El Pais

https://esseresinistra.wordpress.com/

20 luglio 2015

 

Pablo Iglesias: sinistra o cambiamento?

di Pablo IGLESIAS

traduzione di Gianni Fabbris dell’articolo pubblicato sul quotidiano spagnolo El Pais

 

Pablo Iglesias, leader di Podemos, spiega le ragioni dello scontro tra il suo partito e Izquierda Unida

 

Sono cresciuto in una famiglia con la memoria, nella quale mia nonna non ha mai smesso di parlare dell’esecuzione di suo fratello, socialista, nel 1939. Sono nipote di un condannato a morte, anche lui socialista, la cui condanna è stata poi commutata a 30 anni dei quali ne ha scontati cinque. I miei genitori erano militanti comunisti, quando in Spagna era un crimine esserlo e mio padre ha conosciuto Carabanchel (ndt. Carabanchel è stato il carcere tristemente noto del regime franchista a Madrid chiuso dopo 55 anni nell’88) per aver distribuito materiale di propaganda. Nei miei primi ricordi d’infanzia mi vedo nella mano dei miei genitori nelle manifestazioni e raduni di Isquierda Unida contro la NATO a Soria, nel 1986, quando mio padre fu candidato provinciale al Congresso (si può immaginare con quale risultato) . A 14 anni mi sono iscritto ai Giovani Comunisti ed ho militato per anni nel movimento studentesco e nei movimenti contro la globalizzazione e la guerra. Quando ho finito il mio dottorato e ho vinto una cattedra, ero uno di quegli insegnanti non ortodossi che vanno alle manifestazioni con gli studenti e che inseriscono nelle bibliografie anche autori marxisti . Diversamente dalla maggior parte dei cittadini del mio paese, so a memoria l’Internazionale. Porto la sinistra tatuata nelle viscere con orgoglio e mi riconosco in essa, ma, forse per questo, conosco bene la sua miseria e,soprattutto, le sue incapacità.

In politica la forma e il tono contano più della sostanza e in una recente intervista mi sono sbagliato nella forma e nel tono, offendendo molte persone.Chiedo scusa ma chiedo anche che venga posta attenzione alla sostanza che, con tono e forma migliori, espongo qui.

 

Perry Anderson ha scritto che l’unico punto di partenza concepibile per una sinistra realistica oggi è assumere consapevolezza della sua sconfitta storica. In Spagna, il fallimento della sinistra comunista, si è manifestato dopo la transizione democratica. La realtà socio-economica del tempo (tanto bene anticipata da quel “cervello di gallina” di Fernando Claudin), il peso culturale dei media e la situazione internazionale mostravano non tanto l’impossibilità della rivoluzione e del socialismo, quanto i limiti enormi le probabilità di successo elettorale di quella sinistra. Il fallimento di Mitterrand e del suo programma comune in Francia, così come del compromesso storico con la Democrazia Cristiana del PCI in Italia,mostravano bene i limiti dei leader del nostro Partito Comunista.

Molto è accaduto da allora e oggi siamo testimoni della possibilità di modificare la mappa politica in Spagna in una direzione trasformatrice. Ma questo non ha nulla a che fare con la sinistra. La sinistra rimane socialmente e culturalmente in un angolo. La chiave del momento eccezionale in cui viviamo sta nella politicizzazione della frustrazione delle aspettative della classe media, di fronte al suo progressivo impoverimento. Se a qualcosa è servito il 15M (nota: il Movimento degli Indignati) è stato perché si esprimesse quella frustrazione. Il 15M ha mostrato gli ingredienti di una possibile contestazione caratterizzata dal rifiuto delle élite politiche ed economiche dominanti, ma questo nuovo senso comune risultava incomprensibile con le categorie destra-sinistra; qualcosa che i leader della sinistra politica non hanno accettato.

Nonostante la vittoria del PP (Partito Popolare) alle elezioni nel 2011, già si percepiva la crisi del sistema dei partiti. Prima del nostro irrompere, i sondaggi segnalavano il calo del sostegno elettorale per il PP e il PSOE. In questa nuova situazione, Izquierda Unida (nota: Sinistra Unita) ha avuto la sua occasione; sarebbe bastato semplicemente seguire l’esempio di AGE in Galizia (nota: AGE-Alternativa Galega de Esquerda fondata nel 2012). Ma non lo fece.

Quando abbiamo deciso di lanciare PODEMOS abbiamo pensato che avremmo dovuto lavorare con la sinistra, per questo abbiamo proposto a IU e ad altre forze primarie aperte congiunte. Abbiamo creduto che questa metodologia avrebbe potuto essere una scossa; era il senso di una sinistra che si avvicinava un po ‘più alla gente. Non sapevamo allora che l’arroganza con cui la nostra proposta è stata ricevuta non ci avrebbe dato la possibilità di andare molto lontano. Andammo avanti da soli e grazie a ciò non siamo costretti a fare concessioni alle forme conservatrici della sinistra. Siccome la sinistra non volle ascoltarci possiamo sviluppare la nostra ipotesi: che la geografia che separa i campi politici tra sinistra e destra non rende possibile, in senso progressista, il cambiamento. Nel campo simbolico sinistra-destra coloro che si battono per una politica di difesa dei diritti umani, la sovranità, i diritti sociali e le politiche redistributive, non hanno alcuna possibilità di vincere elettoralmente. Quando l’avversario, sia il PP o il PSOE, ci chiama sinistra radicale e ci identifica con i suoi simboli, ci porta sul terreno in cui la sua vittoria è più facile. In politica, chi determina il terreno della disputa determina il risultato e questo è quello che abbiamo cercato di fare. Quando insistiamo ne parlare di sfratti, corruzione e ineguaglianza o siamo riluttanti a entrare nel dibattito monarchia-repubblica, per esempio, non significa che ci siamo moderati o abbiamo abbandonato i principi, ma che assumiamo di determinare noi stessi il confine del piano politico.

I cambiamenti politici profondi (che implicano sempre conquistare il potere istituzionale) sono possibili solo in tempi eccezionali come quelli in cui ci troviamo, ma richiedono strategie precise. La nostra la abbiamo decisa a Vistalegre. Noi rispettiamo quella di altri compagni, ma non ci collocheremo su terreni che ci separino da una maggioranza popolare che non è “sinistra” (come forse ci piacerebbe), ma che vuole cambiare.

http://www.lantidiplomatico.it/

30/07/2015

 

Emerge un'alleanza europea di fronti di liberazione nazionali per vendicare la sconfitta greca

 

Per il leader di Podemos Iglesias: "la lezione leninista della Grecia è che le forze rivoluzionarie devono mostrare il pugno di ferro"

 

Alla fine il momento è arrivato scrive Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph. Il primo ministro delle finanze della zona euro con un piano dichiarato di uscita dalla moneta unica è ora sotto investigazione per tradimento.

 

Il Procuratore capo in Grecia sta esaminando le accuse penali contro un gruppo di lavoro di cinque persone guidato dall'ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis per creare un sistema di pagamenti bancari parallelo all'euro che avrebbero, come ultima ratio, reso possibile un ritorno alla dracma. 

 

E' difficile, prosegue il Columnist del Telegraph, immaginare come un'unione monetaria possa mantenersi in vita con i poteri giudiziari, la coercizione e la paura contro i vecchi stati nazionali d'Europa. La criminalizzazione di ogni dibattito sulla Grexit zittisce ogni confronto sul ritorno alla dracma, anche se c'è una altissima probabilità, se non la certezza, che l'ultimo pacchetto d'aiuti della zona euro alla Grecia sarà inutile e inefficace rendendo inevitabile un'uscita del paese dalla moneta unica. Da un punto di vista politico, sottolina Evans-Pritchard, è una follia.

 

Il quotidiano conservatore e vicino agli interessi dei creditori, Kathimerini, riporta addirittura che le nuove imposizioni della Troika includono "violazioni delle leggi monetarie, dei doveri e appartengono ad un'organizzazione criminale”, oltre a violare la privacy entrando nei sistemi fiscali greci".  

 

Varoufakis insiste che il suo Piano B per un sistema di pagamenti alternativo, avallato dal primo ministro Tsipras, fosse basato su uno schema ideato in California nel 2009 sulle cambiali subito dopo il crac Lehman Brothers. L'obiettivo non era quello di uscire dalla zona euro, ma come ultima ratio poteva facilitare il ritorno ad un sistema di pagamenti in dracme e qui, scrive Ambrose Evans-Pritchard, sta il tradimento. 

 

Pablo Iglesias, il leader del movimento spagnolo Podemos, ha tratto dalla vicenda greca le sue conclusioni ed ha iniziato ad alzare i toni della contesa in vista della campagna elettorale per le elezioni prossie venture. Iglesias ha accusato la Germania di imporre misure simili a quelle inflitte a Cartagine come punizione per aver ascoltato il popolo con un referendum e avvisato sui limiti della “democrazia in Europa”. E ha dichiarato: "la lezione leninista della Grecia è che le forze rivoluzionarie devono mostrare il pugno di ferro".

 

La lezione da trarre, sottolinea Evans-Pritchard, è che se Podemos dovesse essere eletto in Spagna, sfiderà apertamente con un atto di forza i media, l'establishment, il settore giudiziario e le corporazioni economiche del paese. Il destino di Syriza ha chiaramente segnato il futuro della sinistra anti-establishment europea: i creditori della zona euro hanno mostrato tutti i loro limiti nel voler preservare il sistema ed è ora difficile spiegare ai cittadini spagnoli e a chiunque altro come Tsipras possa accettare misure draconiane rigettate dal popolo una settimana prima. Podemos ha perso nei sondaggi diversi punti nell'ultimo periodo (ora è al 17%), ma è prematuro concludere che sia la fine della storia. Il messaggio profondo della vicenda di Syriza è che nessun partito di sinistra anti establishment possa perseguire le politiche sovrane che annuncia in campagna elettorale all'interno della zona euro.

 

Il Professore della Texas University James Galbraith ha dichiarato che la vicenda di Syriza negli ultimi cinque mesi dimostra come sia impossibile per uno stato della periferia cambiare le politiche con le forze dell'argomentazione solamente, anche se i dettami della Troika siano una follia della macroeconomia precedendo deflazione e la trappola del debito.  

 

Parlando alla sinistra anti-establishment, il prof Galbraith ha chiesto agli elettori spagnoli di non illudersi da questo punto di vista: i creditori hanno mostrato che il loro fanatismo è infinito, insistendo sugli stessi termini del Memorandum nonostante la scienza economica. E per la Spagna potrebbero esserci le stesse minacce: interruzione di capitali alle banche da parte della Bce,etc. 

 

Ambrose Evans-Pritchard non ritiene che Podemos possa vincere le elezioni in un paese che sta vivendo l'illusione di una ripresa, quando in realtà sta solo creando le premsse per una nuova bolla pronta ad esplodere non avendo risolto nulla dei problemi strutturali della zona euro. L'Italia è un'altra questione: con la prduzione 11 punti sotto il livello pre Lehman, abbiamo un crollo perggiore del decennio perso del Giappone e anche dell'Italia negli anni '30. Non ha precedenti in nessuna grande economia in tempi moderni. 

 

Beppe Grillo, il leader del Movimento Cinque Stelle, ha publicato sul suo blog il piano B di uscita dall'euro. “Non è possibile difendere gli interessi del popolo greco al'interno della zona euro. Pensare di slegare euro ed austerità ha fallito ed ha finito per trasformare il paese in un vassallo della Germania. La lezione per l'Italia è che bisogna impedire occupazioni neo-coloniali e l'appropriazione degli asset nazionali. Bisogna combattere preventivamente i creditori e forzare un'uscita dall'euro sui termini italiani”.

 

Questo è il risultato del rifiuto della zona euro a cercare qualunque modus vivendi con Syriza anche se ce n'erano le possibilità e gli interessi.  

 

Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha addirittura dichiarato che uno spirito pre-rivoluzionario è nell'area in molti paesi dell'Europa, comparando questo periodo a quello dell'alleanza Sinistra-Destra degli anni '30. “E' sempre lo stesso gioco prima delle tragedie nella storia dell'Europa”, ha dichiarato al Financial Times. Non riesce proprio ad ammettere, conclude Ambrose Evans Pritchard, che la radice di tutto questo sia la struttura deformata dell'unione monetaria che ha prodotto sei anni di disoccupazione di massa ed incubato i semi di questa nuova tragedia. L'accordo che ha strappato dopo il "water-boarding" a Tspiras crea le premesse per lo stesso circolo vizioso. E quindi ora abbiamo un'Europa in cui la temperatura politica sta raggiungendo il punto di ebollizione: con le elite della zona euro che si rifiutano di concedere ogni cambiamento, con indagini penali a chiunque tenti un'azione B per uscire da questa trappola, stiamo creando le premesse per una guerra civile in Europa.