Il Manifesto

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8 aprile 2015

 

Israele respinge l’accordo di Losanna con l’Iran

di Michele Giorgio

 

«L’accordo legittima l’illegale programma atomico iraniano», ha sostenuto ieri il premier Netanyahu sorvolando sul fatto che Israele era e resta l’unica potenza nucleare in Medio Oriente. Il primo ministro ha anche esortato le parti coinvolte a condizionare l’accordo finale al riconoscimento di Israele da parte di Tehran

 

Gerusalemme, 4 aprile 2015, Nena News – Benyamin Netanyahu che già giovedì notte, durante la conversazione telefonica con Barack Obama, aveva descritto l’intesa sul nucleare raggiunta a Losanna dal gruppo del 5+1 con l’Iran, come «pericolosa per Israele», ieri è rimasto riunito per tre ore con il Consiglio di difesa, i principali ministri del suo governo, allo scopo di formulare una posizione ufficiale. Al termine dell’incontro è stato comunicato il secco rifiuto dell’accordo, con voto unanime. Il primo ministro ha prima usato toni più morbidi, negando che Israele abbia come unica alternativa un attacco militare contro le centrali atomiche iraniane.«Qualcuno ora dice che la sola alternativa a questo cattivo accordo è la guerra.  Non è vero – ha detto – c‘è un’altra alternativa: restare saldi, aumentare la pressione sull’Iran fino a quando sarà raggiunto un buono accordo». Poi è passato all’offensiva.

Ha sostenuto che il compromesso permette a Tehran di continuare la ricerca in campo nucleare e potenzialmente di arrivare alla bomba in tempi brevi. A suo avviso «l‘accordo lascerà l’Iran con in piedi una vasta infrastruttura nucleare. In pochi anni – ha spiegato – revocherà le sanzioni rendendo possibile all’Iran di avere un massiccia capacità di arricchimento (dell’uranio) che potrà essere usata per produrre bombe in una questione di mesi». «L’accordo legittima l’illegale programma nucleare iraniano», ha sostenuto Netanyahu sorvolando sul particolare, certo non irrilevante, che Israele era e resta l’unica potenza nucleare in Medio Oriente, in possesso segretamente di decine forse centinaia di ordigni atomici, e non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione. Mantiene quella che chiama «l’ambiguità nucleare», ossia non nega e non ammette di avere armi atomiche. Stati Uniti ed Europa sanno ma fingono di non sapere lasciando senza alcuna sorveglianza un arsenale in grado di trasformare l’intero Medio Oriente, e non solo, in un paesaggio lunare.

Quella di Netanyahu è una linea nota, espressa,esattamente un mese fa, anche davanti al Congresso degli Stati Uniti, in un estremo tentativo di bloccare l’Amministrazione Usa decisa ad arrivare all’intesa con gli iraniani. In Israele comunque non tutti condividono le posizioni di Netanyahu, a cominciare da un folto gruppo di ex comandanti militari e dei servizi segreti. Per Barak Ravid, analista diplomatico del quotidiano Haaretz, quello raggiunto a Losanna è un «buon accordo» e per Netanyahu sarà difficile dimostrare il contrario ai parlamentari americani. I Democratici stretti alleati di Israele, sostiene Ravid, faranno fatica a votare contro il presidente e ad unirsi ai Repubblicani in una battaglia per silurare la firma dell’accordo definitivo, entro il 30 giugno, che al momento appare perduta. Netanyahu tuttavia ritiene di avere una buona carta da giocare per ottenere l’appoggio del Congresso. Ieri ha esortato le parti coinvolte a condizionare l’accordo finale al riconoscimento di Israele da parte di Tehran. «Ogni accordo finale con l’Iran includa un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele ad esistere», ha detto. Al momento questa richiesta non sembra avere la forza per trasformarsi in una condizione vincolante. Ma se, in seguito ad una campagna mirata, sarà imposta a Barack Obama,allora finirà per sabotare l’accordo a pochi metri dal traguardo.  

È improbabile, anzi impensabile, che il presidente iraniano Rohani e il ministro degli esteri Zarif riescano a strappare il sì dell’ala dura della Repubblica islamica al riconoscimento di Israele in cambio dell’accordo con il 5+1 e la fine delle sanzioni. Per ora a Tehran i sostenitori della linea del presidente, appoggiata dall’ayatollah Khamenei, festeggiano. Dichiarazioni di apprezzamento sono giunte ieri anche nei sermoni degli imam alla preghiera del venerdì e il presidente Rohani, forte di questo sostegno, nel suo discorso alla nazione, ha parlato di «primo passo verso l’apertura di nuove relazioni» con l’esterno e di «costruttiva cooperazione e interazione con il resto del mondo». Anche con la nemica Arabia saudita? Improbabile. Re Salman dopo l’annuncio di Losanna ha adottato una posizione di basso profilo, per evitare di attaccare frontalmente gli alleati americani che lo hanno deluso. Il monarca saudita ha dovuto ingoiare un boccone molto amaro. E continuerà a lavorare assieme ai suoi alleati sunniti per arrivare a quella Forza militare araba unita, votata dal Vertice arabo di Sharm el Sheikh, non certo per combattere i ribelli Houthi in Yemen ma per contrastare la crescente influenza e potenza dell’Iran. Nena News