Originale: Haaretz.com

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27febbraio 2015

 

Israele galoppa verso la prossima guerra a Gaza         

di Gideon Levy

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

La prossima guerra scoppierà  in estate. Israele le darà un altro nome infantile ed avrà luogo a  Gaza. C’è già un piano per evacuare le comunità lungo il confine della Striscia di Gaza.

Israele sa che questa guerra scoppierà, sa anche perché, e sta galoppando verso di essa con gli occhi bendati, come se fosse un rituale ciclico, una cerimonia periodica o un disastro naturale che non può essere evitato. Qui e là si percepisce dell’entusiasmo.

Non importa chi sia il primo ministro, chi sia il ministro della difesa, non c’è nessuna differenza tra i candidati per quanto riguarda Gaza. Isaac Herzog e Amos Yadlin non dicono nulla, naturalmente, e Tzipi Livni si vanta che grazie a lei a Gaza non è stato aperto nessun porto. Neanche il resto degli israeliani si interessa del destino di Gaza che presto sarà costretta a ricordare loro il suo disastro nell’unico modo che gli resta, i razzi.

Il disastro di Gaza è spaventoso. Non se ne fa menzione nei  discorsi di Israele e certamente non nella campagna elettorale più   banalizzata, più vuota  che ci sia mai stata qui. E’ difficile da credere, ma gli israeliani hanno inventato una realtà parallela, separata  da quella vera, una realtà spietata, insensibile, che nega, mentre tutte queste avversità,  la maggior parte fabbricate da loro, avvengono a breve distanza dalle loro case. I bambini muoiono assiderati sotto le macerie delle loro case, i giovani rischiano la vita in galera di Israele. Qualcuno ne ha sentito parlare? A qualcuno importa? Qualcuno capisce che questo sta portando alla prossima guerra?

Salma ha vissuto soltanto 40 giorni, come l’eternità di una farfalla. Era una neonata di Beit Hanoun nella parte nord-orientale della Striscia di Gaza, che è morta di ipotermia il mese scorso, dopo che il suo minuscolo corpo si era congelato al vento e alla pioggia che penetravano nella ‘capanna’ di compensato e plastica dove viveva con la sua famiglia da quando la loro casa era stata bombardata.

“Era freddissima, come un gelato,” ha detto sua madre parlando dell’ultima notte di vita della sua piccola. Il portavoce dell’UNWRA (Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione),  Chris Gunness ha scritto di Salma la settimana scorsa sul giornale britannico The Guardian. Mirwat, la madre di Salma, gli ha detto che quando è nata pesava 3,1 chili. La sorellina  Ma’ez, di tre anni, è in ospedale a causa di un congelamento.

Ibrahim Awarda, di 15 anni, che ha perduto suo padre nel bombardamento di Gaza del 2002, è stato più fortunato. Ha deciso di attraversare la recinzione tra Gaza e Israele.  “Sapevo che sarei stato arrestato,” ha detto la settimana scorsa  all’inviato del New York Times a Gaza. “Mi sono detto, forse troverò una vita migliore. Mi hanno dato del cibo buono e poi mi hanno  ributtato indietro.”

Ibrahim è stato tenuto per circa un mese in due prigioni di Israele prima di essere ributtato  nella distruzione, nello squallore, nella fame e  nella morte. Trecento abitanti di Gaza sono annegati in mare lo scorso settembre, nel tentativo disperato di lasciare la prigionia della Striscia. Altri ottantaquattro sono stati arrestati dalle Forze di difesa israeliane negli ultimi sei mesi, dopo aver tentato di entrare a Israele, la maggior parte di loro soltanto per fuggire dall’inferno in cui vivono. Altri nove sono stati arrestati questo mese.

Anche Atiya al-Navhin, di 15 anni in novembre ha tentato di entrare a Israele, proprio per sfuggire al suo destino. Dei soldati delle Forze di difesa israeliane gli hanno sparato, è stato curato in due ospedali israeliani ed è tornato a Gaza a gennaio. Ora è a casa sua, paralizzato e senza essere  in grado di parlare.

A Gaza vivono circa 150.000 senzatetto e circa 10.000 profughi nei rifugi dell’UNRWA. Il bilancio dell’organizzazione è stato speso dopo che il mondo ha totalmente ignorato il suo impegno di contribuire con 5,4 miliardi di dollari per ricostruire Gaza. Anche l’impegno a negoziare per levare il blocco a Gaza – l’unico modo per evitare la prossima guerra e un’altra ancora – è stato interrotto. Nessuno ne parla. Non è interessante. C’è stata una guerra, Israeliani e Palestinesi sono stati uccisi per nulla, è tempo di avviarsi verso la prossima  guerra.

Israele fingerà di nuovo di essere sorpreso e offeso: gli arabi crudeli che lo attaccano di nuovo con i missili, senza motivo.

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/israel-is-galopping-to-the-next-war

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