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Lunedì 27 Luglio 2015

 

Turchia, PKK e il livello dello scontro

 

Partiamo da un dato di realtà: mentre scriviamo, a rivalsa dell'ondata di proteste susseguitesi ai bombardamenti turchi contro le postazioni del PKK in Iraq e Siria, la polizia di Erdogan ha compiuto oltre 800 detenzioni provvisorie affiancate alla decisione dell'autority delle Telecomunicazioni di impedire l'accesso a 96 siti web e 23 account Twitter a partire da 48 ore fa, compresi alcune agenzie curde e della sinistra parlamentare. Le detenzioni confermate per quanto riguarda appartenenti o presunti tali alle bande dell'ISIS nel suolo turco sono state appena sedici.

Mentre scriviamo, la guerriglia dei valorosi e delle valorose contro le bande dell' ISIS continua senza tregua, portando alla conquista di postazioni nel villaggio di Sarrin, circa centotrenta chilometri a nordest di Aleppo, nel Nord della Siria. Ieri notte l'esercito turco ha attaccato le postazioni dell' YPG in prossimità della frontiera nel cantone di Kobane, e contemporaneamente dato fuoco a boschi nelle prossimità dei villaggi nel Bakur, e ucciso ragazzi giovanissimi durante le incursioni (l'ultimo, Beytullah Ayd?n, deceduto stamane ad Amed, di 11 anni). Nel mentre migliaia di persone si stanno incamminando lungo i monti del Qandil per dare sostegno alla guerriglia.

Mentre scriviamo, il CHP (Partito Popolare Repubblicano Turco) ha ufficializzato le accuse al Sistema di Intelligence Nazionale, posto direttamente agli ordini del Primo Ministro, di essere stato al corrente della prossimità dell'attacco dell'ISIS a Suruç, generalizzando la portata di un conflitto che sta vedendo diverse organizzazioni della sinistra parlamentare ed extra-parlamentare impegnate nei quartieri proletari di Istanbul come nel Sud del Paese. Tra questi, ricordiamo le operazioni repressive a Gazi, culminate ieri con gli scontri per impedire la celebrazione del funerale del membro del DHKP/C ucciso per mano poliziesca lo scorso venerdì; durante gli scontri di ieri, è morto un ufficiale di polizia.

Leggendo tra le righe e con cautela queste notizie, balza all'occhio che l'attacco al PKK è in buona parte comprensibile all'interno di un processo di delegittimazione dell'HDP, il cui exploit nell'ultima tornata elettorale ha fatto saltare, almeno temporaneamente, l'aspirazione totalizzante dell'AKP. Ora, facendo leva su più livelli, da quello militare a quello mediatico, con la complicità del micidiale silenzio internazionale e la copertura più che distorta dei fatti di Suruç, il governo transitorio ha impresso una accelerazione brutale per rafforzarsi prima delle nuove elezioni e, al contempo, portare a casa delle operazioni volte ad assicurasi maggiore possibilità di manovra militare all'interno dell' area medio-orientale.

La spinta dell' AKP procede di pari passo anche ai piani superiori della diplomazia internazionale, mettendo sotto torchio la NATO per il lasciapassare della discrezionalità di bombardare potenziali nemici in quanto nemici di tutta la coalizione atlantica; discrezionalità che lascia ben intendere il voler tendere la corda sulla legittimità di reprimere la guerriglia curda quanto di volta in volta tenere sotto controllo l'espansione territoriale dell' ISIS funzionalmente ai processi egemonici nell'area.

Un gioco delle tre carte che è stato debolmente cassato dalla Mogherini, che insiste sull'urgenza di un processo di pacificazione con il PKK evidentemente già saltato e che solo con un ristabilirsi dei rapporti di forza tramite una conflittualità ancora più alta potrebbe essere riaperto.

Il nodo della necessità del conflitto nel territorio turco come in Rojava, e sulla difficoltà di estenderlo a livello transnazionale come input organizzativo che ecceda le frontiere e contro-informi chi non intende esularsi dai processi di liberazione e autodeterminazione presenti e futuri, interroga a suo modo l'eterogeneità delle militanze nella loro prospettiva di essere parte integrante di questi processi anziché testimoniali, con tutta l'umiltà del caso e una paziente generosità quotidiana da sovrapporre ai sit-in e agli attestati circostanziali.

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