli obiettivi indicati nell’articolo 1 dello Statuto, di un capitale raccolto con le quote di partecipazione dei suoi membri.

I diritti di voto in seno al Consiglio sono proporzionali al numero delle quote sottoscritte da ciascun Paese, che sono calcolate sulla base di particolari indici economici, come il PIL, le transazioni di conto corrente e le riserve ufficiali. Ma veniamo all’assistenza finanziaria del FMI. Il Fondo ha, tra gli altri, lo scopo di rimediare gli squilibri finanziari dei Paesi membri tramite l’erogazione di prestiti. Questi sono subordinati agli “arrangements” approvati dal Consiglio Esecutivo, che contengono un programma economico formulato dal Paese destinatario.

In pratica il prestito del FMI è erogato a patto che il Paese si impegni tramite una “lettera di intenti” e un “memorandum di politiche economiche e finanziarie” ad attenuare gli squilibri economici interni tramite una lista di riforma strutturali. Lo scopo del FMI è che il Paesi rimedi in maniera duratura ai problemi economici che l’hanno condotto allo squilibrio. Il prestito di norma è erogato in diverse tranches, solitamente trimestrali. Se alcuni degli obiettivi indicati nel Memorandum non sono raggiunti, gli organi esecutivi del FMI possono decidere se proseguire, sospendere o interrompere il programma.

 

Ora cosa succede alla Grecia?

Cosa faranno ora gli organi esecutivi del FMI se alle ore 24 del 30 giugno non sarà arrivato il pagamento della Grecia? La scorsa settimana Lagarde, il numero uno del Fondo ha detto che Atene non avrebbe avuto alcun periodo di grazia in caso di mancato pagamento e sarebbe scattato l’immediato default selettivo. A partire da domani la Grecia sarà certamente sulla strada dell’espulsione dal FMI, ma le tempistiche previste dallo Statuto del FMI sono molto lunghe.

Il FMI invierà una comunicazione ad Atene con una richiesta immediata di pagamento. Sollecito che tornerà più insistente tra due settimane quando il FMI invierà una comunicazione alla Grecia sottolineando la gravità del mancato rispetto degli obblighi e sollecitando la liquidazione completa e tempestiva del dovuto.

Dopo un mese dalla scadenza Lagarde informerà il Consiglio esecutivo del mancato pagamento di Atene e se la situazione non dovesse migliorare nelle due settimane successive il FMI potrebbe informare del mancato pagamento i governatori degli altri fondi e i creditori di Atene. Dopo due mesi invece, Lagarde potrebbe denunciare formalmente il mancato pagamento del debito da parte della Grecia al Consiglio esecutivo del FMI.

In pratica dopo numerosi solleciti e denunce, soltanto dopo tre mesi dal mancato rimborso iniziano le vere conseguenze. La denuncia infatti, è oggetto di un esame di merito da parte del Consiglio esecutivo che può decidere di bloccare l'uso delle risorse generali da parte della Grecia e sospendere il suo diritto di utilizzare DSP, ovvero i diritti speciali di prelievo, la valuta particolare del FMI.

Il Comitato esecutivo rivedrà la sua decisione sulla limitazione delle risorse entro 3 mesi, con la possibilità di una seconda revisione a seconda della valutazione delle specifiche circostanze e degli sforzi compiuti da Atene per adempiere agli obblighi nei confronti del Fondo. Se persiste il mancato rimborso, il FMI può fare una dichiarazione di non-cooperazione inviata ai governatori dei fondi e ai vertici degli istituti finanziari internazionali che può comportare una sospensione del FMI del diritto di voto e di rappresentanza della Grecia. Entro sei mesi dalla sospensione del Paese (e 24 mesi dal mancato rimborso) sarà obbligatoriamente avviata la procedura di ritiro forzato o esclusione dal Paese dal FMI.

Questa è la lunga (2 anni circa) procedura che porta all'espulsione del Paese insolvente dal FMI. Ma intanto se la BCE decidesse di staccare la spina della liquidità alle banche elleniche, Atene sarebbe fallita a tutti gli effetti: le conseguenze potrebbero arrivare anche molto prima, poiché non pagare il FMI (che è un creditore senior, ovvero privilegiato) ha come conseguenza implicita che gli altri creditori difficilmente concederanno soldi alla Grecia, poiché la Grecia non offrirebbe alcuna garanzia di affidabilità.

In sintesi, la Grecia si ritroverebbe isolata e abbandonata a sé stessa, ed è probabile che tra due anni il Paese da buttare fuori dal FMI sarà già da tempo in fondo al burrone.