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comunicato stampa 8/7/2015

La Coalizione della Freedom Flotilla chiede di ripristinare il diritto internazionale

Israele non ha solo preso possesso dello spazio aereo, dei confini e delle acque territoriali palestinesi, ma ha esteso il blocco al Mediterraneo fino a 100 miglia nautiche, violando il diritto marittimo e internazionale.

Durante le operazioni di dirottamento, Israele ha commesso un atto di pirateria attaccando la “Marianne”. I soldati israeliani hanno usato violenza, minacce e commesso abusi nei confronti dell’equipaggio e dei passeggeri. L’esercito israeliano ha definito l’operazione “tranquilla”, ma questo ha senso solo se si paragona al livello di violenza applicato, in generale, nel mantenere il blocco e, in particolare, nel dirottamento di routine delle barche dei pescatori palestinesi.
Come sempre, la Freedom Flotilla naviga per porre fine al blocco della Striscia di Gaza. Quest’anno la Freedom Flotilla III ha utilizzato una strategia leggermente differente rispetto alle missioni precedenti. La flottiglia era composta da quattro imbarcazioni, una delle quali doveva procedere verso Gaza, e le altre tre accompagnarla fino ad un certo punto sicuro, per poi tornare ai porti di provenienza. Altre due imbarcazioni erano pronte per andare fino in fondo con “Marianne” e trasportare più persone. Non sono riuscite a partire, a causa di problemi tecnici che sono ancora sotto inchiesta. Purtroppo le persone sono rimaste a terra, ma il loro messaggio di solidarietà con la popolazione palestinese ha viaggiato con il resto della flottiglia.

La mattina del 29 giugno, alle ore 01.06, la marina israeliana ha attaccato la “Marianne”, parte della Freedom Flotilla III. Lo ha fatto di notte, seguendo l’imbarcazione sin da quando era a 140 miglia nautiche da Gaza, e attaccando ad una distanza di circa 100 miglia nautiche da Gaza, in acque internazionali. Questa è una violazione del diritto marittimo internazionale. Le altre tre imbarcazioni che l’accompagnavano, chiamate per la missione Juliano II, Rachel e Vittorio, con a bordo 29 persone, sono tornate in salvo, come programmato, ai porti d’origine.
Le 18 persone a bordo di “Marianne”, tra cui il palestinese membro della Knesset (parlamento israeliano) Basel Ghattas, l’ex Presidente della Tunisia Moncef Marzouki e numerosi giornalisti internazionali, sono stati rapiti e portati contro la loro volontà al porto militare di Ashdod, per essere poi trasferiti alla prigione di Givon. I passeggeri della “Marianne” sono stati deportati in piccoli gruppi, tra il 1° e il 6 luglio.

Chiediamo ai governi di tutto il mondo e alle organizzazioni internazionali di ripristinare il diritto internazionale.
Le nostre azioni non sarebbero necessarie se le istituzioni obbligassero il governo israeliano a rispondere per i crimini di guerra e la punizione collettiva ai danni della popolazione di Gaza. Finché non agiranno concretamente, finché Israele non si adeguerà alle leggi internazionali e il blocco di Gaza non avrà fine, la Coalizione della Freedom Flotilla continuerà a navigare verso Gaza.

Freedom Flotilla III – quadro giuridico
Il quadro giuridico di riferimento dei principi che muovono l’iniziativa civile della Freedom Flotilla è il seguente:
1. Risoluzione 242 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che richiede il ritiro militare di Israele dai Territori Palestinesi Occupati, per assicurare libertà di navigazione e una soluzione giusta al problema dei rifugiati.
2. Quarta Convenzione di Ginevra, in special modo il Titolo III, che fa riferimento alle azioni militari nei territori occupati e che vieta la punizione collettiva di civili sotto occupazione, come prevede l’Articolo 33 della Sezione I (violata dal blocco, dagli attacchi indiscriminati e sproporzionati, dal taglio dei rifornimenti, dal blocco del traffico marittimo, dal divieto di pesca in acque territoriali palestinesi, e da altre attività illegali).
3. Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto Marittimo . Questo documento si applica a difesa del diritto delle imbarcazioni civili di navigare in acque internazionali, e proibisce quindi azioni di attacco violento in acque internazionali, come ha invece fatto la marina militare israeliana alla “Mavi Marmara” (2010), con il risultato dell’uccisione di nove cittadini turchi e un cittadino americano, il sequestro di navi e il rapimento di decine di civili che hanno tentato di interrompere il blocco negli ultimi quattro anni.

La Freedom Flotilla ripartirà
La Coalizione della Freedom Flotilla non si fermerà fino a quando il blocco non finirà. Vogliamo ringraziare tutte le persone che si sono imbarcate sulla flottiglia e anche coloro che sono rimasti a terra. Inoltre, vogliamo ringraziare tutti i giornalisti che hanno seguito la missione. Vogliamo ringraziare tutti i naviganti di terra, le centinaia di volontari che hanno lavorato alle imbarcazioni per prepararle alla partenza, tutte le persone che hanno dato il benvenuto alla “Marianne” nei porti in cui si è fermata in Europa, e infine a tutti i sostenitori della Freedom Flotilla che hanno alzato la propria voce contro la violazione del diritto internazionale tramite i social network in tutto il mondo. Non smetteremo di agire finché il blocco non cesserà e il porto di Gaza sarà libero per le persone e le merci che vogliono viaggiare verso il mondo.

Alla violazione del diritto internazionale rispondiamo con una sola promessa: torneremo.

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