Guarda la video intervista per intero: http://it.euronews.com/2015/11/11/re-abdullah-ii-di-giordania-la-guerra-interna-all-islam-e-una-terza-guerra/


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11/11/15

 

Euronews intervista in esclusiva il Re Abdullah II, in una puntata speciale di The Global Conversation da Amman.

 

Re Abdullah II, salito al trono nel febbraio 1999, afferma di essere discendente diretto del profeta Maometto. E’ comandante delle forze speciali giordane. Con centinaia di migliaia di rifugiati in arrivo dalla Siria e la minaccia del terrorismo alle porte, la Giordania vive tempi difficili.

Sulla minaccia jihadista:

“In questa guerra globale contro il terrorismo, l’Europa teme i cosidetti foreign fighters. Questo è un tema che abbiamo segnalato più volte negli ultimi due anni. A mio parere, questa è una guerra globale, una sorta di terza guerra mondiale. Trovare un coordinamento in merito alla Siria è la condizione per costruire un blocco capace di gestire questa crisi nella sua complessità. Dobbiamo quindi unire le forze e aiutarci gli uni con gli altri. Credo che tutti abbiamo sentito l’esigenza di una migliore sincronizzazione”.

Sul rapporto tra la Russia e l’Occidente:

“Il contributo di Mosca è essenziale per una soluzione politica in Siria. C‘è una profonda diffidenza tra Oriente e Occidente. Purtroppo, si avverte ancora una certa mentalità da guerra fredda. Ma questa diffidenza va superata, se vogliamo combattere la nuova sfida rappresentata da questa terza guerra mondiale”.

Sulla crisi dei rifugiati siriani:

“L’Europa ha cominciato a sperimentare una piccola parte delle difficoltà con cui abbiamo convissuto negli ultimi anni e si è visto quale è stata la reazione dell’Europa, quando una piccola percentuale di questi rifugiati ha toccato le sue coste. (…) Per gestire questa crisi, servono circa 3 miliardi di dollari l’anno. Sfortunatamente, l’anno scorso ne abbiamo ricevuto appena il 28%. Quest’anno, siamo al 35%. Ogni anno, la crisi ci costa circa un quarto del bilancio che viene speso non solo per l’assistenza ai rifugiati, ma anche per le infrastrutture necessarie. (…) Per un piccolo Paese come il nostro che cerca di collaborare con l’FMI, è uno sforzo disumano. La comunità internazionale ci ha deluso”.


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11/11/15

 

L’impegno umanitario per i rifugiati siriani in Giordania

 

Isabelle Kumar, euronews: “La Giordania offre asilo a centinaia di migliaia di rifugiati in fuga dalla guerra in Siria.  La nostra collega Sophie Claudet ha realizzato un reportage sulle dure condizioni dei profughi e su come la Giordania fa fronte alla sfida”.

La vita a Zaatari tra elettricità razionata e meno fondi

Dietro questo muro si estende il campo profughi di Zaatari, nel nord della Giordania, una decina di chilometri dalla frontiera siriana. È diventato una vera e propria città, dalla sua apertura nel luglio del 2012. Oggi ospita circa 79.000 rifugiati siriani. La maggior parte viene dal sud della Siria, in particolare dalla regione di Daraa, dove nel marzo 2011 prese il via la rivolta contro il regime di Bashar Al Assad. Il campo viene gestito dalle Nazioni Unite e dal governo giordano. Le migliaia di tende montate quando arrivarono i primi profughi sono state sostituite da prefabbricati.

“Investiamo nelle infrastrutture per il campo semplicemente perché è più dignitoso e meno costoso”, spiega Hovig Etyemezian, direttore del campo di Zaatari. “Se il campo dura un altro anno, per noi sarà più conveniente investire adesso in acqua, servizi igienici ed elettricità piuttosto che continuare a gestire la situazione con un approccio da emergenza”.

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