Haaretz

19.05.2015

 

Israele sta conducendo colloqui con Hamas riguardo ad una possibile struttura portuale galleggiante per Gaza.

di Jack Khoury

Traduzione di Cristiana Cavagna

 

Un giornale giordano riferisce che fonti diplomatiche affermano che i colloqui riguardano anche la possibilità di estendere il territorio di Gaza fin dentro il Sinai; né Israele né Hamas hanno confermato o smentito la notizia.

 

Israele sta conducendo colloqui con Hamas riguardo alla possibile costruzione di una struttura portuale galleggiante tra la parte turca di Cipro e la costa di Gaza, che consentirebbe il trasferimento di beni sul territorio costiero di Gaza: così riferisce il quotidiano giordano Ad-Dustour, citando fonti diplomatiche occidentali.

Secondo l’articolo, i colloqui, che sarebbero diretti, sono stati condotti in diverse capitali europee con l’avallo della Turchia, che ha anche cercato di promuovere il dialogo tra le due parti.

L’articolo riporta anche un’ipotesi di estendere il territorio di Gaza nella Penisola del Sinai. Non viene citata esplicitamente (per nome) nessuna fonte, e non vi è stata conferma né da parte di Israele né di Hamas.

Va sottolineato che, a partire dall’operazione "Margine Protettivo", alcuni giornali hanno sostenuto che Hamas ed Israele erano stati in contatto con la mediazione internazionale dell’ONU e del Qatar relativamente ad una tregua di lunga durata in cambio dell’eliminazione di alcune restrizioni nella Striscia di Gaza, che potrebbero includere anche la costruzione di un porto marittimo nel mare di Gaza. Ma nessuno di questi contatti è sfociato in qualcosa che possa definirsi un accordo.

Secondo fonti ufficiali internazionali, Israele non ha fretta di concludere accordi finché è libera da obblighi e permane una situazione tranquilla nel sud. Inoltre Israele attualmente ha il controllo quasi esclusivo di ciò che entra nella Striscia di Gaza, senza avere alcun impegno, e non vede ragione di sottoscrivere alcun tipo di accordo vincolante o delle intese in cambio della garanzia di pace da parte di Hamas.

Alcuni funzionari israeliani della Difesa avallano questa valutazione e spiegano che lo status quo, in cui il potere di Hamas è stabile, l’Autorità Nazionale Palestinese non è irrilevante nella Striscia di Gaza e non ci sono accordi o intese vincolanti – sia diretti che indiretti – è la situazione migliore per mantenere la pace ed evitare il caos nel territorio costiero.

In interviste con Haaretz, alcuni funzionari, sia palestinesi che israeliani, hanno espresso dubbi sulla veridicità di quanto riportato sul quotidiano giordano, soprattutto per quanto riguarda la creazione di un porto galleggiante o l’espansione del territorio di Gaza nel Sinai. “Israele non può condurre negoziati riguardo ad un territorio che non è sotto la sua sovranità, in particolare non a un territorio egiziano. Inoltre l’ipotesi della costruzione di un porto per la Striscia di Gaza non è stata discussa in nessuna sede, e non è argomento di trattative ”, ha detto un funzionario israeliano. 

D’altro lato, alcuni funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese e di Fatah ritengono che Hamas stia conducendo colloqui diretti con Israele per consolidare il proprio ruolo a Gaza, piuttosto che impegnarsi in una riconciliazione con l’Autorità Nazionale Palestinese o cooperare insieme alla ricostruzione della Striscia dopo la guerra della scorsa estate. Entrambe le parti si accusano a vicenda per la carenza di sforzi nella ricostruzione a Gaza, con Hamas che sostiene che il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas si sottrae alle proprie responsabilità, mentre i funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese replicano che Hamas continua ad avere il controllo dei varchi di confine e non lascia entrare il personale dell’Autorità Nazionale Palestinese a Gaza.

Intanto Israele continua a mandare a Gaza materiali da costruzione per accelerare gli sforzi di ricostruzione. Il Maggior Generale Yoav Mordechai, Coordinatore delle Attività di Governo nei Territori, è stato citato dal quotidiano Al Quds di martedì mattina per aver affermato che Israele ha permesso l’ingresso a Gaza di oltre un milione di tonnellate di materiali da costruzione, di cui 180.000 tonnellate destinate alla ricostruzione di case distrutte durante il conflitto.

Secondo Mordechai, Israele sta portando avanti progetti insieme alle Nazioni Unite e in coordinamento con l’Autorità Nazionale Palestinese, senza mantenere alcun dialogo con Hamas, facendo anche in modo di assicurarsi che i materiali non vengano utilizzati da Hamas. Nonostante queste affermazioni, i funzionari israeliani e palestinesi sanno che la situazione a Gaza è ben lontana dall’essere ottimistica, alla luce di un tasso di disoccupazione di oltre il 40% e della difficile situazione sociale ed economica. Riguardo agli sforzi di ricostruzione, sia gli abitanti che le organizzazioni per i diritti umani riferiscono che, nonostante l’ingresso di materiali, la ricostruzione delle case distrutte durante il conflitto non è ancora neppure cominciata e coloro che hanno ricevuto materiali da costruzione in realtà non possono ancora ricostruire le loro case.

Una delle questioni più urgenti a Gaza è la fornitura di elettricità, in quanto molti abitanti di Gaza ne hanno attualmente disponibilità solo per sei o otto ore al giorno. Un altro problema è l’acqua potabile, poiché la fornitura di acqua di buona qualità è scarsa.

 

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