In seguito agli eventi che ieri hanno scosso la capitale tunisina, dove un gruppo di uomini armati ha preso d’assalto il museo de Bardo, tenendo in ostaggio diversi turisti stranieri, di cui almeno 20 hanno poi perso la vita, sui social network è stata lanciata una campagna di solidarietà che risponde all’hashtag #JeSuisBardo.


18 marzo 2015, Nena News

Aggiornamento ORE 16.40

 

La ricostruzione dell’assalto al museo Bardo e al Parlamento a Tunisi

Secondo le prime ricostruzioni dell’attentato che ha fatto 21 morti, tra cui 19 turisti, e 38 feriti nel centro della capitale tunisina, due uomini con indosso uniformi militari hanno tentato di entrare nella sede del Parlamento. Il servizio di sicurezza ha però fermato i due e ne è scaturita una sparatoria.

Gli assalitori si sono barricati nel vicino museo Bardo, dove c’erano circa duecento visitatori, e hanno preso in ostaggio diversi turisti. Il Parlamento è stato evacuato e il museo circondato.

Il blitz delle forze speciali si è concluso con l’uccisione dei due assalitori, ma nelle stanze del museo sono stati rinvenuti i corpi di diversi turisti e si teme che ci siano anche minorenni tra le vittime. Il bilancio reso ufficiale dal primo ministro tunisino parla di 21 morti, tra cui anche due italiani, ma la Farnesina non ha confermato. Oltre ai 19 turisti, sono morti anche un agente e una dipendente del museo. Sempre secondo il premier, il gruppo di assalitori era composto di cinque persone. Nena News

 


Uomini armati assaltano il parlamento e il museo del Bardo a Tunisi, sale il numero delle vittime civili. L’operazione antiterrorismo al museo del Bardo si conclude con l’uccisione dei due presunti terroristi.


 

http://www.internazionale.it

19 Marzo 2015 h:08.39

 

Tunisi, le ragioni di un massacro

di Bernard Guetta

Traduzione di Andrea Sparacino

 

L’obiettivo dell’attentato di ieri non è ancora chiaro: era il parlamento tunisino, dove i deputati stavano discutendo una legge antiterrorismo? Oppure era proprio il museo del Bardo, dove i terroristi hanno colpito e che è situato a fianco del parlamento?

Le indagini daranno un risposta a questi interrogativi, ma ciò che è certo è che questo massacro – 22 morti e 42 feriti, di cui alcuni molto gravi – non è nato da un folle desiderio sanguinario ma da un progetto ben preciso con scopi estremamente chiari.

Se la Tunisia è stata colpita è perché gli esremisti islamici odiano profondamente tutto ciò che rappresenta: non solo è un paese dove le donne sono libere, dove la società rifiuta ogni forma di estremismo e dove la mobilitazione civica ha impedito qualsiasi deriva oscurantista dopo il crollo della dittatura, ma è un paese dove il grande partito islamico, Ennahda, ha voltato le spalle alla violenza, rispetta la democrazia e segue la via del compromesso politico.

Dopo la caduta dell’ex presidente Ben Ali, nel gennaio del 2011, Ennahda aveva vinto le prime elezioni libere. Tuttavia la vittoria del partito islamico non nasceva della volontà dei tunisini di imporre il velo alle donne e inserire la sharia nella costituzione, ma dal fatto che il fronte laico era diviso, mentre gli islamici erano stati i più colpiti dalla dittatura e il loro programma – economicamente liberista, socialmente conservatore e puritano – aveva rassicurato la piccola borghesia dei commercianti e dei dipendenti pubblici.

Ennahda ha perso rapidamente il sostegno della popolazione perché si è rivelata incapace di risanare l’encomia e ha preferito integrare i gruppi jihadisti piuttosto che reprimerli prima che avessero un peso eccessivo. La tensione è pericolosamente aumentata, ma anziché imporsi con la forza Ennahda ha scelto di negoziare con gli altri partiti, di farsi da parte prima delle elezioni anticipate e governare insieme ai laici, ormai in maggioranza.

La Tunisia è un successo democratico, un esempio che i jihadisti disprezzano per paura che possa ispirare il Medio Oriente e il Maghreb così come la rivoluzione tunisina ha ispirato la primavera araba. I terroristi vogliono veder fallire la Tunisia anche perché il governo di Tunisi li combatte alla frontiera libica, e l’obiettivo del massacro di mercoledì è quello di far fuggire investitori e turisti dal paese, colpendo la sua economia già fragile per trascinare la società nel caos.

Per quanto riguarda l’economia, purtroppo, i jihadisti raggiungeranno il loro obiettivo, perché investitori e turisti abbandoneranno il paese. Ma la Tunisia non sprofonderà nel caos, perché le sue forze politiche e la sua società, compresi gli islamici moderati, combatteranno come e più di prima per difendere la democrazia.

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