Haaretz

1 luglio, 2015

 

Il Dipartimento di Stato Americano: non proteggeremo le colonie israeliane dal boicottaggio

di Chemi Shalev

traduzione di Cristiana Cavagna

 

Gli sforzi del Congresso per estendere ai territori occupati la lotta contro il movimento BDS  comporta per la lobby filoisraeliana il rischio di fare il passo più lungo della gamba.

 

Il Dipartimento di Stato degli USA martedì ha posto un brusco freno agli sforzi di Israele per indurre l’amministrazione Obama a considerare il boicottaggio delle colonie uguale al boicottaggio di Israele. Così facendo, ha dato un’altra amara lezione al governo israeliano e alla lobby filoisraeliana sui rischi di fare troppo i furbi e fare il passo più lungo della gamba.

Una speciale dichiarazione emessa dall’ufficio stampa del Dipartimento di Stato nel pomeriggio di martedì ha chiarito che, mentre l’amministrazione “si oppone fortemente” ad ogni boicottaggio, disinvestimento o sanzione contro lo Stato di Israele, non estende la stessa protezione ai “territori controllati da Israele”. Invece di indebolire gli sforzi di boicottare gli insediamenti ebraici nei territori occupati, come avevano previsto i sostenitori di Israele, il Dipartimento di Stato in realtà garantiva una legittimazione senza precedenti a tali sforzi.

La dichiarazione è arrivata dopo la firma del Presidente Obama del Trade Promotion Authority bill (disegno di legge sulla promozione del commercio), che gli conferisce l’autorità di concludere l’Accordo di Partnership Trans-Pacifica. Ma, dato che il disegno di legge riguarda gli accordi di libero commercio in generale, è stata inserita una clausola al Senato da parte del senatore democratico Ben Cardin e del senatore repubblicano Rob Portman e di Peter Roskam, deputato alla Camera dei Rappresentanti, che dà indicazione ai diplomatici americani di includere l’opposizione ad ogni boicottaggio di Israele – o di persone dei “territori controllati da Israele” – nei loro negoziati sul libero commercio con l’Unione Europea.

La dichiarazione del Dipartimento di Stato chiarisce tuttavia che il disegno di legge non cambierà la politica statunitense nei confronti delle colonie. Così si esprime: “Il governo degli Stati Uniti non ha mai difeso o sostenuto gli insediamenti o le attività ad essi connesse e, di conseguenza, non conduce politiche o attività che li potrebbero legittimare”.

E prosegue: “Le amministrazioni di entrambe le parti [si riferisce all'amministrazione palestinese n.d.t.]hanno ampiamente riconosciuto che l’attività di colonizzazione e i tentativi di cambiare i fatti sul terreno pregiudicano l’obbiettivo di una soluzione di due stati”.

La provocatoria opposizione al disegno di legge del Congresso giunge in seguito alla recente sentenza della Corte Suprema relativa a Menachem Zivotofsky, che ha respinto i tentativi congressuali di forzare l’amministrazione a registrare “Israele” accanto alla sua città di nascita “Gerusalemme”. La dichiarazione del Dipartimento di Stato afferma infatti che una legge sul commercio non può forzare l’amministrazione a cambiare la sua consolidata politica nei confronti delle colonie israeliane nei territori occupati. E proprio come la sentenza Zivotofsky ha indebolito la presa di Israele su Gerusalemme, la decisione sul boicottaggio delegittima gli insediamenti più di quanto sia mai avvenuto prima.

Quindi lo sforzo di rafforzare gli insediamenti, sostenuto dall’AIPAC e altri importanti gruppi della destra e contestato da J-Street e da organizzazioni della sinistra, in realtà finisce per indebolirli. Il tentativo di cancellare le differenze tra il boicottaggio di Israele e quello dei territori in realtà le mette in rilievo. Il boicottaggio degli insediamenti, infatti, è stato ora ufficialmente bollato “kosher” dal Dipartimento di Stato.