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28 settembre 2015

 

E l'Onu pensa alla "contronarrativa" sui Social contro l'Is

di Francesco Bei

 

New York. I raid aerei, i droni. Se questa è la facciata visibile della lotta all'Is, ce n'è un'altra altrettanto importante di cui si discute a New York, a margine dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, tra i membri della coalizione antiterrorismo: la lotta alla propaganda dei tagliagole. Una cyberguerra che si combatte sui social network, Twitter su tutti, e su cui gli alleati devono recuperare rapidamente terreno dopo i "successi" dimostrati dall'Is con i suoi video dell'orrore. La chiamano "contronarrativa" e già nello scorso febbraio è stato istituito un gruppo di lavoro per capire come contrastare la grande capacità dimostrata dal Califfato sul piano della propaganda.

 

I più attivi della coalizione, a sorpresa, sono gli egiziani e gli emirati. Anzi, proprio negli Emirati Arabi Uniti  -  grazie alla collaborazione con gli Usa  -  è stato lanciato il Sawab center, un nucleo operativo dedicato al monitoraggio dei messaggi lanciati dal Daesh sulla Rete e alla diffusione di contro-tweet per contrastarli. Una campagna a cui partecipa anche l'Italia, attraverso la Farnesina e il ministero degli Interni. Proprio a Settembre gli esperti del Sawab center faranno partire su Twitter due grandi offensive intitolata "Le Bugie del Daesh" e "I disertori del Daesh" .

 

E l'Italia? Sarà coinvolta anche l'Arma dei Carabinieri, per l'esperienza maturata nella "contronarrativa" ai tempi della lotta alle Brigate Rosse. Un altro filone di intervento è quello legato alla propagazione di una narrativa "anti-Daesh" da parte dei principali centri di teologia islamica presenti nella regione, tra cui la prestigiosa università cairota di al-Azhar. Sul piano interno, spiegano gli uomini della Farnesina, il governo ha avviato un'opera di dialogo e sensibilizzazione nei confronti delle organizzazioni islamiche italiane, anche per monitorare la situazione interna alle varie comunità. Forse non a caso tra i foreign fighters che combattono sotto le bandiere nere del califfo, gli italiani non arrivano a cento unità.    

 

L'altro fronte di lotta riguarda il patrimonio artistico finito nelle mani dei terroristi. I quali, al contrario di ciò che potrebbe apparire dai loro video, se ne servono per finanziarsi vendendo le opere d'arte sul mercato. L'Italia, insieme alla Giordania, è in prima linea con l'idea di una task force di "Monument Men" (archeologi, esperti, militari) per proteggere l'arte e bloccare i traffici dei terroristi.  La proposta, ha detto il ministro Gentiloni all'Onu, sarà ufficializzata dall'Italia al prossimo consiglio esecutivo dell'Unesco previsto in ottobre. Sono quelli che in serata all'Onu Renzi ha definito "i caschi blu della cultura".

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