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27 gennaio 2015

Kobane liberata: curdi in festa

Oltre 1800 vittime in 4 mesi e molti 'foreign fighters' morti sul campo. Le forze di sicurezza sono intervenute a Suruç per bloccare le folle che volevano superare il confine per andare nella città simbolo della resistenza all'Is. Feste in tutte le città turche a maggioranza curda. Erdogan ripete: "Non accetteremo un Kurdistan siriano"

La conferma che Kobane è stata liberata arriva in mattinata dal Centcom. Le forze curde e i militanti siriani hanno respinto i miliziani dell'Isis e riconquistato il 90% della città diventata il simbolo della resistenza ai terroristi integralisti del califfo al-Baghdadi, responsabili di atrocità in Siria e Iraq. Il comando centrale in un primo momento era stato cauto nel confermare le notizie della riconquista, ma alla fine il Centcom si è congratulato con i combattenti curdi che "hanno combattuto con capacità di recupero e forza d'animo". "Mentre la lotta contro l'Is è tutt'altro che finita, il loro fallimento a Kobane ha negato loro uno degli obiettivi strategici".

Secondo fonti statunitensi, nella lunga battaglia durata quattro mesi tra curdi e Is vi sarebbero stati circa 1800 morti, 1200 dei quali miliziani dello Stato islamico. La stessa fonte ha affermato che tra i combattenti caduti sui due fronti a Kobane vi sarebbero molti foreign fighters, tra cui australiani, belgi, canadesi e ceceni.

In tutta la Turchia la popolazione curda è scesa nelle piazze a festeggiare  sventolando bandiere della nazione curda, ma anche del Pkk e immagini del suo leader, Abdullah Ocalan. In mattinata migliaia di persone si sono radunate a Suruc per celebrare l'evento, ma molti - e tra questi anche cittadini siriani rifugiati in Turchia - anche con l'intenzione di passare il confine e andare a Kobane. Al posto di confine le forze di sicurezza turche sono intervenute per disperdere la folla. Secondo un fotografo di Afp, la polizia ha utilizzato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro gruppi di persone che si sono avvicinati al confine, mentre diverse migliaia di manifestanti si sono radunate nei pressi del posto di frontiera Mursitpinar per celebrare la liberazione della città dopo oltre quattro mesi d'assedio.

Convocata dal partito democratico del popolo (Hdp), la folla ha cantato slogan a favore delle Ypg (le unità di difesa del popolo curdo), principale milizia curda-siriana che ha difeso la città. Nella mattinata, dieci deputati turchi sono riusciti a raggiungere la città devastata dove hanno incontrato le autorità locali, improvvisando una conferenza stampa trasmessa attraverso i social media.

Nonostante la pressione dei suoi alleati, il governo islamico-conservatore della Turchia ha sempre rifiutato di intervenire militarmente in favore delle forze curde che hanno difeso Kobane contro i jihadisti, bloccando anche l'uscita dal paese di combattenti volontari. Ankara non vuole un rafforzamento dei curdi siriani, sia perché li ritiene troppo vicini al Partito dei lavoratori del Kurdistan turco (Pkk), con il quale tratta da anni una tregua che metta fine alla guerra civile strisciante cominciata nel 1984; sia, soprattutto, perché teme un rafforzamento delle rivendicazioni di autonomia curde in Turchia. Oggi dall'aereo che lo riportava in patria dopo un viaggio in africa, il presidente Recep Taiyyp Erdogan è tornato a ribadire che la Turchia non vuole che in Siria venga proclamata una regione autonoma curda come quella in Iraq.

Rdiru Khalil, portavoce ufficiale delle unità di difesa del popolo curdo, parlando ai microfoni della tv al-Arabiya, ha detto che i "combattimenti con l'organizzazione estremista si concentrano ora nei villaggi introno alla città sui tre fronti: orientale, occidentale e meridionale". Riguardo agli uomini del califfato, Khalil ha affermato che "nelle file dei jihadisti registriamo un crollo", spiegando tuttavia che "i campi intorno alla città sono ancora nelle loro mani".

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