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16-03-15 - n. 535

 

Basta false illusioni! La tattica del blocco dominante nella crisi politica. Dal 15-M a Podemos

di Carmelo Suárez / R.M.T |

Traduzione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

09/03/2015

 

Sono passati quasi 4 anni da quando il PCPE rispose con chiarezza alla convocazione del 15M, spiegando alla classe operaia che l'inizio di quelle mobilitazioni, sotto la parola d'ordine di Democracia Real Ya!, rispondevano ad una strategia per abbassare la pressione dell'ondata sociale ed evitare risposte di contenuto classista. Oggi, con maggiore prospettiva, si può constatare la preziosità di quelle analisi, nelle quali si trovano le basi per spiegare il processo che oggi sconvolge la sinistra politica del nostro paese.

 

Crisi economica e crisi politica

 

Nell'estate del 2007 scoppiava negli Stati Uniti una bufera perfetta. Nel pieno della circolazione del capitale si cominciava a manifestare la crisi di sovrapproduzione che covava nella base economica capitalista e che, con rapidità insolita, attraverserà poi l'Oceano Atlantico fino a giungere nel cuore della vecchia Europa.

 

Lo tsunami della crisi è giunto in Spagna con un certo ritardo, ma nel quarto semestre del 2008 si manifestò, con speciale intensità nella nostra economia, con una diminuzione del Prodotto Interno Lordo del paese nei primi trimestri del 2009, dell'1.9%, del 3.4% e del 4.4%, mantenendosi in decrescita fino a che, a partire dal quarto trimestre del 2010, si produsse un timido recupero. In seguito vi fu una nuova caduta nell'esercizio economico 2011 e seguì, a partire da quel momento, una nuova "W". Questo processo fu accompagnato da un intensa distruzione di forze produttive. Dal 13.79% di disoccupati nel 2008, si passò al 25.77% nel 2012, percentuale che da allora si stabilizzò tra i cinque e i sei milioni i lavoratori e lavoratrici ai quali il capitalismo negherà un lavoro, cosa che secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro si manterrà così, almeno, fino al 2019, momento in cui la percentuale di disoccupati si stabilizzerà, tuttavia, intorno al 21%.

 

Il flagello della disoccupazione, l'intensa diminuzione del potere d'acquisto dei salari, l'incremento dello sfruttamento in ogni tipo di lavoro spazzatura, il furto massiccio di case attraverso le esecuzioni ipotecarie e i violenti sfratti, la riduzione dei diritti sociali in materia di istruzione, sanità, assistenza etc, hanno generato un crescente sentimento di insoddisfazione in ampi settori della classe operaia e del popolo, in quanto, mentre si incrementava la sofferenza di coloro che vivono del proprio lavoro, in contemporanea avvenivano nel paese gli scandali sulla corruzione dei partiti parlamentari, in particolare PP e PSOE, della banca, delle grandi fortune e anche della Casa Reale.

 

L'economia capitalista non funziona e nemmeno le sue istituzioni e questo viene percepito da ampi settori del popolo lavoratore. Per la prima volta dagli ultimi anni del franchismo, si cova una crisi nella cuspide, una crisi politica che colpisce le istituzioni fondamentali su cui si sostiene la dominazione capitalista. Ma, in questa occasione e come ben sanno le classi dominanti, i margini d'azione sono minori, perché la crisi scoppia in un momento storico in cui il grado di parassitismo del sistema ed il grado di spartizione del mondo tra le grandi potenze, impedisce una via d'uscita che non venga indicata dalla mano di nuove guerre imperialiste e di uno sfruttamento estremo e violento della classe operaia.

 

Si sollevano false bandiere di lotta.

 

Il blocco dominante oligarchico-borghese, che domina in Spagna con un pugno di ferro, non può permettere un processo accelerato di presa di coscienza, di organizzazione e di lotta, con la classe operaia dei popoli di spagna come protagonista. Si sollevano allora, amplificate dai monopoli mediatici, sia capitalisti che qualsiasi altro monopolio, false bandiere di lotta che impugna una piccola borghesia minacciata nella sua propria esistenza dall'infermabile processo di concentrazione e centralizzazione del capitale e che cerca fondamentalmente di evitare la propria proletarizzazione.

O per meglio dire, lottano fondamentalmente per non essere classe operaia. E in questa lotta intrappolano settori ampi di lavoratori e lavoratrici scontenti dalle usurate organizzazioni politiche che finora hanno ingannato la classe operaia del nostro paese: il PSOE e IU-PCE.

 

Il nuovo movimento colloca una serie di proposte che cercano di perfezionare la dittatura del capitale, che cercano di renderla "più democratica". E subito si mettono di manifesto certe tendenze profondamente reazionarie dirette fondamentalmente contro le forme di organizzazione e di lotta della classe operaia; poiché zoppica l'organizzazione sindacale e politica della classe operaia, zoppicano le forme collettive e si pone in primo piano l'individuo, cosa che piace molto al piccolo borghese.

 

Impossibile senza la complicità del grande capitale.

 

Sono state varie le occasioni in cui i comunisti sono stati accusati di cercare trame oscure dietro il sorgere del movimento indignato. Ma non è questo. Così come noi analizziamo quello che succede ed agiamo per rovesciare il capitalismo, il blocco dominante agisce per puntellare il sistema, affinché perduri, poiché in esso c'è la sua esistenza. Sarebbe una tremenda ed imperdonabile ingenuità pensare che le classi dominanti si mantengano impassibili davanti la crisi nella cuspide, i cui meandri conoscono meglio di chiunque altro. Sarebbe altrettanto stupido pensare che un movimento che minimamente mette in discussione  i pilastri della dominazione dei monopoli, possa contare sul chiaro appoggio di settori del capitale monopolista.

 

E la tattica di questi settori del blocco dominante è continuata dopo il 15-M in alcune convocazioni successive ed è risorto con insolita forza quando all'inizio del 2014 cominciò ad organizzarsi come partito politico: PODEMOS. Indipendentemente dalla maggiore o minore abilità mediatica dei suoi leader, in poche occasioni si è visto un appoggio così diretto del potere mediatico alla nascita di una forza politica e in meno occasioni ancora quando questa forza si presenta come contraria a questo stesso potere. Si riorganizza così il fianco sinistro del capitale spagnolo, realizzando uno sforzo ingente – senza risparmiare in risorse e manovre – per collocare la classe operaia dietro un utopico e reazionario progetto di rifondazione capitalista, dentro i margini del parlamentarismo, nel medesimo tempo in cui si lancia una campagna antisindacale senza precedenti, alla quale danno piede i dirigenti sindacali al servizio di una corrotta aristocrazia operaia, amante della conciliazione di classe e del patto sociale.

 

La seconda tappa di questo processo in cui il blocco dominante dispiega la sua tattica, una volta blindato il fianco sinistro e davanti al potenziale timore che "l'ondata d'illusione" possa debordare, è procedere a riaggiustare il fianco destro. Si pone allora in marcia lo stesso manuale, ma questa volta con Albert Rivera e Ciudadanos. Se si affonda il bipartitismo, frutto del giustificato astio delle masse, non c'è problema: le forze di ricambio sono state già presentate in società e preparate per un nuovo inganno al popolo, anche se esso suppone assistere al funerale di Izquierda Unida e di UPyD.

 

Non è un "cambiamento", è una truffa.

 

Quello che sta accadendo ricorda molto il manuale della cosiddetta transizione. Ciò che si sta proponendo è, né più e né meno, che un nuovo riaggiustamento delle forme di dominazione. Davanti ai cambiamenti nella base economica si procede d'immediato a riaggiustare le istituzioni in cui si sostiene la dittatura del capitale, cercando di ricomporre i consensi in sui si sostiene la dominazione e si valorizzano i nuovi leader chiamati a dirigere il capitalismo spagnolo, per qualsiasi dei suoi fianchi, in questa nuova tappa. Persino la Casa Reale rinnova la sua leadership e cerca di prepararsi per i prossimi quarant'anni.

 

Ciò che si propone non è un cambiamento reale, è una truffa, un apparente cambiare tutto per non cambiare nulla. Perché non si tratta altro di come gestire il capitalismo, non si tratta altro che come servire la dittatura del capitale e chi non presenta le cose di questa maniera sta ingannando scientemente il popolo proponendo come alternativa ciò che in realtà è una mera alternanza.

 

La domanda a cui rispondere è, quale classe è al potere. Se il potere continua ad essere nelle mani dell'oligarchia non c'è cambiamento, né speranza possibile per la classe operaia del nostro paese. Pertanto, l'alternativa reale, continua ad essere la messa in discussione del capitalismo e di ogni forma di sfruttamento e di oppressione: ciò che è all'ordine del giorno, salvo che non si voglia imbrogliare il popolo, è la lotta per il socialismo-comunismo. E per questo è necessario rafforzare l'organizzazione sindacale e politica della classe operaia, è necessario sollevare un potente movimento operaio e sindacale che, con il Partito Comunista in testa, non solo lotti contro il sistema, ma anche contro coloro che vogliono rinchiudere in esso la classe operaia.

 

Combattendo la nuova socialdemocrazia!