Counterpunch

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3-5 aprile 2015

 

Nulla va bene in Medio Oriente

di Andre Vltchek

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Non c’è nulla, assolutamente nulla di giusto in Medio Oriente di questi tempi. Sembra non essere rimasta alcuna speranza, alcun fervore. Tutto ciò che era puro è stato trascinato nel fango. Tutto ciò che era grande è stato rubato o distrutto da estranei. L’entusiasmo è stato ridicolizzato, poi affogato, o ridotto in cenere o distrutto da carri armati e missili.

Prospera la corruzione; una corruzione che ha inondato questa intera regione sin dagli inizi del colonialismo occidentale e poi è stata sostenuta fino all’attuale regime imperialista globale.

La terra del Medio Oriente è stanca; sta piangendo di sfinimento. E’ segnata dalle cicatrici delle guerre. E’ punteggiata di pozzi petroliferi e di blindati in decomposizione. Ci sono cadaveri dappertutto, seppelliti, trasformati in polvere, ma tuttora presenti nelle menti di tutti i vivi. Ci sono milioni di cadaveri, decine di milioni di vittime, che urlano nel loro modo privo di voce, non disposti a lasciare nessuno in pace, puntando dita, accusando!

Questa terra è dove è iniziato così tanto. L’Europa non era nulla quando Byblos ed Erbil erano giganti, quando una civiltà mitica si stava formando in Mesopotamia, quando con Aleppo, Cairo e Al-Quds potevano rivaleggiare solo le grandi città della Cina.

Ed è qui che la grandezza, il progresso, l’onestà e la gentilezza sono state infrante e annegate nel sangue dai crociati e poi dalla feccia colonialista.

Agli europei piace dire che questa parte del mondo è oggi “arretrata” perché non ha mai sperimentato il rinascimento, ma prima che fosse spezzata e umiliata si spinse molto più in là del rinascimento, seguendo i propri modi e la propria direzione. Un’Europa medievale primitiva e aggressiva prese la maggior parte del suo sapere da qui.

Tutto questo non significa nulla oggi. Non è rimasto quasi nulla del passato glorioso. Grandi città arabe, che un tempo esibirono i loro favolosi concetti socialisti, tra cui ospedali e università pubblici e gratuiti, persino molti secoli prima che nascesse Karl Marx, soffocano ora nell’inquinamento, con quasi nulla di pubblico rimasto. Tutto è privatizzato e fermamente al potere ci sono monarchi, generali e mafie corrotti, dall’Egitto al Golfo.

Il popolo voleva l’esatto contrario. Dopo la seconda guerra mondiale, dal Nord Africa all’Iran, la gente stava scegliendo vari concetti socialisti. Ma non le è mai stato permesso di fare a modo suo! Tutto ciò che era laico e progressista fu distrutto, schiacciato da padroni occidentali del mondo. E poi arrivò la seconda ondata di stati semi-socialisti: Libia, Iraq e Siria, e furono bombardati e distrutti anch’essi, poiché a nulla di socialista, a nulla che serva il popolo è permesso di sopravvivere nel ‘Terzo Mondo’ da Washington, Londra e Parigi.

Ci sono stati milioni di morti. L’imperialismo occidentale ha orchestrato colpi di stato, ha incitato fratelli contro fratelli, ha bombardato civili e invaso direttamente, quando fallivano tutti gli altri mezzi per conseguire i suoi obiettivi egemonici.

Ha creato, ha ‘istruito’ un considerevole strato di servi cinici dell’Impero, lo strato delle nuove élite che rispondono ai governi di Washington, Londra e Parigi, e trattano la propria gente con disprezzo e brutalità. Questo strato sta ora governando quasi l’intera regione; è interamente appoggiato dall’occidente e perciò è estremamente difficile rimuoverlo.

Recentemente all’”Università Americana” di Beirut, uno degli accademici locali mi ha detto: “Questa regione è condannata a causa della corruzione”. “Ma da dove è venuta la corruzione?” mi sono chiesto ad alta voce. Uno dopo l’altro i leader laici e socialisti del mondo arabo sono stati rimossi, destituiti. L’Impero mette sul trono il livello più basso dei criminali, i monarchi e dittatori più retrogradi.

La verità, come in Africa, è che la gente del Medio Oriente ha perso ogni speranza che le possa mai essere permesso di eleggere governi che la difendano e che rappresentino i suoi interessi. E’ affondata in una nuda e cruda “modalità di sopravvivenza”, a un estremo individualismo, a nepotismo e cinismo. Ha dovuto farlo al fine di sopravvivere, al fine di mantenere a galla le proprie famiglie e i propri clan nel mondo che è stato imposto loro da altri.

La conseguenza è atroce: una delle civiltà più avanzate della terra è stata convertita in una delle più retrograde.

***

E in conseguenza c’è amarezza, umiliazione e vergogna nell’intero Medio Oriente. C’è un umore malato, innaturale.

I delinquenti di Beirut, Amman, Erbil, Riyadh e Cairo guidano i loro lucenti SUC e le loro berline europee all’ultima moda. Sempre più nuovi centri commerciali di lusso offrono marchi di alto design per chi ricava enormi profitti dalla crisi dei profughi innescata dall’Impero, o dal greggio estratto da immigrati maltrattati. Cameriere umiliate sud-orientali, spesso torturate, violentate e malmenate siedono sui pavimenti di marmo dei centri commerciali, in attesa dei loro padroni che si danno a orge scatenate di pranzi e di acquisti, spendendo denaro per il quale non hanno mai dovuto lavorare.

I collaboratori sono ricompensati estremamente bene per servire direttamente l’Impero, per far andare avanti gli affari e far pompare i pozzi di petrolio, per far da personale alle agenzie dell’ONU e, attraverso esse, dare legittimità a questo grottesco stato di cose, per praticare il lavaggio del cervello ai giovani locali in scuole e università patrocinate dall’occidente.

Tutto questo è estremamente duro da osservare e da digerire, a meno che uno non sia su una certa “lunghezza d’onda”, immunizzato e indifferente, lobotomizzato, rassegnato a questa condizione del mondo.

Il Medio Oriente, naturalmente, non è un’eccezione: fa solo parte di quella che spesso descrivo come la “cintura” di stati vassalli dell’occidente, una cintura che si estende dall’Indonesia attraverso la quasi totalità dell’Asia sud-orientale e poi, attraverso il Sub-continente e il Medio Oriente, giù fino al Kenya, Rwanda e Uganda.

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Oggi l’Arabia Saudita sta bombardando lo Yemen. Lo fa al fine di dare pieno appoggio al regime filo-occidentale in corso e per danneggiare i mussulmani sciiti. Recenti azioni saudite, così come tante azioni precedenti di quel brutale stato vassallo di Washington, apriranno le porte al terrorismo e uccideranno migliaia di innocenti. Sconvolgentemente ciò fa probabilmente parte del piano.

Sono ora costantemente invitato a talk show e interviste radio e televisive per parlare dell’argomento. Ma cos’altro può essere detto e aggiunto?

Gli orrori delle aggressioni (dirette e indirette) occidentali, israeliane, saudite e turche si vanno ripetendo, anno dopo anno, in varie parti del Medio Oriente. Persone sono uccise, molte persone, persino bambini. Ci sono alcune proteste, alcune accuse, un po’ di “rumore”, ma alla fine gli aggressori la fanno franca su tutto. In parte è perché i media di massa dell’occidente distorcono tutti i fatti, in continuazione, e lo fanno con estremo successo. E la maggior parte dei canali mediatici arabi attinge la propaganda occidentale direttamente dalla fonte, trasferendola al proprio popolo, senza vergogna.

E’ anche perché non esiste alcun sistema legale internazionale efficace in grado di punire gli aggressori.

L’ONU non lo si vede da nessuna parte, quando sono commessi gli atti di vero terrore. Di tanto in tanto è “preoccupato”, persino “condanna” gli aggressori. Ma non ci sono mai sanzioni o embarghi imposti contro Israele o contro gli Stati Uniti, nemmeno contro l’Arabia Saudita. E’ convenuto che l’occidente e i suoi alleati sono “al di sopra della legge”.

Questo trasmette messaggi potenti ai governanti del Medio Oriente. L’esercito egiziano, che a ucciso migliaia di poveri dopo essersi impossessato del potere con il colpo di stato del 2014 (che comunemente non è definito un colpo di stato, là) è di nuovo “idoneo per aiuti militari statunitensi”.

Élite egiziane prostituite hanno ballato per le strade del Cairo quando ha avuto luogo il colpo di stato, come fecero le élite del Cile, nel 1973. Le ho viste quando stavo girando un documentario per la sudamericana Telesur, un documentario su come l’occidente ha fatto deragliare la Primavera Araba. Posavano per le mie macchine fotografiche, sorridendomi e abbracciandomi, pensando che io fossi uno dei loro gestori dagli Stati Uniti o dall’Europa.

Recentemente ho trovato una dipendente egiziana dell’ONU che mi ha fissato minacciosamente: “Un colpo di stato?” ha sussurrato. “Lo chiami un colpo di stato? Gli egiziani non lo chiamano un colpo di stato”.

Come osavo discutere con una così rispettabile rappresentante della nazione egiziana? Ho notato che le élite egiziane filo-occidentali amano atteggiarsi a “popolo egiziano”, a quella specie così allontanata dalle ville e dalla limousine con autista.

***

Ci sono decine di milioni di persone sfollate in questa parte del mondo. Vengono dall’Iraq e dalla Siria, e dalla Palestina. Ci sono profughi nuovi e profughi da decenni. Ora, quasi certamente, ci saranno milioni di profughi yemeniti.

Nel solo Libano due milioni di profughi vivono dappertutto, alcuni affittando capanne e case, altri, se possono permetterselo, affittando appartamenti a Beirut. Ma l’ONU e le autorità locali nemmeno registrano centinaia di migliaia di loro, quella nella  Valle della Bekaa e altrove. Profughi mi hanno raccontato che molti di loro sono respinti. Se non sono registrati non hanno razioni alimentari, niente istruzione per i figli e nessuna assistenza sanitaria.

Ho visto profughi da numerose città irachene a Erbil, nel Kurdistan amministrato dagli iracheni. Stavano fuggendo dall’ISIS, creato dall’occidente.

Uno scienziato nucleare, Ishmael Khalil, originariamente dell’Università di Tikrit, mi ha raccontato: “Tutto ciò che avevo è stato distrutto. Gli statunitensi sono il principale motivo di questa follia, della distruzione totale dell’Iraq. Non ascoltare solo me; chiedilo a qualsiasi ragazzo e sentirai la stessa cosa. Appartenevamo a una nazione grande e fiera. Ora tutto è frammentato e in rovina. Non abbiamo nulla; tutti noi siamo diventati mendicanti e profughi nel nostro stesso paese. Sono fuggito cinque mesi fa, dopo che l’ISIS aveva devastato la mia università. E sappiamo tutti chi c’è dietro di loro: gli alleati dell’occidente; l’Arabia Saudita, il Qatar e altri …”

Poi sono stato accanto a quello che era rimasto di un ponte che collegava le due sponde del fiume Khazer, a soli pochi chilometri dalla città di Mosul. L’ISIS aveva fatto saltare il ponte. Alcuni villaggi attorno a esso erano stati rasi al suolo dai bombardamenti statunitensi. Un colonnello curdo che mi stava mostrando l’area era orgoglioso di citare di essere stato addestrato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Mi è parsa una follia totale: tutte le forze unite per distruggere l’Iraq avevano le stesse fonti: USA, NATO e occidente!

A pochi chilometri dalla linea del fronte c’erano i campi petroliferi, ma i locali dicevano che le compagnie petrolifere stavano semplicemente rubando la loro terra; niente tornava alle comunità locali. Mentre bruciavano le fiamme delle raffinerie petrolifere i locali scavavano radici ed erbe per sopravvivere.

E c’era anche un campo di profughi siriani nelle vicinanze. Ma i profughi erano scremati. Solo a quelli che esprimevano il loro odio per il presidente al-Assad era permesso di restare.

***

Beirut è emblematica di ciò che sta accadendo nell’intero Medio Oriente.

Un tempo magnifica, la città oggi si classifica agli ultimi posti negli indici del tenore di vita. Fondamentalmente priva di trasporti pubblici, sta soffocando, inquinata e ingorgata. Sono comuni le interruzioni dell’energia elettrica. Quartieri miserabili la circondano. L’istruzione e l’assistenza sanitaria sono prevalentemente private e inaccessibili alla grande maggioranza. Denaro sporco incentiva la costruzione di condomini costosi, centri commerciali chic e ristoranti dai prezzi esagerati.

Dappertutto ci sono auto di lusso. Condomini, yacht, veicoli e abiti firmati costosi sono la sola misura di valore.

E’ tutto interamente grottesco, considerando che ci sono due milioni di profughi siriani che lottano in tutto questo minuscolo paese. Ci sono vecchi profughi palestinesi in campi deprimenti. Ci sono beduini discriminati e odiati; ci sono domestiche asiatiche e africane violentate.

“Il lavoro è punizione”, dice un credo locale. Nessuno si dà pena di lavorare troppo.

C’è una gran quantità di denaro, ma la maggior parte di esso non proviene dal lavoro. Cifre enormi vengono dalle droghe, dalla “sistemazione dei profughi”, da affari in Africa e altrove, da rimesse di quelli che lavorano nel Golfo.

Israele è lì di fianco. Minaccia e periodicamente attacca.

Hexbollah è il solo grande movimento del paese che sta lottando per il benessere sociale del popolo. Sta anche combattendo Israele ogni volta che invade. E oggi è bloccato in una battaglia epica contro l’ISIS. Ma è sulla lista occidentale dei terroristi perché è sciita e perché è troppo ‘socialista’ e troppo critico dell’occidente.

A Beirut tutto è ammesso. I ricchi bruciano il loro denaro come fosse carta. Cavalcano auto e moto di lusso senza marmitta, investono la gente su passaggi pedonali e non danno mai la precedenza. Sono prevalentemente educati in occidente e sono trilingue (arabo, francese e inglese). Fanno la spola avanti e indietro con l’Europa come fosse il paesino limitrofo.

La necessità di mettersi in mostra è tutto ciò che conta a Beirut.

I poveri – la maggioranza della popolazione libanese – non esistono. Non se ne sente mai parlare. Sono irrilevanti.

***

Quelli che comandano in Medio Oriente sono corrotti, cinici e privi di patriottismo.

E hanno paura, perché sanno di aver tradito il proprio popolo.

Quanta più paura hanno, tanto più brutali sono le loro tattiche. Li vedo in azione, in Bahrain, Egitto, Iraq e altrove.

La maggior parte dei movimenti e dei partiti di sinistra in Medio Oriente è stata distrutta, comprata o fatta deragliare. La politica verte su clan e sette religiose e denaro. A malapena rimane qualche ideologia. Non si sa nulla di Venezuela, Ecuador, Cina e Russia. I poveri amano la Russia perché “è contro l’occidente”, ma c’è ben poca comprensione del mondo fuori dal Medio Oriente e dei vecchi padroni coloniali, gli europei.

Non c’è nulla di giusto in Medio Oriente, di questi tempi.

Arrivano nuovi rapporti che denunciano Israele di interrogare, torturare bambini palestinesi.

Lo Yemen, l’antica terra di cui mi sono innamorato a prima vista molti anni fa, sanguina e brucia.

Due culle della civiltà – Iraq e Siria – sono totalmente fatte a pezzi, devastate.

Sta andando a pezzi la Libia, molto probabilmente senza rimedio, assolutamente finita come paese.

L’Egitto è di nuovo stretto in un’orrenda morsa militare.

Gli sciiti in Bahrain e in Arabia Saudita subiscono grandi discriminazioni e violenze.

Le persone stanno morendo; persone profughe e discriminate. Non c’è giustizia, nessuna giustizia sociale per la maggioranza; lo stesso scenario dell’Indocina, del Sub-continente, dell’Africa Orientale, simile a ogni luogo in cui l’imperialismo e il neoliberismo occidentali sono riusciti ad averla vinta.

L’occidente ha lavorato duro per trasformare il Medio Oriente in quello che è oggi. Ci sono voluti secoli per trasfigurare questa grande e culturalmente profonda parte del mondo nello spettacolo dell’orrore. Ma è cosa fatta!

Il resto del mondo dovrebbe osservare e imparare. Non dovrebbe essere permesso che accada altrove. Il “Corridoio Africa Sud-orientale – Africa Orientale” è ciò cui l’occidente vuol convertire l’intero pianeta. Ma non ci riuscirà perché ci sono America Latina, Cina, Russia, Iran, Sudafrica, Eritrea e altre nazioni fiere e determinate che gli si oppongono.

E anche il Medio Oriente, un giorno, si alzerà in piedi! Il popolo pretenderà ciò che gli appartiene. Pretenderà giustizia. Recentemente ci ha provato ma è stato schiacciato. Non ho dubbi che non si arrenderà mai; ci riproverà, in continuazione, fino a quando non vincerà.

 

Andre Vltchek è un filosofo, romanziere, regista e giornalista d’inchiesta. Si è occupato di guerre e conflitti in dozzine di paesi. I suoi libri più recenti sono ‘Exposing Lies of the Empire[Le menzogne dell’impero] e ‘Fighting Against Western Imperialism’[Lotta contro l’imperialismo occidentale]; la sua discussione con Noam Chomsky ‘On Western Terrorism[A proposito del terrorismo occidentale]. Il suo romanzo politico, acclamato dalla critica, ‘Point of No Return’[Punto di non ritorno] è ora riedito e disponibile. Oceania è il suo libro sull’imperialismo occidentale nel sud del Pacifico. Il suo libro provocatorio sull’Indonesia post-Suharto e sul modello fondamentalista del mercato è intitolato “Indonesia  – The Archipelago of Fear” [Indonesia – l’arcipelago della paura]. Andre sta producendo documentari per teleSUR e Press TV. Dopo aver vissuto per molti anni in America Latina e in Oceania, Vltchek attualmente risiede e lavora in Asia Orientale e in Africa.

 

Lo spirito della resistenza è vivo

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Originale: http://www.counterpunch.org/2015/04/03/nothing-is-right-in-the-middle-east/

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