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lunedì 28 settembre2015

 

Mie cari e care,

ci ha lasciato Pietro Ingrao, una di quelle morti che pesano più di una montagna. Un altro pezzo della nostra storia se ne va, rimane la dignità di essere comunista aperto al dubbio e al cercare cercare ancora.

Per me giovane comunista nel Pci dal 1953, è stato una figura importante e amata.

 Il suo diritto al dubbio o la lode al dubbio  di cui dice  Bertold Brecht in una sua poesia, ma che ho avuto sin da piccina quando ho masticato l' ostia durante la prima comunione per capire se davvero quello fosse il corpo di Gesu', dentro il partito comunista negli anni 50 ha salvato dallo stalinismo molti. Come il cercare e cercare ancora.

Sono uscita dal Partito Comunista dopo l'11 Congresso  quando la "linea di Ingrao venne sconfitta ed Amendola attaccò Ingrao come "cacadubbi". 

Non sono più entrata in un partito. Le appartenenze mi stanno strette.

E da Ingrao venne l'appello di guardare ai cattolici non come alleanza strumentale ma capirne e vederne le differenze. Mi sono ritrovata in Perù con i preti della teologia della liberazione e con i preti operai in Italia.

 

Che dire, la parola dolore non dice nulla di fronte a questo vuoto.

 

Vi mando una sua poesia scritta per Gaza, dopo l'operazione Piombo Fuso, ma non mi educherò all'indifferenza, si certo  scruterò allibita i fatti, ma continuerò a sentirmi morire per ogni ingiustizia e per questo vivere e resistere, la luce non muore mai.

 

 

Un abbraccio

 

Luisa Morgantini