Originale: Roarmag.org
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19 gennaio 2015

Luci di ribellione brillano al festival della resistenza Zapatista  
di Giovanni Cattaruzza
Traduzione di Maria Chiara Starace

Il mese scorso gli Zapatisti hanno organizzato il primo  Festival Mondiale della Ribellione e della Resistenza contro il Capitalismo. Un partecipante condivide le sue impressioni.

San Cristobal de Las Casas, Chiapas

Le montagne di Xochicuautla che aspettano la neve e ancora un altro Natale  qui in Messico, non sanno nulla di noi.

Non sanno nulla delle migliaia di persone di tutto il mondo che sono salite qui con il freddo.

Le montagne di Xochicuautla ignorano come è la democrazia, dove è la Palestina o la Valle di Susa, che tipo di cosa è un aeroporto internazionale oppure come è il cosiddetto “capitalismo sostenibile”.

Non sanno nulla dei progetti di mega-sviluppo, di autostrade, discariche di immondizia, miniere, OGM, le multinazionali, la militarizzazione e il progresso.

Sono soltanto montagne, parlano la lingua Nahuatl ed è un po’ complicato fare una conversazione con una montagna.

Ricostruire dal basso

Il 21 dicembre, il  primo Festival Mondiale della Ribellione e della Resistenza contro il Capitalismo – “Dove chi sta in alto distrugge e chi sta in basso ricostruisce” – organizzato dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e dal Congresso Indigeno Nazionale, è stato inaugurato nella comunità di San Francisco  Xochicuautla, municipio di Lerma, nello stato del Messico.

Più di 2.000 attivisti messicani, 500 compagni di 48 nazioni diverse, e centinaia su centinaia di rappresentanti di comunità indigene hanno iniziato il loro viaggio in tutto il paese partendo da queste montagne.

L’EZLN e il CNI hanno invitato tutta la gente del mondo qui in Messico, per fare un viaggio insieme fino al punto più meridionale del paese e per scoprire la storia e le lotte delle popolazioni indigene del Messico, e le sfide affrontate da tutte le organizzazioni politiche che scelgono come gli Zapatisti come punto di riferimento – dagli anarchici del Z.A.D. di Nantes, ai Senza Terra del Brasile, fino agli insegnanti della città messicana di Oaxaca.

Ancora una volta, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale insieme alle comunità indigene del Chiapas, hanno deciso di costruire un progetto comune in collaborazione con i movimenti del pianeta contrari al capitalismo.

Ancora una volta, dalle giungle del Messico di sud-est, hanno pensato in modo globale, invitando tutto il mondo nel Chiapas per combattere insieme contro il capitalismo. Secondo gli Zapatisti, il capitalismo globale nell’anno 2015 si rivela più chiaramente tramite i progetti di mega-sviluppo e gli attacchi violenti a Madre Natura in tutto il mondo.

Questo viaggio si può riassumere in una riga: preguntando caminamos (chiedere mentre si cammina), come dicono gli Zapatisti. E’ tempo di imparare e di dubitare di noi stessi.

Abbiamo camminato e sognato insieme da Città del Messico alle piogge tropicali dello stato di Campeche, fino su al freddo altiplano del Caracol di Oventik, condividendo le pratiche di resistenza, sapendo che, come ha detto il Subcomandante Insorgente Moises: “Non c’è una sola risposta. Non c’è alcun manuale. Non c’è nessun dogma. Non c’è nessun credo. Ci sono molte risposte, molti modi, molte forme. E ognuno di noi vedrà che cosa siamo in grado di fare e di imparare dalla nostra lotta e dalle altre lotte.

“Vi diamo 43 abbracci”

Durante le cosiddette “condivisioni” a Xochicuatla, a Monclova e all’Università della Terra (CIDECI- Centro indígeno di Preparazione Integrale) a San Cristobal de Las Casas, abbiamo ascoltato centinaia di lingue e di esperienze politiche di resistenza, ma, soprattutto, abbiamo ascoltato le voci delle famiglie dei 43 studenti scomparsi  di Ayotzinapa ai quali l’EZLN ha dato il suo durante il festival.

Abbiamo pianto insieme e ci siamo abbracciati sotto la fredda pioggia di Oventik, guardando i membri della Comandancia dell’EZLN abbracciare uno a uno i padri e le madri dei 43, dopo aver sentito la voce del Subcomandante Moises che pronunciava le seguenti parole: “E così, quando il giorno e la notte verranno, coloro che sono spariti vi daranno lo steso abbraccio che noi Zapatisti diamo ora a voi. E’ un abbraccio di premura, rispetto e ammirazione. Inoltre, vi diamo 43 abbracci per ognuno di quelli che sono assenti dalle vostre vite.

Nelle settimane successive l’EZLN comunicherà in dettaglio al mondo  alcune azioni e proposte.

Secondo gli Zapatisti e le singole persone e le organizzazioni che hanno partecipato a questo primo Festival Mondiale della Ribellione e della Resistenza contro il Capitalismo, non c’è altro tempo da perdere.  I sostenitori  del  capitalismo globale, cioè le grandi aziende, i governi nazionali e le  organizzazioni internazionali – stanno spegnendo tutte le voci di dissenso, cercando di distruggere tutte le forme di resistenza  dovunque saltino fuori. Ayotzinapa  è soltanto un altro esempio di questo meccanismo che uccide chiunque scelga di resistere, dalla Turchia e Ferguson, fino al Messico.

Oggi è l’ora dell’unità di tutti coloro che vogliono combattere il capitalismo e che non si riconoscono in nessun partito politico.

Le luci della ribellione e della resistenza

La notte è buia come solo possono essere le notti nel Chiapas, qui nel Caracol di Oventik. E’ il 31 dicembre  2014, 21 anni dopo l’insurrezione zapatista.

Le morti, le sparizioni, la repressione e la minaccia di essere messi in prigione, continueranno a sfidare coloro che sonoin basso, anche nell’anno in cui stiamo entrando. Il 2015 sarà duro per loro, ma nel buio estremo della notte, nel buco oscuro della capitale in cui viviamo, ci sono alcune luci di resistenza. Le migliaia di persone che sono arrivate qui, nelle montagne del Messico di sud-est, sono qui per condividere alcune di queste piccole luci.

E’ buffo guardare queste piccole luci, qui a Oventik, dove le parole dell’EZLN che arrivano fino a noi per mezzo della voce del Subcomandante Insorgente Moises – fanno sentile la loro eco tra le  montagne:

“L’oscurità diventa più lunga e pesante in tutto il mondo e tocca tutti. Sapevamo che sarebbe stato così. Abbiamo trascorso anni, decenni, secoli a prepararci. Il nostro sguardo non è limitato a quello che è vicino. Non vede soltanto l’oggi, non soltanto le nostre proprie terre. Il nostro sguardo di estende nel tempo e nei luoghi, e questo determina il nostro modo di pensare.”

Ogni volta che accade qualcosa, ci unisce nel dolore, ma anche nella rabbia. Infatti adesso, come già per un po’ di tempo, vediamo che delle luci vengono accese in molti angoli. Sono luci di ribellione e di resistenza. A volte sono piccole, come le nostre. A volte sono grandi. Talvolta ci mettono un po’.Talvolta sono soltanto una scintilla     che rapidamente si spegne. Talvolta continuano a lungo senza perdere il loro bagliore     nella nostra memoria.

E in tutte queste luci c’è una scommessa che il domani sarà migliore.

La notte è nostra.


Giovanni Cattaruzza vive a San Cristobal de Las Casas , Chiapas. Collabora con il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomè de las Casas – FrayBa, ed è laureato in Studi americani all’Università di Leida. E’ un grande sostenitore del Genoa C.F.C. (Cricket and Football Club), è orgogliosamente NO-TAV ed è innamorato del continente di Pancho Villa. Scrive articoli sulle lotte delle comunità indigene su i movimenti sociali in America Latina.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://roarmag.org/2015/01/zapatista-festival-rebellion-resistance-capitalism/

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