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Luglio 13, 2015

 

Gli USA temono che la crisi dell’euro faccia saltare il progetto anti-russo

di Finian Cunningham

Traduzione di Anacronista

 

Mentre i leader dell’Unione Europea stanno decidendo se espellere la Grecia dall’eurozona, Washington si appresta a prevenire un tale esito. Ciò che allarma Washington non sono i ragionamenti tecnici e finanziari sull’idoneità della Grecia a restare all’interno del sistema monetario dell’UE. Né la preoccupazione per il popolo greco ridotto in povertà dal collasso dell’economia del paese. Ciò che fa agitare gli USA è che la crisi monetaria in Europa potrebbe avere conseguenze geopolitiche molto maggiori: in particolare il bisticcio europeo rischia di far saltare il piano anti-russo costruito con cura da Washington, nel quale l’Europa unita gioca un ruolo cruciale.

Se la crisi finanziaria greca contagiasse altri paesi membri dell’UE, ciò potrebbe portare ad acerrime divisioni nel blocco dei 28 membri; divisioni che si allargherebbero e minerebbero la strategia americana che cerca di isolare la Russia tramite un solco tracciato dagli USA tra Mosca e il resto dell’Europa. Se la crisi finanziaria andasse fuori controllo, potrebbe essere a rischio perfino il futuro dell’alleanza militare guidata dagli USA, la NATO.

Il principale bersaglio degli sforzi diplomatici statunitensi per tenere insieme il sistema di moneta unica per i 19 membri dell’eurozona è la Germania. L’insistenza di Berlino, capeggiata dalla cancelliera Angela Merkel, sul fatto che alla Grecia non vada abbonata alcuna parte del debito, sta aumentendo la probabilità che Atene venga costretta al “Grexit” dall’eurozona. La Germania, insieme a Lettonia e Lituania, è stridula nella sua pretesa che la Grecia ripaghi i suoi debiti per intero, attraverso una combinazione di austerità e “consolidamento fiscale”.

Il governo greco di Alexis Tsipras, d’altra parte, afferma che, per restare membro dell’eurozona, la Grecia ha bisogno di un consistente taglio del debito. Tsipras sembra pronto a cedere e accettare ulteriore austerità verso il popolo greco. Tuttavia, il suo governo di Syriza, votato contro l’austerità, non sopravviverà all’elettorato greco se non ottiene per la nazione una sostanziale riduzione del debito, così da mitigare il prossimo giro di tagli; riduzione che ammonterebbe forse a un terzo del totale, ovvero a circa 100 miliardi di euro.

A tale scopo, Washington sta spingendo Berlino ad abbandonare la posizione del creditore intransigente e fare concessioni sul debito greco, tra le quali almeno una cancellazione parziale dei 320 miliardi di arretrati complessivi.

La settimana scorsa, in vista dell’ “incontro finale” europeo di domenica, l’amministrazione Obama e il Fondo Monetario Internazionale, dominato da Washington, hanno fatto dichiarazioni vigorose esortando la Germania ad alleggerire il debito.

Il Financial Times ha riportato:

“Il ministro del Tesoro USA, Jack Lew, e Christine Lagarde del FMI hanno mercoledì cercato di intensificare le pressioni sui leader europei [tedeschi] affinché concedano alla Grecia un alleggerimento del debito e aiutino il paese ad evitare l’uscita dall’eurozona. In interventi separati a Washington, entrambi hanno affermato chiaramente che la Grecia ha bisogno di una ‘ristrutturazione del debito’, esortando implicitamente la Germania e altri paesi ad abbandonare la loro opposizione a qualsiasi remissione dei debiti greci.”

Notando che “gli USA sono diventati un importante avvocato a favore dell’alleggerimento del debito greco”, il Financial Times aggiunge: “Ammonendo che il collasso greco causerebbe in tutto il mondo un danno economico per centinaia di miliardi di dollari, Jack Lew ha espresso l’esortazione più vocale dell’amministrazione Obama a favore del compromesso.”

Sono ormai diverse settimane che Washington esorta i leader dell’UE e Atene a trovare una soluzione finanziaria alla crisi che faccia restare la Grecia all’interno dell’eurozona. In un altro articolo della settimana scorsa, il Wall Street Journal titolava:

“Obama esorta Germania e Grecia a trovare un compromesso sui finanziamenti d’emergenza”. … “Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha affermato che il presidente è incoraggiato dalla assicurazioni fatte telefonicamente da entrambi i leader, secondo le quali ‘è nell’interesso collettivo e reciproco che la Grecia rimanga parte dell’eurozona’.”

Si riporta che Obama, nella sua telefonata alla Merkel, abbia sottolineato che “l’unico modo per raggiungere tale obbiettivo è che tutte le parti concordino un pacchetto di riforme e finanziamenti che riportino la Grecia sul sentiero della crescita economica e della sostenibilità del debito.”

L’espressione “sostenibilità del debito” implica la sua cancellazione. Nel resoconto del Financial Times citato poc’anzi, viene riportata l’affermazione di Jack Lew, secondo il quale: “Molte cose ignote potrebbero succedere nel caso la Grecia collassasse completamente. Ritengo che sia un rischio di cui gli europei e l’economia globale non hanno bisogno. Credo che geopoliticamente sarebbe un errore.”

Alludendo a questioni più grandi e sottintese, il Wall Street Journal ha ammonito sulle conseguenze di un’uscita greca dall’eurozona: “Tale prospettiva preoccupa gli USA. Non solo la crisi greca potrebbe pesare sulle esportazioni statunitensi e alimentare le turbolenze dei mercati, ma un’uscita della Grecia potrebbe sollevare questioni geopolitiche: Atene che ripristina i legami con la Russia, nemico dell’Occidente, e rischia di diventare uno stato fallito.”

Leggendo perciò tra le righe, è chiaro come sia la “geopolitica” della crisi UE ad animare Washington, e come ciò sia in rapporto soprattutto alla Russia. Il reale punto di vista statunitense è stato espresso in un articolo di Voice of America datato 29 giugno, quando è arrivata al dunque l’attuale crisi tra la Grecia e i creditori UE guidati da Berlino. V.o.A. cita Gary Hufbauer, dell’Istituto Peterson per l’Economia Internazionale, un pensatoio di falchi basato a Washington, il quale ha affermato che il governo USA è allarmato dalle potenziali implicazioni più ampie di una crisi finanziaria greca. Hufbauer ha dichiarato:

“Gli USA temono che il caos in Grecia potrebbe essere contagioso, portare a dubbi circa il Portogallo, la Spagna e l’Italia, provocare guai e portare a divisioni nell’atteggiamento europeo verso la Russia riguardo alla situazione ucraina.”

Tali divisioni in Europa, temute dagli USA, porterebbero inevitabilmente a uno smantellamento delle sanzioni economiche anti-russe implementate dall’UE su ordine di Washington. Le divisioni inoltre indebolirebbero la politica NATO a guida USA di ostilità verso la Russia, che Bruxelles ha adottato e in pratica imposto al blocco europeo nonostante i dubbi di diversi stati membri.

Le tensioni sulla crisi finanziaria dell’UE stanno causando una fondamentale divergenza tra Washington e Berlino. La Germania teme che, se venisse cancellata una parte del debito ad Atene, altri paesi debitori dell’UE vorrebbero simili tagli. Essendo il maggior creditore del blocco UE, la Germania subirebbe perdite pesanti da una tale cancellazione in serie. La cancelliera Merkel ha posto la credibilità del governo in linea con l’elettorato tedesco, promettendo che la soluzione della crisi non lederà l’economia nazionale. Ma subire un taglio da 100 miliardi, se la Germania venisse costretta a farlo, farebbe infuriare un bel po’ di tedeschi.

Tuttavia, se la Germania rifiuta di concedere la ristrutturazione del debito, la Grecia sarà molto probabilmente costretta a uscire dal sistema monetario. A sua volta ciò porterà la Grecia a cercare aiuto finanziario da altri creditori internazionali per salvare la sua economia menomata. Tagliata fuori dalla Banca Centrale Europea e dal FMI, la Grecia dovrà rivolgersi alla Russia, alla CIna e ad altri paesi BRICS per salvarsi dalla disintegrazione. Questa è proprio la cosa che Washington aborrisce, e il motivo per cui l’amministrazione Obama sta spingendo Berlino ad ammorbidire la sua posizione intransigente verso Atene.

Se la Grecia dovesse uscire dall’eurozona ci saranno recriminazioni in tutta l’UE da paesi come Francia, Italia e Spagna, che hanno parimenti esortato Berlino ad essere più accomodante con Atene. Perfino la Gran Bretagna ha cercato di persuadere Berlino a trovare un accordo con la Grecia, senza dubbio per gli stessi motivi geopolitici inconfessati di Washington.

La divergenza in Europa riguardo alla crisi finanziaria sta così mettendo Washington e Berlino in un confronto testa a testa. Washington ha bisogno che la posizione creditoria di Berlino prenda un duro colpo, per tenere unita l’Europa e perseguire l’obbiettivo geopolitico di isolare la Russia. Ma la subordinazione di Berlino a Washington sarà messa a dura prova, nel caso la sua economia venga costretta a subire un tale colpo. Con la sua retorica da creditore intransigente, Berlino si è messa politicamente in un angolo. Come farebbe la Merkel a spiegare una capitolazione al suo popolo?

Una cosa però è certa: gli intercettatori telefonici dell’americana NSA, che sorvegliano la cancelleria tedesca, in questi giorni stanno facendo gli straordinari.

 

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