Originale: open democracy

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30 marzo 2015

 

Dopo Syriza: quale domani per la Spagna?

di Marina Prentoulis e Lasse Thomassen

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Anche se è improbabile che Podemos consegua una maggioranza assoluta alle elezioni generali, ha galvanizzato l’opposizione al governo conservatore, sfidando contemporaneamente i partiti della vecchia sinistra.

Pablo Iglesias. Demotix/Hugo Ortuno. Taluni diritti riservati. Il significato della vittoria elettorale di Syriza per i partiti e i politici anti-austerità in tutta Europa è lentamente, ma costantemente assimilato. La prossima resa dei conti si avrà in Spagna dove elezioni locali e regionali sono previste il 24 maggio ed elezioni generali si terranno prima della fine dell’anno. Una vittoria elettorale di Podemos segnalerà che il blocco inflessibile neoliberista che si oppone alle politiche anti-austerità nell’Eurozona non è riuscito a zittire le voci del popolo. Anche senza una vittoria elettorale, tuttavia, Podemos ha vinto: ha già cambiato il terreno politico in Spagna e oltre.

L’Europa è stata divisa da una frontiera transnazionale invisibile. Due campi, pro e contro l’austerità, schierano le loro forze attraverso confini nazionali. Prima, durante e dopo le recenti elezioni greche, politici spagnoli si sono recati in Grecia a raccogliere sostegno per i loro amici nel paese, nella speranza che ciò, a sua volta, avrebbe contribuito alle loro prospettive elettorali in patria. Il primo ministro spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, si è recato ad Atene a sostenere il suo omologo conservatore, l’oggi ex primo ministro Antonis Samaras. Non è un caso che, dopo le elezioni greche e nel corso dei negoziati con l’Eurogruppo, Rajoy e il primo ministro portoghese Pedro Passo Coelho, abbiano entrambi fatto del loro meglio per bloccare qualsiasi accordo favorevole alla Grecia.

La stessa raccolta di forze sta avendo luogo nel campo opposto. Sia il leader di Podemos, Pablo Iglesias, sia il leader di Izquierda Unida, Cayo Lara, si sono recati ad Atene a sostenere Syriza prima delle elezioni. Anche se erano tutti d’accordo che “la Spagna è diversa”, hanno anche cercato di articolare le elezioni greche in un modo che avrebbe fatto il loro gioco in patria.

Dopo le elezioni greche Pablo Iglesias non ha mancato l’occasione di ricordare a Rajoy che l’orologio stava segnando la fine del suo governo: “Tic tac, tic tac”. Data la dimensione del paese, una vittoria di Podemos in Spagna avrebbe sul futuro della UE un impatto molto maggiore della vittoria di Syriza in Grecia.

Il più recente sondaggio d’opinioni del centro ricerche CIS mostra Podemos al 24%, solo tre punti dietro il partito conservatore al governo, PP, e due punti avanti rispetto al PSOE. Nel più recente sondaggio d’opinioni di Metroscopia, pubblicato su El Pais, Podemos e PSOE sono allineati poco sopra il 20 per cento, con il PP e il suo nuovo venuto del blocco, Ciudadanos di centrodestra, alcuni punti indietro. I risultati delle elezioni locali e regionali dipendono più da particolarità locali. Podemos non presenterà un candidato dappertutto e, in alcuni casi, un’alleanza elettorale separata collegata a Podemos, chiamata Ganemos, tenterà di sfidare il duopolio PP e PSOE. Le peculiarità delle elezioni locali sono state da ultimo testimoniate nelle elezioni regionali in Andalusia il 22 marzo, dove il PSOE se l’è cavata relativamente bene (l’Andalusia è una vecchia roccaforte del PSOE) e Podemos ha totalizzato solo il 15 per cento.

Se dobbiamo credere ai sondaggi d’opinione, è chiaro che la politica anti-establishment di Podemos potrebbe ben vincere le elezioni. Anche se è improbabile che conquisterà una maggioranza assoluta, ha galvanizzato l’opposizione al governo conservatore, sfidando contemporaneamente i partiti della vecchia sinistra.

Anche se non ha toccato lo stesso fondo, il PSOE è in una situazione simile a quella del PASOK in Grecia pochi anni fa. Il partito ha cambiato leader dopo le elezioni europee del maggio dell’anno scorso, ma la posizione del nuovo leader, Pedro Sànchez, è precaria e la persona da tenere d’occhio è Susana Diaz, capo del governo regionale dell’Andalusia, una roccaforte del PSOE. Uno scarso piazzamento alle elezioni locali e regionali del 24 maggio e Sànchez probabilmente potrà chiamarsi ex leader.

Il PSOE è intrappolato in un Comma 22: qualsiasi cosa faccia, sbaglia. Lungo molti anni al governo e di collaborazione con il PP è finito per essere considerato parte del sistema, della casta, nel linguaggio di Podemos. Il solo modo del PSOE per salvarsi dal destino del PASOK consiste nello smettere di essere il PSOE. Ma quando tenta un approccio più populista non fa che rafforzare l’impressione che Podemos è la cosa vera e il PSOE semplicemente una misera imitazione. Ciò è stato meglio illustrato quando Sànchez e passato alla camicia sportiva e sbottonata e a uno zainetto e ha trascorso i suoi primi mesi da leader a girare per i programmi televisivi, contemporaneamente accusando Podemos di populismo.

Il PSOE sta cercando di recuperare e la sua posizione dopo le elezioni generali non sarà facile. Può entrare in una grande coalizione con il PP, e rischiare il suicidio elettorale, oppure può entrare in fronte vasto di sinistra con Podemos, e rischiare di essere inghiottito da quest’ultimo.

Analogamente Podemos ha costretto Izquierda Unida a ripensare il suo ruolo all’interno della nuova riconfigurazione politica. Inizialmente Izquierda Unida ha raccolto gli elettori delusi del PSOE dopo le proteste degli indignados del 2011, ma non è stata in grado di reagire al successo di Podemos. Nel discorso di Podemos, Izquierda Unida fa parte del vecchio sistema e i politici locali di Izquierda Unida non hanno fatto un favore al loro partito finendo coinvolti in casi di corruzione. Il partito è nel bel mezzo di un cambiamento di leader, dal vecchio stile Cayo Lara al giovane Alberto Garzòn. Ma il partito è diviso tra puristi, che insistono sull’importanza di parlare di classe e di capitalismo, e quelli che, come Garzòn, credono sia necessario costruire un fronte e un’attrattiva più vasti oltre i tradizionali elettori di Izquierda Unida. Perseguendo la prima strategia Izquierda Unida rischia l’oblio; perseguendo la seconda, rischia di essere fagocitata in un fronte popolare guidato da Podemos.

Le politiche populiste di sinistra di Podemos sono simili a quelle di Syriza e una ricetta sperimentata di successo elettorale: creare un vasto fronte popolare articolando una frontiera antagonista tra popolo e sistema. Nel caso della Spagna il sistema è “la casta”, le élite sia politiche sia economiche, e Podemos si presenta come l’unico vero strumento della voce del popolo. Podemos ha combinato la spietata gestione gerarchica del partito con la mobilitazione di massa degli elettori. Il partito è stato centralizzato in misura tale che oggi è gestito da Iglesias e da una cerchia ristretta che gli ruota attorno. Si rivolge direttamente agli elettori attraverso media convenzionali e alternativi e articola ripetutamente il malcontento contro il sistema e la frontiera antagonista tra il popolo e la casta. Senza di ciò, non sarebbe più necessario. Più di recente, il 31 gennaio, ha organizzato una grande dimostrazione a Madrid. E’ questo tipo di mobilitazione delle masse che mantiene vivo lo spirito degli indignados: il sentimento, tra la popolazione, che le cose potrebbero davvero essere diverse.

Podemos, tuttavia, si differenzia da Syriza per un aspetto importante: evita l’etichetta di “sinistra”. Anche se entrambi i partiti vogliono essere il partito di tutti – dell’intero popolo – Syriza continua a indossare le sue credenziali di sinistra sulla manica. Ciò rende Syriza più vicina a Izquierda Unida, che è partita anch’essa come coalizione di piccoli partiti radicali di sinistra. La cosa principale che divide IU da Syriza, e che unisce Podemos e Syriza, è una strategia populista che conduce al successo elettorale.

Indipendentemente dalle differenze tra Syriza e Podemos, e dai risultati elettorali, Podemos è stato la forza propulsiva dietro il nuovo allineamento della sinistra spagnola. E questa è già una grande vittoria.

 


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/after-syriza-whats-next-for-spain/