Tratto da: El Manifiesto

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04 agosto 2015

 

 

La ricchezza mondiale nelle mani di una elite che rappresenta meno dell’1% della popolazione

di Alain de Benoist

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

La ricchezza accumulata dall’1% degli abitanti più ricchi della Terra si trova sul punto di superare quella posseduta dal restante 99% della popolazione mondiale (Intervista di de Nicolas Gautier).

 

Se prestiamo fede ad un recente sondaggio di Cevipof (Centro de Investigación Política de Sciences Po), publicato da Le Figaro, ciascuno degli iscritti al “Front National” in Francia. vorrebbe “stabilire la giustizia sociale togliendo ai ricchi per dare ai poveri” e sarebbe in favore di una “riforma in profondità” del sistema capitalista. Una Rivoluzione?

Gli elettori del FN, molti dei quali provengono dalle classi popolari, non sono totalmente ciechi. Come molti francesi, possono constatare che le disuguaglianze economiche non permettono di crescere tanto fra i paesi come all’interno degli stessi, fatto che si dimostra non aver niente a vedere con le capacità ed i meriti.

 

La ricchezza accumulata dall’1% degli abitanti più ricchi della Terra si trova sul punto di superare quella posseduta dal restante 99% della popolazione mondiale. Nei paesi sviluppati si riscontra che  i salari non hanno smesso di ridursi o di diminuire da circa un quarto di secolo, obbligando i salariati a indebitarsi ogni volta di più per conservare il loro tenore di vita, con i risultati che conosciamo. Negli Stati Uniti, dove la disuguaglianza economica ha toccato il suo livello più alto dagli anni ’30, si calcola che,  la sommatoria dei bonus concessi a Wall Street nel 2014, ha rappresentato da sola il doppio del totale delle entrate di tutti i salariati nordamericani che lavorano a tempo completo con salario minimo.

In Francia, soltanto la Société Générale ha distribuito l’anno scorso 467 milioni di euro in bonus ai suoi dirigenti, ossia, in un promedio di un premio equivalente a quello che un salariato normale guadagna in dieci anni. Fino a poco tempo fa, al Direttore Generale della “Électricité de France”, a Jean-Bernard Lévy, già retribuito con 450.000 euro per anno, gli fu liquidato un paracadute dorato di almeno 200.000 euro, mentre che l’ex capo della Peugeot-Citroën, Philippe Varin, si è beneficiato di una pensione di 299.000 euro all’anno.  In Italia, all’ex patron della Ferrari, Luca C. Di Montezemolo sono stati liquidati l’anno scorso 27 milioni di euro , che si sommano al patrimonio di 112 milioni guadagnati dal 2002 a oggi tra compensi, bonus e stock option. nel 2001, Colaninno è stato liquidato da Olivetti con 17 milioni di euro, Geronzi nel 2001, all’uscita da Generali dopo un solo anno di permanenza, ha recepito una liquidazione di 16 milioni mentre Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Eni, detiene il record tra i manager pubblici con una liquidazione di 8,3 milioni di euro .

Altre cifre? La quantità di prodotti derivati (finanziari) interscambiati di mutuo accordo, senza passare in borsa, è arrivata nel 2014 alla cifra astronomica di 652.000 milioni di euro, ossia 10 volte il PIL mondiale, quando si tratta essenzialmente di prodotti speculativi. In quanto al mercato nero mondiale, secondo il Tribunale dei Conti statunitense, questo equivale a non meno di 10.000 milioni di dollari per ogni anno.

Che siano o no simpatizzanti del FN in Francia o di altri movimenti di protesta come la Lega o i 5 S. in Italia, i cittadini vedono un succedersi di scandali finanziari- Osservano che l’evasione fiscale rappresenta in Francia un deficit stimato tra i 60 e gli 80 milioni di euro per anno, il che significa l’equivalente delle imposte sulla rendita e che una quarta parte degli affari internazionali delle grandi banche si realizza nei paradisi fiscali. Vedete che il debito pubblico in Francia è arrivato al 100% del PIL (in Italia al 134%), che l’austerità neoliberista sacrifica intere popolazioni sulla base del rigore monetario, che la disoccupazione ufficiale nella zona euro è passata da un 7,3% ,prima della crisi, ad un 11% nel 2012 (con otto milioni di disoccupati in più), che presto ci saranno soltanto contratti a termine o precari, che la “flessibilità” affossa qualsiasi requisito minimo di sicurezza economica e sociale delle persone. Questo provoca che ci siano sempre meno illusioni in un sistema che socializza le perdite e privatizza i guadagni, cosa che non è realmente sorprendente.

Questo non impedisce che il programma di “patriottismo economico” del FN sia regolarmente denunciato come “irrealista” o incluso come “di sinistra”. Lo stesso Jean-Marie Le Pen – il quale, è sicuro, non sembra del tutto deciso di tornare alla sua pensione!- ha dichiarato nella sua famosa intervista a Rivarol che, “risulta ridicolo sollecitare la pensione ai 60 anni”….. Jean Marie Le Pen, che si presentava un pò di tempo fa come il “Reagan francese”, apparentemente ha letto male il programma del suo partito. Salvo errore da parte mia, il Front National non difende il pensionamento ai 60 anni, ma se si ha la possibilità di beneficiarsi a questa età di una pensione di anzianità purchè si abbiano  versato contributi per 40 anni, cosa che non è la stessa (perchè solo una minoranza si trova in questa condizione).

Da parte mia, se io avessi qualche cosa da rimproverare al programma economico del FN, sarebbe piuttosto il fatto che si abbandona con troppa frequenza ad un keynesianismo che, allo stesso modo che il liberalismo, non permette di uscire dalle categorie dell’economia classica. Rimane da comprendere ai suoi disegnatori la natura esatta della Forma- Capitale, il feticismo della merce e la fuga in avanti nell’illimitato mondo della sovra accumulazione, della merce come oggettivazione del valore e come elemento strutturale delle relazioni sociali, il potenziale della auto contraddizione interna (tra il valore d’uso ed il valore di scambio, il lavoro astratto ed il lavoro concreto, il lavoro privato e quello sociale) che contiene lo sviluppo capitalista in generale, ed altre cose in più.

Tra quelli che vorrebbero ridistribuire tutto- incluso dare un reddito di cittadinanza a quelli che non fanno niente-e gli altri che non vogliono condividere nulla, non ci sarebbe possibilità di una via intermedia?

L’alternativa non è l’ordine del più o meno. E’ molto di più fra quelli che credono possibile riformare il sistema capitalista e quelli che non lo credono. Adesso bene, il fatto essenziale che il processo di valorizzazione del capitale non ha le sue basi in una legge naturale. Molto più perchè c’è un limite interno nella valorizzazione reale perchè siamo entrati da una ventina di anni in una economia di bolla finanziaria.

Con la terza rivoluzione industriale, che viene dopo una fase fordista e keynnesiana caratterizzata da una salita del supervalore relativo che permetteva un certo livello di protezione sociale, i benefici della produttività tendono a rendere superflua una grande quantità di lavoratori , cosa che affossa le basi dell’indice medio dei benefici dell’economia liberale.

La contraddizione tra il sistema creditizio e la produzione reale del supervalore fa in modo che il sistema capitalista sia oggi minacciato da una svalorizzazione generalizzata del valore, tanto che si tratti di forza di lavoro, del capitale produttivo, del capitale merce, del capitale credito o del proprio denaro. Le grandi banche, attori fondamentali del processo del capitalismo finanziario, contribuiscono anche loro quando mettono in opera una emissione di denaro, annunciando così una nuova bolla finanziaria che diventerà devastante.