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10 marzo 2015

 

La rottura tra Venezuela e Stati Uniti

 

Sale di grado la tensione tra Usa e Venezuela, che accusa Washington di essere la causa della grave crisi economica abbattutasi nel paese sudamericano.

 

Cresce la tensione tra governo venezuelano e statunitense, a seguito della limitazione, ordinata dal presidente Maduro pochi giorni fa, della presenza diplomatica Usa a Caracas.

E ieri, a rispondere ai provvedimenti del governo sudamericano contro Washington, è stato il presidente Barack Obama in persona, che ha definito il Venezuela “una minaccia alla sicurezza nazionale” e ha imposto sanzioni a sette membri del governo, coloro che, secondo il presidente Usa, si sono macchiati di violazione dei diritti umani nel paese.

Dalle sanzioni infatti Obama avrebbe escluso sia il popolo venezuelano che le eventuali relazioni commerciali con Caracas, concentrandosi solo su alcuni uomini, tra i più eminenti del Venezuela, che avrebbero limitato la libertà d’espressione nel paese o sarebbero stati coinvolti in vicende di corruzione.

A questo punto Maduro è apparso in tv proprio in compagnia dei sette uomini sanzionati e li ha definiti ‘eroi’. E poco dopo il presidente venezuelano ha nominato uno di loro ministro dell’Interno, con un chiaro gesto provocatorio nei confronti dell’amministrazione Obama. “Il presidente Obama, che rappresenta l’élite imperialista degli Stati Uniti, ha personalmente deciso di assumersi il compito di abbattere il mio governo e di intervenire in Venezuela per prenderne il controllo”- ha detto Maduro in televisione, che già la scorsa settimana aveva ridotto lo staff diplomatico statunitense da 100 individui a 17.

La Casa Bianca ha invitato inoltre il governo di Caracas a rilasciare tutti i prigionieri politici, tra cui ‘decine di studenti’, e ha messo in guardia Nicolas Maduro dall’incolpare gli Usa della crisi economica che sta attraversando il paese sudamericano.

La presa di posizione degli Stati Uniti nei confronti del governo di Maduro ha però innescato una forte reazione anche da parte di Cuba, con cui gli Usa stanno riprendendo il dialogo dopo il disgelo. Fidel Castro infatti, dopo il sanzionamento dei sette ordinato da Washington, avrebbe pubblicato una lettera aperta sulla prima pagina di Granma, organo del partito Comunista cubano, a Nicolas Maduro, congratulandosi del modo in cui quello ha reagito ai provvedimenti americani.

La crisi economica venezuelana

È dallo scorso anno, o meglio dalla morte di Hugo Chavez il 5 marzo 2013, che il Venezuela sta attraversando una profonda crisi economica, a cui ha contribuito senz’altro l’abbattimento del costo del greggio, dalla cui esportazione l’economia di Caracas dipende del 95%.

Il presidente Maduro incolpa gli Stati Uniti e il loro recente sviluppo del mercato del petrolio per il calo dei prezzi e questo va ad aggiungersi alla serie di profonde responsabilità che l’imperialismo americano, agli occhi di Maduro, avrebbe nei confronti del Sud America, riprendendo così una formula cara al suo predecessore Chavez.

Tuttavia Maduro non gode presso il popolo venezuelano delle stesse simpatie del suo predecessore, per questo anche le critiche contro gli Usa inizialmente sono apparse un po’ vuote.

A fine dicembre il Pil del paese, secondo quanto annunciato dalla Banca del Venezuela, è sceso del 2,3% e ha messo automaticamente in recessione l’economia del paese, riproponendo quelle tragiche scene a cui l’Argentina della crisi ci aveva abituato, di file chilometriche fuori ai negozi, per carenza di beni di prima necessità, dallo zucchero al caffè ai metodi di contraccezione.

Il tasso d’inflazione a novembre scorso infatti era del 63,6%, 10 punti in più rispetto al 2013, il più alto tasso nel Sud America e nel mondo intero.

Nonostante Maduro non goda di forti consensi interni, le dichiarazioni di Washington invece fomentano lo schierarsi del popolo venezuelano dalla parte del delfino di Chavez.

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